martedì 26 novembre 2013

Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti - Cosenza 27 nov. / 1° dic 2013

A Cosenza il programma sarà il seguente: 


RIUSA RIDUCI RICICLA
27 novembre 2013
10.30 Presentazione della “Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti” Scuola Primaria, Piazza Spirito Santo
“Riduciamo i rifiuti” Mostra dei disegni dei bambini delle scuole primarie
10.00/13.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio (Consegna il tuo materiale da riciclo, libri, bottoni cerniere ecc...ecc e ritira il tuo gadget)
10.00/13.00 MIAI (Museo Interattivo di Archeologia Informatica) in pillole:c’era una volta il computer....
(Esempi di hardware di interesse storico salvato dalla spazzatura).
16.30 Inaugurazione e apertura Green Point: Ecologia Oggi, Informa alla presenza del Sindaco - Piazza XI Settembre
16.00/19.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio


28 novembre 2013
11.00 /13.00 Green Point: Ecologia Oggi, Informa - Piazza XI Settembre 10.00/12.00 L’arte del riciclo: creazioni estemporanee dello scultore del vetro, Pierluigi Morimanno Tecniche di riutilizzo del vetro di scarto - Corso Mazzini
10.00/12.00 “L’allegra isola ecologica” Scuola Primaria, Via Negroni a cura dei clown dell’Associazione Gianmarco De Maria AGDM ed Ecologia Oggi
10.00/13.00 MIAI (Museo Interattivo di Archeologia Informatica) in pillole: c’era una volta il computer....
16.00/19.00 Green Point: Ecologia Oggi, Informa - Piazza XI Settembre
16.00/19.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio
16.00 /18.00 “ L’allegra isola ecologica” Piazza Loreto
17.30 in poi Laboratorio per bambini: Riciclo Creativo, Temporary Store Ricicrea di corso Telesio


29 novembre 2013
11.00 /13.00 Green Point: Ecologia Oggi, Informa - Piazza XI Settembre
10.00/12.00 “L’allegra isola ecologica” Scuola Primaria, Via San Vito
10.00/13.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio
10.00/13.00 MIAI (Museo Interattivo di Archeologia Informatica) in pillole: c'era una volta il computer....
16.00/19.00 Green Point: Ecologia Oggi, Informa - Piazza XI Settembre
16.00/19.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio
16.00 /18.00 “L'allegra isola ecologica“ Piazza Kennedy
16.00 L'arte del riciclo: creazioni estemporanee di Luana Galluccio Temporary Store Ricicrea di corso Telesio
16.00/19.00 “Impariamo a coltivare l'orto sul balcone” a cura della cooperativa Arca di Noè

30 novembre 2013
11.00/13.00 Green Point: Ecologia Oggi, Informa - Piazza XI Settembre
10.00/12.00 “ L'allegra isola ecologica“ Scuola Primaria, Cuturella
10.00/13.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio
10.00/13.00 MIAI (Museo Interattivo di Archeologia Informatica) in pillole:c'era una volta il computer....
16.00/19.00 Green Point: Ecologia Oggi, Informa - Piazza XI Settembre
16.00/19.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio
16.00/19.00 “Impariamo a coltivare l'orto sul balcone” a cura della cooperativa Arca di Noè

1° dicembre 2013
10.00 /13.00 Clean up Day: puliAMO Cosenza. Punto d'incontro,Piazza dei Bruzi
9.00 /13.00 Mostra mercato vintage usato e riciclo
a cura dell' Associazione Artes Mundi e Odv Be Equal - Mercato dell'Arenella
17.00/20.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio

Info utili:

ECOLOGIA OGGI - Clean up Day puliAMO Cosenza:
Numero verde 800400506, oppure 0984 24685

RICICREA - Cassonetto magico - Arte del riciclo
Temporary Store, corso Telesio, 110
340 7470583 – ricicreainfo@gmail.com

MIAI
(Museo Interattivo di Archeologia Informatica) in pillole
(Esempi di hardware di interesse storico salvato dalla spazzatura).
Per visite guidate: museo@verdebinario.org - 347 2107281

lunedì 25 novembre 2013

25 novembre 2013: giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne


1522
Il numero di pubblica utilità  “Antiviolenza Donna” dedicato al supporto, alla protezione e all'assistenza delle donne vittime di maltrattamenti e  violenze.


Nella giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne abbiamo scelto di essere presenti senza voler essere retorici. Ci limitiamo a chiedere alle donne di utilizzare questo numero per iniziare il lungo e faticoso percorso di uscita dalla violenza. Partire da qui per ritornare ad essere libere. 

sabato 23 novembre 2013

L'economista Zamagni: «E' tempo di economia civile»

Leggendo di economia civile, ci è parso davvero interessante questo articolo che postiamo per una comprensione più approfondita dei temi di cui ci occupiamo e che rappresentano il focus del nostro lavoro. L'intervista è apparsa su Avvenire del 2013 e mette in luce temi e spunti per una riflessione comune e condivisa sul nostro tempo. 



L'economista Zamagni: «E' tempo di economia civile»

La crisi dimostra il fallimento dei modelli economici che hanno dominato negli ultimi decenni e prova che è ormai necessario riscrivere i manuali di economia. C’è un contesto nuovo ed è il modello dell’economia civile di mercato ciò a cui dobbiamo guardare». L’economista Stefano Zamagni è stato tra i primi in Italia a riscoprire il valore e la modernità di quella che nel ’700 Antonio Genovesi battezzava col nome di "economia civile", attualizzando l’idea che l’homo oeconomicus si debba nutrire anche di relazioni, motivazioni, fiducia, e che l’attività economica abbia bisogno di virtù civili, di tendere al bene comune più che alla ricerca di soddisfazioni individuali. Concetti verso i quali sta crescendo l’attenzione in tutto il mondo, e che risuonano nelle parole pronunciate ieri da Papa Francesco sulla tirannia del denaro come dato di questa crisi finanziaria, caratterizzata dal rifiuto dell’etica e della solidarietà, dalla negazione del primato dell’uomo. Ora i princìpi di un nuovo possibile modo di agire nel mercato, nel rispetto della persona umana, potranno essere diffusi in modo più strutturato grazie alla nascita di una scuola dedicata, la «Sec - Scuola di economia civile», che si celebra domenica a Incisa Valdarno (Firenze), e della quale Zamagni è presidente del comitato scientifico d’indirizzo.

