domenica 22 dicembre 2013

AUGURI E BUON 2014






Il nostro blog si concede una breve pausa in concomitanza delle vacanze natalizie. Ci ritroveremo di nuovo qui per continuare a parlare di sociale, ambiente ed etica. 
AUGURI da odv Be Equal. 

sabato 21 dicembre 2013

Lifebility Award: un premio per le giovani idee “sociali”

Le sei categorie in concorso verranno premiate con stage, borse di studio e servizi di incubazione

Giunge alla terza edizione il premio “Lifebility Award”, destinato a tutti i giovani dai 18 ai 30 anni con idee innovative e sostenibili rivolte al sociale.
I partecipanti dovranno inviare le loro idee progettuali di sistemi e di soluzioni in grado di migliorare, semplificare e rendere fruibili "a costi sostenibili" i servizi pubblici e privati della comunità.
Sono 6 le categorie di idee in concorso:
  • Energia e ambiente
  • Trasporti e mobilità
  • Comunicazione, immagine e design
  • Bioingegneria e Biotecnologie
  • Nutrizione e qualità della vita
  • Turismo e beni culturali
Verrà selezionato un vincitore per ognuna delle 6 categorie, che si aggiudicherà uno dei seguenti premi:
  • un premio in denaro pari a 5.000 euro al lordo delle imposte e tasse a titolo di borsa di studio;
  • inserimento in uno stage di sei mesi retribuito presso una delle aziende sponsor;
  • carnet di voucher gratuiti di assistenza allo start up di impresa (tra cui un servizio di incubatore, tutoring, assistenza legale e consulenza finanziaria).
Per partecipare al concorso bisogna inviare le proprie idee progettuali, e il proprio curriculum, entro il 31 marzo 2014.
Puoi trovare tutte le informazioni utili nel regolamento, disponibile sul sito dedicato al concorsohttp://lifebilityaward.ideatre60partner.it.

mercoledì 18 dicembre 2013

L'equivoco del sud

Oggi voglio consigliarvi di leggere il libro di Carlo Borgomeo che si intitola “L’equivoco del Sud – Sviluppo e coesione sociale” edito da Laterza nel 2013. Il titolo del libro è già un programma: è necessario e anche urgente capovolgere l’ottica (l’equivoco) con la quale si sono affrontate fino ad oggi le politiche di sviluppo del Mezzogiorno (l’ “antica e noiosa questione meridionale” come la definisce Borgomeo stesso).
Capovolgere l’ottica vuol dire prendere atto che decenni di politiche basate sul divario del prodotto interno lordo tra Centro-Nord e Sud non hanno prodotto molto. Afferma Borgomeo che: “l’iniziativa è stata prevalentemente orientata ad assicurare risorse, a trasferire modelli, a spostare al Sud soggetti e processi di sviluppo in una logica strettamente quantitativa e con una sostanziale sottovalutazione dei soggetti, delle potenzialità, delle esperienze meridionali, considerate di fatto marginali”. Inutile, quindi, insistere cercando di correggere e rilanciare l’azione sempre con la stessa premessa di tipo economico basata su un’offerta di risorse e non su un ascolto della domanda di cui la comunità locale è portatrice.
Borgomeo individua tre aree fondamentali per uscire dall’equivoco.
1) Il primato nel breve termine di interventi strutturali che colmino non tanto il divario economico ma quello dei reali servizi, della reale tutela dei diritti fondamentali che oggi sono oggettivamente negati a più di 20 milioni di persone (scuole, servizi di base, trasporti e mobilità, ricerca scientifica, ecc.) e che minano alla base lo sviluppo del capitale umano, la qualità della vita degli individui, e il valore dei beni comuni nonché la coesione della comunità attorno ad essi.
2 ) Porsi l’obiettivo di costruire e rafforzare il capitale sociale del Mezzogiorno come condizione senza la quale non si è in grado di generare uno sviluppo auto-propulsivo che si sostituisca a quello “eterodiretto”, guidato dallo Stato centrale e da una logica meramente economica. Per avere sviluppo economico e buon governo del Sud è necessario lo sviluppo sociale. E questo deve essere l’obiettivo primario.
3 ) Riconoscere il ruolo trainante e indispensabile del terzo settore in questo processo: l’unico “pezzo” di società in grado di esprimere competenze, responsabilità, capacità e coesione sociale e quindi candidato ad essere leadership di questo processo di sviluppo.
Tutto questo avendo una visione di un Mezzogiorno trainante e protagonista del suo sviluppo.
La lettura di questo libro suscita alcune riflessioni sul piano specifico del fundraising e del ruolo del terzo settore o del non profit nel processo di ripensamento e (ri)costruzione del welfare nel Mezzogiorno. Ci vuole un programma forte di sviluppo della cittadinanza attiva senza il quale la prospettiva disegnata da Borgomeo rischia di non reggere.
E veniamo al fundraising.