Professore, perché oggi c’è bisogno di ripartire guardando all’economia civile?
Il dato di partenza è la crisi del modello neoliberista teorizzato che ha dominato negli ultimi 50 anni. È una visione che dicotomizza la società, definendo il mercato come il luogo dell’utilitarismo e lasciando ad altri ambiti della vita sociale questioni come l’altruismo e la filantropia. Un modello che rappresenta il massimo dell’irresponsabilità. Ma anche l’economia sociale di mercato di marca tedesca, dove lo Stato supplisce ai limiti del libero mercato, è entrato in crisi: può funzionare per la Germania, ma non per altri Paesi, come stiamo vedendo in Italia, in Gran Bretagna o altrove.
Cosa si intende per economia civile, e in che cosa supera altri modelli?
L’economia civile non contrappone Stato e mercato o mercato e società civile, cioè non prevede codici differenti di azione, ma in linea con la Dottrina sociale della Chiesa punta a unirli. Inoltre teorizza che anche nella normale attività di impresa vi debba essere spazio per concetti come reciprocità, rispetto della persona, simpatia. Oggi invece si ritiene ancora che l’impresa possa operare nel mercato come meglio crede, o non rispettare in pieno la dignità dei lavoratori, e poi magari fare della filantropia oppure concedere in cambio il nido per i figli dei dipendenti. Ecco, non dovrebbe funzionare così. Un altro aspetto riguarda la società civile organizzata – cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, fondazioni – che non viene confinata al ruolo di soggetto incaricato di ridistribuire il sovrappiù, come in altri sistemi economici, ma è valorizzata come soggetto economico vero e proprio, messa al lavoro.
A proposito di lavoro, quali risposte si possono dare di fronte a una realtà che presenta situazione drammatiche, in particolare per i giovani?
Sappiamo che il capitalismo oggi non riesce a occupare più dell’80% della forza lavoro. Il problema è che cosa fare con l’altro 20%. Li abbandoniamo condannandoli alla precarietà eterna, oppure concediamo sussidi che in ogni caso prima o poi finiscono? La risposta degli economisti civili è diversa e porta a considerare forme di impresa, come ad esempio le cooperative sociali, alle quali affidare il compito di garantire la piena occupazione del sistema, orientandole sull’offerta di beni comuni, beni pubblici e beni relazionali.
Questo vuol dire che la società civile diventa protagonista di un nuovo modello di Stato sociale?
Sì, perché tanto il modello neoliberista quanto quello socialdemocratico di welfare non funzionano più. Il primo non assicura l’universalità dello Stato sociale, l’altro non garantisce la qualità. La soluzione è il welfare civile, fondato sul principio di sussidiarietà circolare, cioè sulla collaborazione tra tre soggetti: ente pubblico, imprese e società civile (o Terzo settore). Una risposta efficace ai vincoli di bilancio. Non è una questione di principio, ma una necessità. È un approccio anti-ideologico, un’idea nuova di economia e di società. Anche la Gran Bretagna, con la Big Society, sta guardando a questa soluzione. Che appartiene già alla realtà e alla tradizione italiana. Si tratta solo di riscoprirla e valorizzarla. La Scuola nasce per questo.
A chi si rivolge la Scuola di economia civile?
A manager e imprenditori che desiderano cambiare il modo di fare impresa o ai giovani stanchi di studiare una teoria economica che fa acqua da tutte le parti. E poi agli amministratori locali interessati a trovare nuove strade per coniugare la carenza di risorse con la necessità di offrire servizi di qualità a tutta la popolazione. L’attività partirà dall’autunno, al progetto hanno già aderito una quarantina di accademici in tutta Italia. L’ambizione è aprire una nuova stagione del pensiero economico.

Di Massimo Calvi (Avvenire 17/05/2013) 

giovedì 21 novembre 2013

Giovani e volontariato. Il rapporto dell'Istituto Toniolo su questi due mondi


Giovani e volontariato due livelli che nel nostro paese non si incontrano facilmente e spesso risultano lontani. 


Un'analisi dei dati di un’indagine sul volontariato e sull’impegno civile della generazione tra i 18 e i 29 anni, effettuata dalla Ipsos per conto dell'Istituito Toniolo, fa emergere che il mondo del volontariato non ha ancora conquistato l’attenzione dei giovani italiani. Sono circa due terzi, infatti, quelli che non ne hanno mai fatto un'esperienza in questo campo e solo un terzo circa il 6% svolge in modo abituale attività di volontariato. 


I numeri dell'indagine raccontano che per il mondo giovanile il volontariato non è così familiare e gli stessi numeri smentiscono l’impressione generale che le nuove generazioni siano particolarmente impegnate nel sociale:  il 64,7% “non ci ha mai provato”; il 35,3% che dichiara di essersi coinvolto con questo mondo, ma la maggioranza ne parla come una cosa passata (il 15,8% con esperienze saltuarie, quasi il 6% con esperienze continuative); è un’attività viva e presente per il 13%, che si divide tra impegno saltuario (7%) e continuativo (quasi il 6%). Da notare che tra questi ultimi l'attività tende leggermente a diminuire con il crescere dell'età: dal 6,7% dei ventenni al 5,7% dei quasi trentenni.

Dall'indagine inoltre, emerge una differenza di sensibilità tra uomini, che si impegnano (tra saltuari e abituali) per il 12,6%, e donne che raggiungono il 14,6%. Anche il titolo di studio ha un peso: il 48% di coloro che hanno conseguito un livello di istruzione superiore ha o ha avuto esperienze di volontariato contro il 25% del livello inferiore.
Per quanto riguarda la geografia i giovani del Nord (con una leggera prevalenza dei residenti del Nordest sul Nordovest) si mostrano un po' più impegnati dei coetanei del Centrosud e isole: il 40% ha fatto o sta facendo esperienze (sia saltuarie sia continuative) contro il 33%.