Il ruolo del fundraising nello sviluppo sociale del Sud

Se la strategia deve essere quella di porre al centro lo sviluppo sociale auto-propulsivo, allora è necessario dare forza al fundraising.
Il fundraising, anche alla luce della crisi qualitativa ed economica del finanziamento pubblico, è la forma finanziaria essenziale per sostenere lo sviluppo sociale e la creazione di capitale e valore sociale. Certamente non da solo, ma insieme al mercato (che ha oggi bisogno di produrre valore sociale aggiunto) e allo Stato che, però, non ha più soldi e che quindi deve assumere il ruolo di investitore su processi che generino autonomamente risorse.
Se si vogliono quindi ribaltare la prospettiva e le politiche di sviluppo del Mezzogiorno puntando sulla crescita della cittadinanza attiva appare necessario finanziare politiche per il fundraising (al pari degli investimenti per lo sviluppo di impresa) che facciano aumentare la quantità delle risorse private e sociali disponibili in un’ottica di investimento sociale responsabile e non solo di economia di mercato.
Investire sul soggetto che può fare meglio fundraising, ossia il terzo settore, è una scelta fondamentale, a patto che questa raccolta di risorse sia legata non tanto al vecchio modo di progettare sulla base dell’offerta di denaro (paradosso del finanziamento pubblico e comunitario che Borgomeo critica con molta lucidità e attraverso fatti circostanziati), ma alla produzione di valore sociale aggiunto che risponda alla domanda della comunità locale.
Una bella sfida questa di Borgomeno, politica ma anche economica, non solo per lo Stato e gli enti filantropici, ma anche e soprattutto per il terzo settore.
Vi ho fatto venire voglia di leggere questo libro? Aggiungo “last but not least” che è un libro pieno di informazioni e dati alla cui lettura e interpretazione si è guidati con intelligenza, profonda conoscenza della “questione meridionale”, senso di responsabilità, impegno e realismo e, soprattutto, amore per il sud.


domenica 15 dicembre 2013

Contro lo spreco alimentare: I Food Share

Cibo: il primo diritto umano. 


Siamo coscienti che ormai non è più possibile ignorare lo spreco alimentare a cui assistiamo quasi quotidianamente e in particolar modo durante le ricorrenze e nei giorni di festa. Aderiamo con consapevolezza quindi all'invito che ci viene dall'Europa per attivarsi a ridurre fino ad eliminare lo spreco alimentare. Il 2014 sarà l'anno che il vecchio continente dedicherà a una nuova causa: bloccare l'emorragia di cibo che trascina con sé una notevole perdita di suolo, acqua ed energia. È uno sperpero che assume dimensioni impressionanti: gli italiani buttano una quantità di alimenti che basterebbe a sfamare tutti gli spagnoli. Secondo stime Fao, un terzo del cibo prodotto nel mondo è sprecato: vuol dire 1,3 miliardi di tonnellate all'anno. Ogni europeo getta via 179 chili di alimenti. E assieme a questi alimenti vanno in malore l'energia e l'acqua servite a produrli: nel 2010, in Italia, si sono persi in questo modo 12 miliardi di metri cubi di acqua virtuale (contenuta nei prodotti), equivalente a circa un decimo di quella dell'Adriatico. Nell'ottica di ridurre questo triste fenomeno è nata I Food Share.

I Food Share  è una piattaforma web che permette ad utenti privati, rivenditori e/o produttori di offrire liberamente e gratuitamente  prodotti alimentari in eccedenza. I Food Share   è condivisione e partecipazione solidale nel settore dell’alimentazione umana.

Cos'è I Food Share?
I Food Share è una piattaforma on line di condivisione di cibo e permette di coniugare la richiesta di prodotti agroalimentari per scopi umanitari con il recupero e la messa a disposizione del cibo a partire dal comune cittadino fino alla grande e piccola distribuzione e alle aziende agricole che vorranno offrire il loro surplus a scopi solidali.

Il sistema è un valido supporto di mediazione e condivisione di prodotti agroalimentari a vocazione territoriale, il surplus prodotto, acquistato o invenduto di ogni territorio può essere utilizzato a fini solidali, avviando e sostenendo politiche di sostenibilità ambientale e valorizzazione di beni alimentari altrimenti destinate al rifiuto urbano.



Come funziona?