L'influenza della famiglia e dell'ambiente sociale: il 40% risponde negativamente, il 33% la ritiene poco significativa, il 20 abbastanza, il 6,5 molto. Se poi si punta il riflettore su gruppi organizzati, le percentuali scendono notevolmente: chi opta per un attività di valore civico preferisce farlo da solo, infatti oltre l'86% dichiara di non appartenere ad alcuna associazione (il 3% aderisce a più gruppi).

Infine, ci sono i partiti e i movimenti politici: soltanto l'1,7% dichiara di militare attualmente e in modo continuativo in una formazione politica, il 2,6% lo fa saltuariamente; per oltre 4 giovani su 10 l'attività politica è cosa del passato. Il risultato è che oltre il 91% dei giovani tra 18 e 29 anni si dichiara del tutto estraneo a forme di impegno politico.
A cura della redazione.

mercoledì 20 novembre 2013

20 novembre: i diritti dei bambini


Riprendiamo dove avevamo lasciato ieri. Ed ecco i primi 10 art della
Convenzione sui Diritti dell'Infanzia “

Art. 1
Ai sensi della presente Convenzione si intende per fanciullo ogni essere umano avente un'età inferiore a diciott'anni, salvo se abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione applicabile. 
Art. 2
  1. Gli Stati parti si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente Convenzione e a garantirli a ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza.
  2. Gli Stati parti adottano tutti i provvedimenti appropriati affinché il fanciullo sia effettivamente tutelato contro ogni forma di discriminazione o di sanzione motivate dalla condizione sociale, dalle attività, opinioni professate o convinzioni dei suoi genitori, dei suoi rappresentanti legali o dei suoi familiari.  
Art. 3
In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente.
  1. Gli Stati parti si impegnano ad assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere, in considerazione dei diritti e dei doveri dei suoi genitori, dei suoi tutori o di altre persone che hanno la sua responsabilità legale, e a tal fine essi adottano tutti i provvedimenti legislativi e amministrativi appropriati.
  2. Gli Stati parti vigilano affinché il funzionamento delle istituzioni, servizi e istituti che hanno la responsabilità dei fanciulli e che provvedono alla loro protezione sia conforme alle norme stabilite dalle autorità competenti in particolare nell'ambito della sicurezza e della salute e per quanto riguarda il numero e la competenza del loro personale nonché l'esistenza di un adeguato controllo.  
Art. 4
Gli Stati parti si impegnano ad adottare tutti i provvedimenti legislativi, amministrativi e altri, necessari per attuare i diritti riconosciuti dalla presente Convenzione. Trattandosi di diritti economici, sociali e culturali essi adottano tali provvedimenti entro i limiti delle risorse di cui dispongono e, se del caso, nell'ambito della cooperazione internazionale. 
Art. 5
Gli Stati parti rispettano la responsabilità, il diritto e il dovere dei genitori o, se del caso, dei membri della famiglia allargata o della collettività, come previsto dagli usi locali, dei tutori o altre persone legalmente responsabili del fanciullo, di dare a quest'ultimo, in maniera corrispondente allo sviluppo delle sue capacità, l'orientamento e i consigli adeguati all'esercizio dei diritti che gli sono riconosciuti dalla presente Convenzione.
Art. 6
  1. Gli Stati parti riconoscono che ogni fanciullo ha un diritto inerente alla vita.
  2. Gli Stati parti assicurano in tutta la misura del possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo.  
Art. 7
  1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi.
  2. Gli Stati parti vigilano affinché questi diritti siano attuati in conformità con la loro legislazione nazionale e con gli obblighi che sono imposti loro dagli strumenti internazionali applicabili in materia, in particolare nei casi in cui, se ciò non fosse fatto, il fanciullo verrebbe a trovarsi apolide. 
Art. 8
  1. Gli Stati parti si impegnano a rispettare il diritto del fanciullo a preservare la propria identità, ivi compresa la sua nazionalità, il suo nome e le sue relazioni familiari, così come riconosciute dalla legge, senza ingerenze illegali.
  2. Se un fanciullo è illegalmente privato degli elementi costitutivi della sua identità o di alcuni di essi, gli Stati parti devono concedergli adeguata assistenza e protezione affinché la sua identità sia ristabilita il più rapidamente possibile. 
Art . 9
  1. Gli Stati parti vigilano affinché il fanciullo non sia separato dai suoi genitori contro la loro volontà a meno che le autorità competenti non decidano, sotto riserva di revisione giudiziaria e conformemente con le leggi di procedura applicabili, che questa separazione è necessaria nell'interesse preminente del fanciullo. Una decisione in questo senso può essere necessaria in taluni casi particolari, ad esempio quando i genitori maltrattino o trascurino il fanciullo, oppure se vivano separati e una decisione debba essere presa riguardo al luogo di residenza del fanciullo.
  2. In tutti i casi previsti al paragrafo 1 del presente articolo, tutte le parti interessate devono avere la possibilità di partecipare alle deliberazioni e di far conoscere le loro opinioni.
  3. Gli Stati parti rispettano il diritto del fanciullo separato da entrambi i genitori o da uno di essi di intrattenere regolarmente rapporti personali e contatti diretti con entrambi i genitori, a meno che ciò non sia contrario all'interesse preminente del fanciullo.
  4. Se la separazione è il risultato di provvedimenti adottati da uno Stato parte, come la detenzione, l'imprigionamento, l'esilio, l'espulsione o la morte (compresa la morte, quale che ne sia la causa, sopravvenuta durante la detenzione) di entrambi i genitori o di uno di essi, o del fanciullo, lo Stato parte fornisce dietro richiesta ai genitori, al fanciullo oppure, se del caso, a un altro membro della famiglia, le informazioni essenziali concernenti il luogo dove si trovano il familiare o i familiari, a meno che la divulgazione di tali informazioni possa mettere a repentaglio il benessere del fanciullo. Gli Stati parti vigilano inoltre affinché la presentazione di tale domanda non comporti di per sé conseguenze pregiudizievoli per la persona o per le persone interessate.
Art. 10
  1. In conformità con l'obbligo che incombe agli Stati parti in virtù del paragrafo 1 dell'art. 9, ogni domanda presentata da un fanciullo o dai suoi genitori in vista di entrare in uno Stato parte o di lasciarlo ai fini di un ricongiungimento familiare sarà considerata con uno spirito positivo, con umanità e diligenza. Gli Stati parti vigilano inoltre affinché la presentazione di tale domanda non comporti conseguenze pregiudizievoli per gli autori della domanda e per i loro familiari.
  2. Un fanciullo i cui genitori risiedono in Stati diversi ha diritto a intrattenere rapporti personali e contatti diretti regolari con entrambi i suoi genitori, salve circostanze eccezionali.
  3. A tal fine, e in conformità con l'obbligo incombente agli Stati parti, in virtù del paragrafo 1 dell'art.9, gli Stati parti rispettano il diritto del fanciullo e dei suoi genitori di abbandonare ogni paese, compreso il loro e di fare ritorno nel proprio paese. Il diritto di abbandonare ogni paese può essere regolamentato solo dalle limitazioni stabilite dalla legislazione, necessarie ai fini della protezione della sicurezza interna, dell'ordine pubblico, della salute o della moralità pubbliche, o dei diritti e delle libertà altrui, compatibili con gli altri diritti riconosciuti nella presente Convenzione.