Per poter donare o beneficiare delle ceste messe a disposizione nel sistema I Food Share è necessario registrarsi dall’apposita area.
Ifoodshare.org permette a donatori e beneficiari di mettersi in contatto attraverso un sistema di messaggistica interna e concordare le modalità di consegna/ritiro.


Per i donatori

Chiunque voglia donare cibo in eccedenza (comune cittadino, azienda agricola o grande distribuzione) o semplicemente condividere ciò che si ha nella propria dispensa, è necessario registrarsi e offrire liberamente i prodotti agroalimentari.
Accedendo dalla propria area riservata, è possibile inserire varie offerte che saranno automaticamente pubblicate dal sistema e prenotabili da qualsiasi utente privato o organizzazione, parrocchia o enti di assistenza sociale in genere.

L’utente non appena carica un prodotto, il sistema lo pubblicherà automaticamente con la città di riferimento in cui il prodotto è disponibile e con l'indicazione della data di scadenza inserita.


Per i Beneficiari

Per richiedere le ceste inserite nel sistema è necessario registrarsi e avviare una ricerca per città, per controllare se vi è disponibilità di ceste alimentari nel proprio territorio. Basterà di conseguenza richiedere la cesta tramite il sistema di messaggistica interna e concordare con il donatore le modalità di consegna/ritiro.

a cura della redazione

giovedì 12 dicembre 2013

Volontariato in stazione

Le stazioni per progetti di solidarietà

Ferrovie dello Stato Italiane, Rete Ferroviaria Italiana e CSVnet hanno firmato un protocollo d'intesa che mette a disposizione del volontariato circa 1700 stazioni per realizzare progetti di solidarietà. Qualche mese fa  Ferrovie dello Stato Italiane, Rete Ferroviaria Italiana e CSVnet, Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, hanno firmato a Roma un protocollo d'intesa per sviluppare azioni innovative di sostegno sociale su tutto il territorio nazionale.Il progetto "Volontariato in stazione" interesserà gli spazi di circa 1700 stazioni impresenziate, (definite così perché non è più necessaria la presenza fisica di personale ferroviario, in quanto sono gestite a distanza da sistemi altamente tecnologici), che diverranno, grazie all'accordo, spazi fruibili d'incontro e promozione del volontariato.
In sinergia e per tramite dei Centri di Servizio per il Volontariato (CSV), la cui base sociale rappresenta più del 50% del volontariato nazionale, il patrimonio immobiliare costituito dalle stazioni impresenziate sarà così a disposizione per realizzare iniziative solidali diversificate, come progetti d'inclusione sociale per soggetti a rischio, attività di protezione civile, azioni finalizzate alla valorizzazione delle peculiarità storiche, culturali, ambientali del territorio e molto altro.
Un "Comitato di Valutazione", composto dai referenti di ciascuna delle tre parti, si occuperà di approvare i singoli progetti e definire condizioni e modalità di realizzazione.
L'accordo, della durata di quattro anni, con possibilità di rinnovo, è già entrato nel vivo in alcuni territori come a Napoli dove si stanno definendo le condizioni per la concessione degli spazi della stazione di Napoli Gianturco al CSV di Napoli perché vi trasferisca la sede. Un altro esempio importante e recente di progetto di riqualificazione del patrimonio è stata la trasformazione di parte della stazione di Ronciglione in casa di  accoglienza per famiglie con bambini affetti da malattie oncologiche. La stazione è stata ceduta in comodato d’uso gratuito per sei anni, ora è del tutto trasformata e gestita dall’ associazione Cuore di Mamma.     L'utilizzo di questi spazi permette una volta siglato l'accordo e completata la ristrutturazione, di poter ammortizzare i costi di struttura che in un contesto di crisi rappresentano un risparmio non marginale e allo stesso modo la messa in funzione della sede permetterà di riqualificare e valorizzare lo spazio a beneficio di cittadini e viaggiatori. L'apertura del volontariato a percorsi strutturati di collaborazione non solo genera nuove potenzialità operative ma stimola le nostre associazioni ad attivare ulteriori sinergie tra di loro, con le pubbliche istituzioni e con le realtà produttive del nostro paese. Ciò non può che migliorare la portata e la qualità delle azioni che il volontariato mette in campo ogni giorno per soddisfare i bisogni crescenti e complessi delle nostre comunità.
A cura della redazione



lunedì 9 dicembre 2013

Giovani + innovazione sociale: idee a concorso!



Protagonisti i giovani! 