lunedì 18 novembre 2013

20 novembre: i diritti dei bambini

Il 20 Novembre verrà celebrata la Giornata Universale dei Diritti dell'Infanzia.

L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1954 raccomandò a tutti i paesi di istituire una "Universal Children's Day" - Giornata Universale dell'Infanzia (risoluzione 836(IX)) - da celebrarsi come giornata promotrice di comprensione reciproca tra i bambini e di attività per il benessere dei bambini di tutto il mondo. La data del 20 Novembre fu scelta in memoria del giorno in cui l'Assemblea Generale adottò la Dichiarazione dei diritti del Fanciullo (nel 1959) e la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia (nel 1989).

La Convenzione sui Diritti dell'Infanzia in tutto il mondo è, tra gli accordi internazionali in difesa dei diritti umani, quello più ratificato. Ad oggi, infatti, sono 193 gli Stati Membri ad aver ratificato la convenzione; soltanto due - la Somalia e gli Stati Uniti – non hanno ancora conferito alla Convenzione sui Diritti dell'Infanzia valore legale, sebbene entrambi i paesi l'abbiano già firmata.

Nonostante il consenso globale sull'importanza dei bambini, il 70% dei circa 11 milioni di bambini che muoiono ogni anno, perde la vita a causa di 6 fattori, per lo più prevenibili: diarrea, malaria, infezioni neonatali, polmonite, nascita prematura o anossia (mancanza di ossigeno) durante il parto.

 La larga percentuale di queste morti avviene per lo più in paesi in via di sviluppo: un bambino Etiope è 30 volte più a rischio di morire prima del suo quinto compleanno di un bambino residente in Europa Occidentale. Il triste primato della mortalità neonatale è conteso tra l'Asia centro-meridionale e l'Africa sub sahariana: la prima detiene il numero assoluto più alto di morti, mentre nella seconda si registrano le più alte percentuali.

L'epidemia di HIV/AIDS, inoltre, segna pesantemente le condizioni di vita dei bambini, in particolare nell'Africa sub sahariana: si stima che il numero dei bambini orfani o resi vulnerabili dall'HIV/AIDS raggiungerà i 25 milioni entro la fine di questa decade, 18 milioni dei quali in Africa sub sahariana. Questa situazione, a cui si accompagna un progresso soltanto modesto nella lotta alla malaria, completa un quadro in cui la sopravvivenza dei bambini non è mai stata così gravemente messa in pericolo e minacciata.
a cura della Redazione


sabato 16 novembre 2013

Volontari e responsabilità civile. Risponde l'avvocato

Dei danni causati dai volontari nell’esercizio dell’attività sociale è responsabile civilmente il volontario, l’OdV con il fondo comune o gli amministratori dell’OdV?

Il volontario che opera in una Odv deve essere assicurato ai sensi dell’art. 4 L. 266/91, l’OdV infatti deve obbligatoriamente stipulare a tutela sia del danneggiato sia dello stesso volontario un'assicurazione per la responsabilità civile. Ma in caso di dolo o colpa dei danni Dei danni causati dal volontario a terzi nello svolgimento dell’attività di volontariato è civilmente responsabile, ed è quindi tenuto al risarcimento. Devono sussistere i presupposti individuati dall'art. 2043 del codice civile dove si parla di dolo o colpa del volontario, o esistenza di un danno derivante dall’azione o omissione del volontario. 

E' possibile però che possa essere avviata un'azione di responsabilità per la Odv per il semplice fatto che un suo volontario ha causato il danno. Ai sensi dell'art. 2049 del codice civile viene prevista una responsabilità di natura oggettiva dei codiddetti “padroni e committenti” che vengono considerati responsabili per non aver vigilato sul comportamento del proprio volontario. In pratica l'Odv è responsabile per i danni causati da un fatto illecito compiuto dai “domestici” e dai “commessi nell’esercizio delle incombenze a cui sono adibiti” . 

La norma scritta nel 1942 utilizza termini non più attuali ma è stata più volte applicata a casi di danni causati dagli “ausiliari”. Il concetto di “ausiliari” comprende tutti coloro che sono preposti a svolgere una attività per conto di un ente, sui quali l’ente ha un potere di vigilanza e direzione, o la cui condotta “possa essere riferita all’ambito delle attività e quindi alla sfera giuridica del committente”. Per analogia il concetto di ausiliario potrebbe quindi comprendere anche i volontari di cui l’OdV si avvale per il raggiungimento del fine sociale. Come detto la norma prevede una responsabilità indiretta “oggettiva” e ciò comporta, quale conseguenza che l’OdV non possa “liberarsi” provando di aver adottato tutte le precauzioni (es. di aver fatto svolgere al volontario opportuni   corsi, o un periodo di prova, o di aver correttamente vigilato sul suo operato, o di avergli impartito
giuste direttive). 

Ulteriormente la Suprema Corte di Cassazione ha inoltre stabilito la responsabilità diretta dell’OdV nell'eventualità in cui il'eventum damni sia attribuibile ad un suo “organo”, inteso quale soggetto “inserito nell’organizzazione burocratica” dell’ente. Ci si riferisce non solo al Presidente o ad un membro del Consiglio Direttivo, ma anche ad una persona che, statutariamente, è incardinata nella struttura dell’ente, quale ad esempio un responsabile a livello locale). Il patrimonio su cui il danneggiato può rivalersi nel caso di responsabilità (diretta o indiretta) dell’OdV,viene individuato dall'art. 38 del codice civile sia nel fondo comune, sia nei confronti dei patrimoni personali delle persone che hanno “agito in nome e per conto dell’associazione”. In questo caso si a riferimento alle situazioni in cui l'OdV stipula dei contratti e assume degli obblighi,e comunque si ritiene sia applicabile anche ai fatti illeciti e che quindi del risarcimento dei danni risponda sia il fondo comune dell’OdV, sia “chi ha agito in nome e per conto dell’associazione”, e cioè il volontario che ha causato il danno. 

E' possibile che secondo l'art. 38 c.c., siano da considerare responsabili anche gli amministratori dell’OdV per il solo fatto di essere tali e per un danno compiuto da altri e quindi la colpa degli amministratori in base all'art. 18 del codice civile (che disciplina espressamente le persone giuridiche riconosciute, ma che si ritiene applicabile anche agli enti non riconosciuti), viene considerata con minor rigore, agendo essi sulla base di un mandato gratuito (cfr. art. 1710 c.c. a cui rinvia l’art. 18 c.c.). Principio generale è comunque quello per cui il danno risarcibile è uno solo, e quindi se l’assicurazione copre il danneggiato non avrà interesse e diritto di chiedere anche all'OdV o a coloro che hanno agito un risarcimento che ha già ottenuto dall'assicuratore.

E' consigliabile stipulare una polizza che copra non solo i volontari ma anche l’OdV medesima (e i suoi amministratori) per i danni causati a terzi dai volontari, oppure far sottoscrivere al beneficiario dell’attività sociale una dichiarazione nella quale – ferma restando comunque la copertura assicurativa del volontario ai sensi della L. 266/91 – egli espressamente esoneri l'OdV per i danni che dovesse subire per colpa dei volontari. Una tale dichiarazione, tuttavia, per legge non varrebbe ad esonerare l’OdV nel caso in cui la condotta del volontario sia stata posta in essere con dolo o colpa grave, e coprirebbe soltanto la cd. “colpa lieve”.
A cura dell'Avv. Luigi Marrazzo 

giovedì 14 novembre 2013

Bando per social innovation "Che Fare" Al via la corsa, 100mila euro in palio

Dopo il successo straordinario dello scorso anno, si rinnova il premio per progetti di innovazione sociale legati alla cultura promosso da doppiozero.com. Fino al 9 dicembre è aperta la seconda edizione del premio per progetti d'innovazione sociale cheFare. Sono in palio 100.000 euro per un progetto che sia in grado di sintetizzare al meglio quelle caratteristiche che riteniamo centrali per la cultura contemporanea: promozione della collaborazione; ricerca di forme innovative di progettazione, produzione, distribuzione e fruizione della cultura; scalabilità e riproducibilità; sostenibilità economica nel tempo; promozione dell’equità economica; impatto sociale territoriale positivo; impiego di tecnologie e filosofia opensource; capacità di coinvolgere le comunità di riferimento e i destinatari delle proprie proposte con una comunicazione efficace. I progetti saranno prima valutati da un team interno di esperti. In una seconda fase, un massimo di 40 sarà poi pubblicato online per essere votato per due mesi dalle proprie comunità. Il coinvolgimento diretto del pubblico tramite il web non è una prassi diffusa nell'ambito dei premi culturali; è uno strumento importante ed innovativo perché permette di valutare il coinvolgimento dei pubblici potenziali attraverso scelte comunicative non convenzionali.Innovazione vuol dire anche imparare a raccontare storie con modi nuovi, diversi, coinvolgenti; aprirsi a tutti coloro che vogliono crederci e sentirsene parte. L'ultima fase del percorso di selezione sarà la votazione di una giuria che passerà al vaglio gli aspetti qualitativi (economici, culturali e sociali) degli 8 progetti più votati dal pubblico. In aprile ci sarà l'unico vincitore. È passato poco più di un anno da quando è partito con la prima edizione di “cheFare”.In quell'occasione hanno risposto oltre 500 progettisti, e votazione online sono state espresse oltre 42.000 preferenze. Questa volta la rete dei partner si è ampliata, costruendo un sistema nervoso diffuso in tutto il paese per raccogliere e raccontare nuove storie. Il sito per partecipare al bando è www.che-fare.com.


mercoledì 13 novembre 2013

"Ti guidiamo noi"

Acquisto di un'autovettura di servizio per la mobilità delle donne con neoplasia mammaria