Un'altra opportunità per il Terzo Settore: Fondazione Sodalitas, insieme con 36 imprese e 7 incubatori, promuove un concorso per premiare le business ideas sostenibili dei giovani. Il bando resterà aperto fino al 31 gennaio 2014 ed è rivolto a tutti gli under 35 italiani, laureati o diplomati senza lavoro o con un lavoro precario. Le idee progettuali  potranno essere presentate da singoli candidati o da team multidisciplinari formati  da non più di 4 persone - tutti in possesso dei requisiti di ammissibilità indicati nel regolamento - facendo riferimento a uno solo degli ambiti del concorso.  Le idee migliori diventeranno start up di successoPer i progetti finalisti in palio anche 200mila euro in attività di coaching e formazione. Per tutti inoltre la possibilità di essere selezionati dalle imprese sostenitrici come talenti da inserire al proprio interno.
Le categorie del bando che potranno interessare l'azione sociale sono: 
Expo 2015: progetti innovativi e sostenibili sia legati all’evento di Milano che all’alimentazione in tutte le sue manifestazioni: dall’agricoltura alla trasformazione e conservazione, al consumo, alla ristorazione e alla enologia, al made in  Italy, al cibo KM 0, alla dieta mediterranea, all’alimentazione come stile di vita sostenibile,  a come combattere la fame nel mondo.
Ambiente ed ecosostenibilità: progetti orientati a risparmio di acqua, energia e  territorio, utilizzo di energie rinnovabili e tutela dell’ambiente,mobilità sostenibile,  raccolta, smaltimento e riciclo dei rifiuti, stili di vita ecosostenibili, miglioramento  della qualità della vita nei centri urbani.
Lavoro, Salute e Benessere delle persone: progetti di formazione, education,  inserimento lavorativo delle fasce deboli, servizi alla persona per la promozione  della salute e del benessere, servizi per facilitare la conciliazione vita-lavoro.
Sviluppo del Territorio e della Comunità: progetti a favore di nuove povertà e  fragilità sociali, assistenza ad anziani ed ammalati, ricerca scientifica e salute,  social housing, cultura e turismo sostenibile.
Produzione e Consumo sostenibile: progetti in cui il processo produttivo sia ecosostenibile, iniziative che promuovano stili di consumo sostenibili, marketing sostenibile, strumenti per la gestione sostenibile della supply chain.
La partecipazione a SODALITAS CHALLENGE è gratuita e si svolge attraverso la piattaforma tecnologica sodalitas.challenge.ideatre60partner.it, creata da Fondazione Italiana Accenture per promuovere e sviluppare iniziative di innovazione sociale. La presentazione delle proposte dovrà avvenire, nella sua interezza, entro le 10.00 a.m. del 31 Gennaio 2014. 
Criteri di valutazione: le Commissioni di valutazione e il Comitato Esecutivo istituiti per Sodalitas Challenge valuteranno le business ideas secondo criteri di Innovatività, Creazione di nuovi posti di lavoro, Impatto sociale, benefici per la comunità e ricadute sul territorio, Rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali, Sostenibilità economica, Utilizzo di tecnologie avanzate, Tempistica. Opportunità
Le business ideas finaliste che potranno accedere alla formazione e al coaching verranno comunicate entro il 28 febbraio 2014. La presentazione delle business ideas vincitrici – fino a un massimo di 7 – avverrà nel corso di un evento pubblico entro il mese di giugno 2014. Il database dei curricula di tutti i giovani partecipanti sarà invece accessibile alle imprese sostenitrici a partire dal 31 gennaio prossimo.
A cura della Redazione



giovedì 5 dicembre 2013

Co-working. Un nuovo stile di vita lavorativa.

Co-working 
ovvero lavorare insieme

Spesso fra associazioni ed enti del Terzo Settore il problema che appare insormontabile è la possibilità di avere una sede pur non avendo una certezza finanziaria a lungo termine. L'idea di condividere con altre realtà lo spazio lavorativo comincia a concretizzarsi attraverso il co-working. E dunque vediamo cos'è! 
Il co-working è uno stile di vita lavorativa che consiste nella condivisione di spazi di lavoro comuni, i cosiddetti spazi di co-working, da parte di professionisti provenienti dai più diversi settori: un cambio di prospettiva, quindi, in cui non è più necessario possedere un ufficio, quanto invece mantenere la propria libertà lavorativa cambiando scrivania ogni volta che si vuole.
In un mercato del lavoro che richiede sempre maggiore flessibilità, i giovani freelance, gli startupper, i liberi professionisti non si posso mai fermare: internet e telefono sono i nuovi uffici, e il luogo di lavoro sembra assumere sempre meno importanza.
A casa, al bar, in treno: il lavoratore, armato di pc e cellulare, lavora ovunque e a qualunque ora, alla continua ricerca di un posto tranquillo. Il co-working, letteralmente lavorare insieme, porta nella vita dei lavoratori “senza fissa dimora” una soluzione alternativa all’ufficio tradizionale e al perenne nomadismo. In uno spazio co-working, infatti, è possibile affittare una scrivania (o anche uffici indipendenti) e approfittare di una serie di servizi offerti ad ogni co-worker: connessione internet, stazioni di ricarica per cellulari e pc, stampante, area caffè e, soprattutto, la possibilità di lavorare a stretto contatto con altri “nomadi”, di diverse professioni e nazionalità, innescando un meccanismo virtuoso di scambio di esperienze, competenze, collaborazioni.