In un un clima di grande partecipazione ed emozione è stata presentata oggi 12 presso il Salone degli Stemmi della Provincia di Cosenza , la nuova auto che l'ALT, Associazione Lotta Tumori di Cosenza, ha acquistato per ampliare il servizio di accompagnamento delle donne con neoplasia mammaria. L'acquisto è stato possibile grazie al contributo della Susan Komen Italia Onlus attraverso un progetto che ha visto le due associazioni allearsi per combattere il tumore ma anche promuovere la prevenzione e sensibilizzare verso uno stile di vita più corretto. I tumori del seno rappresentano infatti le neoplasie maligne più frequenti fra le donne di tutte le età e la principale causa di morte nella popolazione femminile oltre i 35 anni. Nel nostro paese si registrano 37.000 nuovi casi ogni anno, con un’incidenza in continuo aumento. Sebbene dal tumore del seno sia possibile guarire in un’alta percentuale di casi (superiore al 70%), ogni anno in Italia ancora più di 11.000 donne perdono la loro battaglia. “Ora con questa ulteriore automobile possiamo aiutare più donne, renderle più autonome e dare anche un supporto di carattere psicologico” afferma la Presidente dell'ALT “ ma soprattutto sono contenta di sapere che ogni donna che deve avviare un percorso di cura o riabilitazione potrà contare sul nostro servizio di accompagnamento e non sentirsi sola mentre affronta tanta sofferenza”. L'Associazione ALT nasce a Cosenza per assistere gratuitamente le persone affette dal cancro ma è attiva sul territorio non solo con un servizio di accompagnamento ma anche con altre iniziative quali la consulenza e il sostegno psicologico, una linea telefonica dedicata al superamento della solitudine e del disagio, attività di prevenzione presso le scuole e gruppi parrocchiali. La Susan Komen Italia che ha contribuito all'acquisto dell'auto, rappresenta nel nostro paese la più importante organizzazione non-profit dedicata alla lotta ai tumori del seno negli Stati Uniti: la Susan G. Komen for the Cure. Susan, morta per cancro all'età di 36 anni, è la donna che dà il nome all'associazione mentre il motore di questo battagliero gruppo di volontari è la sorella Nancy G: Brinker che dagli Stati Uniti coordina e mobilita centinaia di donne per raccogliere fondi per migliorare le cure e sostenere le donne in difficoltà.
La nostra organizzazione di volontariato BE EQUAL è stata partner del progetto: ha curato la parte progettuale, alcuni segmenti della comunicazione e degli adempimenti burocratici. Facciamo i nostri migliori auguri alla Presidente Anna Maria Rende e a tutti i suoi volontari augurando loro buon lavoro.

Per maggiori informazioni è possibile contattare l'ALT al numero telefonico 0984 76441 oppure al 320 4236482. 
a cura di Gabriella Dragani

lunedì 11 novembre 2013

Make a Change lancia il concorso ''Il più bel lavoro del Mondo''

 E' possibile promuovere e far crescere in Italia il business sociale?

 Con questo obiettivo si sono aperte le iscrizioni alla quarta edizione del concorso ''Il più bel lavoro del Mondo'' promosso da Make a Change, organizzazione non a fini di lucro. In palio per il vincitore 40.000 euro, tra avviamento finanziario e 6 mesi di incubazione professionale e tutorship manageriale presso Make a Cube, il primo incubatore in Italia specializzato in imprese ad alto valore sociale e ambientale.

Il concorso, gratuito, è aperto a persone di tutte le età, italiane o straniere, che intendono avviare un'impresa sociale nell'ambito del welfare familiare con impatto sul territorio italiano. Le proposte possono essere inviate tramite il sito www.makeachange.it entro il 31 gennaio 2014. I team finalisti verranno affiancati con un light coaching per finalizzare la stesura di un business plan operativo; il vincitore verrà selezionato e premiato nel corso di un evento che si terrà nella tarda primavera del 2014.

Le imprese a finalità sociale ed ambientale in grado di stare sul mercato "sono in fortissimo sviluppo a livello internazionale: solo in Europa sono presenti circa 2 milioni di imprese sociali (il 10% di tutte le imprese) che offrono oltre 11 milioni di posti di lavoro. Uno sviluppo dell'economia sociale nel nostro Paese potrebbe rappresentare una risposta positiva, spontanea, e dal basso, all'attuale crisi economica, con ricadute positive, oltre che sul Pil, sulla stabilità e coesione sociale.
A cura di Francesca Filice

venerdì 8 novembre 2013

Rimini : Ecomondo la fiera del recupero


Ecco come gli scarti si trasformano in emozioni


Si apre nella città romagnola Ecomondo, la Fiera dedicata al recupero di materia ed energia: al suo interno anche il Museo del riciclo con le opere di tre artisti che trasformano oggetti elettronici in piccoli oggetti d’arte

Con la 17° Edizione torna Ecomondo a Rimini dal 6 al oggi al 9 novembre, la Fiera dedicata al recupero di materia ed energia. Per il quarto anno consecutivo sarà presente all'interno dei padiglioni dell'evento il Museo del Riciclo con le esposizioni di tre artisti: Davide Lazzarini, Paolo Lo Giudice e Gaetano Muratore. La creatività di questi artisti si rivela nella capacità di trasformare vecchi elettrodomestici, parti meccaniche di apparecchi in disuso e materiali di scarto in nuovi oggetti artistici in grado di trasmettere emozioni e meraviglia e così nascono robot, animali meccanici e insetti che nell'immaginario collettivo assumono nuove dimensioni. Ecco quindi gli “androidi sognanti” di Muratore che attraverso motori di recupero fanno funzionare meccanismi ferrosi riportati in vita: le sculture-animali di Paolo Lo Giudice, medico prestato all'arte, che “costruisce strani animali che contengono tutte un'anima che si trasforma in sentimento”, mentre Lazzarini, visionario che reinterpreta la natura, mette in mostra insetti tanto ipotetici quanto spettacolari. Il Museo del Riciclo (www.museodelriciclo.it) è un progetto web nato tre anni fa per volontà di Ecolight, uno dei più grandi consorzi italiani per la gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee, ndr), delle pile e degli accumulatori, per valorizzare il lavoro degli artisti che si esprimono utilizzando materiali di scarto. Tutto ciò allo scopo di stimolare la sensibilità in tema di rifiuti, in particolare sui Raee: gli oggetti elettronici sono diventati importantissimi per la nostra vista tecnologica e quindi diventa sempre più necessario imparare a smaltirli, recuperarli e limitare la dispersione di sostanze inquinanti.


mercoledì 6 novembre 2013

Il Volontariato d’Impresa: una definizione condivisa

Nell'ultimo incontro con il CSV Cosenza, ho incrociato per la prima volta il concetto di “volontariato d'impresa” . E' uno degli ambiti indicati  dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali a base della direttiva 266/91 per i bandi del 2013 e per meglio approfondire il tema mi sono documentata. Ecco in sintesi i risultati di questa mia ricerca.

Il Volontariato d’Impresa è un progetto in cui l’impresa incoraggia, supporta o organizza la partecipazione attiva e concreta del proprio personale alla vita della comunità locale o a sostegno di organizzazioni non profit durante l’orario di lavoro.

 Ciò si può concretizzare attraverso: la messa a disposizione di competenze specifiche e trasferimento di know-how; il distacco temporaneo del personale a supporto di progetti delle organizzazioni nonprofit; la partecipazione a eventi locali (es: raccolta fondi, interventi sull’ambiente…); l’organizzazione della “giornata del volontariato aziendale” a supporto di una o più organizzazioni nonprofit; il supporto a programmi educativi nelle scuole; la partecipazione a programmi educativi verso l’intera cittadinanza organizzati dalle istituzioni locali.

Nei progetti di volontariato d’impresa i partner giocano ciascuno un ruolo specifico: l’impresa è in grado di mettere in campo, oltre alle proprie risorse economiche, alla capacità progettuale e alle competenze del personale, una rete di relazioni virtuose da convogliare verso l’iniziativa di partnership sociale attraverso: forte coinvolgimento dei vertici aziendali ; oculata selezione del progetto (sia che derivi da una propria scelta che dall'adesione ad una istanza della società civile), compatibile con i valori dell’impresa; coinvolgimento del personale, generando condivisione, partecipazione ed orgoglio per l’iniziativa sociale dell’impresa; eventuale coinvolgimento di altri stakeholders. Le organizzazioni non profit hanno la responsabilità di: evidenziare la rilevanza sociale del progetto; mettere in campo le proprie conoscenze e capacità tecniche/organizzative; assicurare l’efficacia e il successo dell’iniziativa.

Le istituzioni, se coinvolte, hanno il compito di: creare un contesto facilitante per l’attivazione della partnership; segnalare e indirizzare verso bisogni emergenti sul territorio, agire da coordinatore se il progetto lo richiede.
I benefici derivanti dal volontariato d’impresa:  dai progetti di volontariato di impresa tutti i partner traggono benefici. Le possibili benefici per le imprese: motivazione, sviluppo e fidelizzazione del personale; minor conflittualità e migliori relazioni industriali; consenso e visibilità presso la comunità locale; sviluppo di reti sul territorio in cui si opera; differenziazione rispetto ai concorrenti e innovazione; valorizzazione di reputazione e fiducia e miglioramento delle relazioni con gli stakeholder. tutto ciò contribuisce alla crescita del “valore” dell’impresa. 

Possibili benefici per le organizzazioni e la comunità: promozione e diffusione della propria mission in contesti; indifferenti rispetto ai propri canali abituali; Più risorse per affrontare i problemi sociali; Competenze innovative per realizzare interventi sociali più efficaci; Acquisizione di nuovi volontari;
Miglioramento della qualità della vita: Miglioramento dei servizi sanitari ed educativi Sviluppo economico e culturale locale; Creazione di relazioni sociali stabili tra cittadini, imprese, territorio e ambiente
Vediamo, dunque, un esempio pratico. ABB Italia è tra le imprese che hanno partecipato al laboratorio. Nel 2012, dichiara l’azienda, sono state coinvolte 70 persone per un totale di circa 1.000 ore di volontariato donate. Nell’ambito del Laboratorio ABB vanta una grande esperienza sul volontariato avviato nel 1996 per un totale di 6% di persone coinvolte almeno una volta in progetti aziendali. Oggi ABB ha 5 principali progetti di volontariato in collaborazione con AISM, JA Italia, Banco Alimentare, Special Olympics e Save The Children. Durante l’anno l’azienda offre inoltre molte opportunità di collaborazione con altre organizzazioni non profit, grazie all’organizzazione di banchetti di raccolta fondi nelle sedi aziendali. Nel 2012 ABB ha ospitato in totale 45 banchetti organizzati da volontari interni.
Chi pensa che il volontariato d’impresa sia puro mecenatismo, si sbaglia però di grosso. L'analisi di Claire Gordon, rappresentante di BITC UK (Business in The Community), il principale network anglosassone per la promozione della CSR e del volontariato d’impresa, ha evidenziato la forte correlazione tra il volontariato e il rendimento professionale dei lavoratori, che comporta una maggiore produttività pari al 43%, oltre ad incidere sulla motivazione e sul benessere delle persone. Il volontariato è ormai un elemento di attualità: il 45% delle aziende anglosassoni svilupperanno un programma di volontariato nei prossimi 5 anni. Il volontariato favorisce inoltre la presa di coscienza del ruolo proattivo dell’individuo verso coloro che hanno dei bisogni verso una società più partecipata, solidale ed equa.
a cura di Gabriella Dragani




martedì 5 novembre 2013

TUTTI NESSUNO ESCLUSO


Un appello a sostegno dei disabili psichici
Con la Costituzione contro ogni discriminazione

L'appello che ho postato è il prodotto di un lungo percorso iniziato qualche tempo dal Comitato Genitori Giovani Disabili Psichici, in collaborazione con i ricercatori dell'Isfol per dare sostegno e favorire l’ingresso nel mondo del lavoro da parte delle persone con problemi di sofferenza psichica. L'appello prelude alla costituzione di un Coordinamento Nazionale per l'Inclusione Sociale dei Disabili Psichici. Gli obiettivi del coordinamento investire nella prevenzione del disagio psichico con il coinvolgimento attivo delle famiglie e della scuola; migliorare la qualità complessiva della vita del disabile psichico, rimuovendo i principali ostacoli esistenti di ordine medico, economico e sociale; maggior impegno nel favorire il più possibile l’inserimento lavorativo dei disabili psichici; promuovere una battaglia culturale che aiuti a superare i pregiudizi ed ogni tipo di discriminazione.

TUTTI NESSUNO ESCLUSO
Un appello a sostegno dei disabili psichici
Con la Costituzione contro ogni discriminazione
Ci rivolgiamo a tutti coloro che ritengono giusto e necessario lottare per una società pienamente inclusiva, come previsto dalla nostra Costituzione che stabilisce che tutti i cittadini abbiano pari dignità sociale e siano uguali di fronte alla legge senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. È evidente che una società in cui nessuno possa essere discriminato considera la diversità un’opportunità di arricchimento di valori e di risorse per tutti i cittadini, mai un motivo di prevaricazione nei confronti di qualcuno. Per questa ragione noi riteniamo estremamente positivo che le categorie ingiustamente penalizzate si organizzino e lottino per il superamento della propria condizione di emarginazione, in quanto cittadini che vogliono eliminare dalla società l’intolleranza e ogni forma di discriminazione.
La condizione particolare del disabile psichico
Una categoria presenta particolari condizioni di fragilità: quella delle persone con disabilità
psichica che vivono problemi di disagio e sofferenza che possono portare a vere e proprie
forme di esclusione sociale. Questi cittadini non sono in grado, nella maggior parte dei casi, di organizzarsi per difendere direttamente i loro interessi e affermare i loro diritti.
Perciò crediamo sia necessario che altri cittadini si attivino per sostenerli. A questa condizione, estremamente difficile, si aggiunge un ulteriore elemento che pesa negativamente nei loro confronti. In larga parte della società, ancora oggi, sono presenti dei pregiudizi negativi: dunque il disabile psichico si presenta agli occhi di molti come un “diverso” che appare “minaccioso”, perché considerato del tutto inaffidabile e potenzialmente pericoloso. Noi crediamo che si tratti di convinzioni largamente non rispondenti alla realtà.
I problemi della vita quotidiana
La legge di riforma psichiatrica (180/1978) ha portato alla chiusura degli istituti psichiatrici, un risultato di grande importanza e certamente una conquista di civiltà: ma i pubblici poteri (Stato e Regioni) invece di attuarla pienamente hanno cercato, in tutti i modi, di rimetterla in discussione, ridimensionarla, boicottarla. Nella nostra società i problemi dei soggetti più deboli sono trascurati e il potere politico ci sembra che abbia utilizzato la crisi economica che stiamo attraversando anche come alibi per colpire proprio le categorie più svantaggiate; in questo modo si acutizza il disagio sociale, che può, in molti casi, favorire l’insorgenza della sofferenza psichica nelle persone meno protette. Le famiglie dei disabili psichici sono, nella maggior parte dei casi, abbandonate a se stesse e non ricevono l’appoggio e il sostegno di cui avrebbero diritto. In questa situazione, accanto a famiglie che si attivano per sostenere i propri figli in grave difficoltà ce ne sono altre che non sono in grado di affrontare il problema, arrivando addirittura a negarne l’esistenza. Le strutture di cura e di assistenza danno risposte in molti casi parziali ed insoddisfacenti alle difficoltà reali dei disabili psichici ed anche il contributo della scuola e delle altre strutture formative si dimostra decisamente insufficiente; basti pensare al problema del sostegno, che resta per molti una chimera, ed alla sostanziale incapacità della scuola di intervenire precocemente per prevenire l’insorgenza del disagio psichico.
Il lavoro come fattore di autonomia ed identità sociale
L’ intervento formativo dovrebbe potenziare le capacità cognitive e relazionali del disabile
psichico, in riferimento al suo possibile inserimento nel mondo del lavoro. Questo è un
problema particolarmente spinoso: infatti è assai critica e del tutto inaccettabile la sua
condizione per quanto riguarda l’inserimento lavorativo, con percentuali del tutto irrisorie di assunzioni in aziende private o in enti pubblici. Malgrado la legge 68/1999 sull’inserimento lavorativo dei disabili costituisca, comunque, una possibilità di miglioramento anche per le condizioni di vita dei disabili psichici, negli ultimi anni abbiamo registrato numerosi attacchi all’attuazione di questa legge tendenti addirittura a ottenerne la cancellazione di fatto. Il lavoro è un fattore determinante nella costruzione di una identità socialmente riconosciuta, è un luogo di relazioni, d’apprendimento, di valorizzazione, di crescita personale e professionale e ha anche un indubbio valore terapeutico, che può favorire un miglioramento del disagio psichico; la presenza in un contesto lavorativo sviluppa certamente l’autonomia del disabile psichico e ne rafforza l’autostima. Siamo convinti, perciò, che le esperienze lavorative svolte nelle cooperative e nei laboratori sociali, con il coinvolgimento di soggetti con particolari difficoltà, siano pienamente meritevoli di riconoscimento e di sostegno. L’inserimento lavorativo dei disabili psichici deve però prevedere necessariamente una loro presenza in tutto il mondo del lavoro (imprese private e amministrazioni pubbliche), secondo quanto stabilito dalla legge 68/1999. Crediamo, infatti, che in questo modo possa avvenire una reale inclusione dei disabili psichici che, affrontando insieme con gli altri lavoratori le difficoltà e i problemi, possono sentirsi cittadini a pieno titolo.
L’ importanza di unire le forze per cambiare le cose
Per reagire a una situazione difficile e complessa nasce la proposta di creare un Coordinamento nazionale per l’inclusione sociale dei disabili psichici che è a nostro avviso la giusta risposta ai problemi precedentemente indicati. Da ciò deriva la necessità di attivarci per promuovere uno “strumento” che permetta di coinvolgere il maggior numero possibile di associazioni e cittadini, favorendo al massimo la collaborazione e l’integrazione fra loro, individuando tutti insieme i mezzi per ottenere l’obiettivo della piena inclusione sociale delle persone con disabilità psichica.
Un impegno immediato per l’inclusione sociale
I principali obiettivi del coordinamento sono:
investire nella prevenzione del disagio psichico anche con il coinvolgimento attivo
delle famiglie e della scuola;
migliorare la qualità complessiva della vita del disabile psichico rimuovendo i
principali ostacoli esistenti di ordine medico, economico e sociale;
impegnarsi nel favorire il più possibile l’inserimento lavorativo dei disabili psichici,
con la piena attuazione della legge 68/1999;
promuovere una battaglia culturale che aiuti a superare i pregiudizi, anche
sostenendo il riconoscimento di una figura di mediatore culturale nel sociale, nella
scuola e nel lavoro;
collegare la lotta contro la discriminazione nei confronti dei disabili psichici con tutte
le altre forme di resistenza contro qualsiasi tipo di discriminazione.
A cura di Gabriella Dragani