5 buoni motivi per scegliere il co-working:
Ecco le ragioni per le quali un professionista dovrebbe scegliere il co-working per sostenere e incoraggiare la propria attività lavorativa:
1. Crei nuove reti di contatti
Una buona rete di contatti è tutto quando si tratta di far crescere una start-up. In uno spazio co-working i professionisti possono entrare in contatto tra loro e, attraverso un costante confronto con altri settori ed esperienze lavorative, prendere coscienza delle proprie capacità e di possibili prospettive future, innescando nuove collaborazioni e diventando partecipi del lavoro altrui.
2. Condividi esperienze lavorative
Il co-working incoraggia lo scambio di competenze. Quando, in uno stesso luogo di lavoro, convivono ad esempio imprenditori, scrittori, avvocati, consulenti di marketing, programmatori informatici, il melting pot di esperienze è all'ordine del giorno. Chi vuole lanciare una start-up o deve prendere una decisione difficile può trovare un buon consiglio semplicemente bevendo un caffè o chiacchierando con il vicino di scrivania. Circondati da un patrimonio di risorse umane in continuo cambiamento risulta anche più semplice trovare collaboratori o ricevere buone dritte.
3. Tieni il lavoro fuori da casa
Lavorare in un ambiente esterno insieme ad altre persone, invece che allestire un ufficio casalingo, aiuta a mantenere un giusto equilibro tra spazi di vita e spazi di lavoro, ed evitare il cosiddetto burnout (la sfiducia e la mancanza di interesse verso il lavoro a causa di una progressiva perdita di motivazioni e stimoli).
4. Risparmi tempo
Quando lavora in autonomia, un professionista deve pensare sia alle incombenze legate all'attività professionale vera e propria, che a tutta una serie di questioni burocratiche e amministrative. In uno spazio co-working, i servizi “primari” per svolgere il proprio lavoro sono già a disposizione: un luogo di lavoro attrezzato di mobili, stampanti, connessioni internet, sale riunioni, area caffè-relax, e talvolta anche servizi di spedizione, receptionist o addetti alla segreteria.
5. Risparmi denaro
Nel momento in cui si avvia un'attività le risorse sono spesso limitate: la questione economica è quindi di fondamentale importanza. Il co-working dà la possibilità di ridurre le spese, e di usufruire di uno spazio attrezzato pur mantenendo sempre autonomia e flessibilità. I costi dell'affitto di una scrivania sono sicuramente inferiori a quelli dell'affitto di un ufficio e uno spazio co-working offre ai suoi ospiti anche la possibilità di annullare, o ridurre, i costi sensibili di un'attività lavorativa, come la connessione ad internet e le bollette. http://coworkingproject.com

A cura della Redazione di Be Equal

martedì 3 dicembre 2013

Le idee innovative valgono 300.000 euro!

            Bando "Edison Start"  

3 premi da 100.000 euro ciascuno: è questa l’opportunità offerta dal bando “Edison Start”, con l’obiettivo di promuovere le idee innovative su energia, sviluppo sociale e qualità della vita.

Sono 3 le tematiche in concorso ma quella che maggiormente ci interessa è quella relativa a :



Sviluppo sociale: Progetti e iniziative che abbiano un impatto sociale in termini di lotta alla povertà, miglioramento delle condizioni di vita, accesso ai diritti fondamentali, inclusione e integrazione della persona nel contesto sociale, culturale ed economico nel quale si svolge la sua esistenza.

Possono partecipare per la categoria Sviluppo sociale: team di persone fisiche (studenti e non) e organizzazioni no profit attive sul territorio italiano da almeno due anni.
A partire dal 13 gennaio 2014 sarà possibile caricare le idee sul portale di Edison Start www.edisonstart.it, sul quale verranno valutate e selezionate.
La chiusura delle candidature è il 30 marzo 2014.

30 finalisti potranno sviluppare il loro progetto assistiti da team di esperti. Verrà quindi scelto un vincitore per ciascuna delle 3 categorie, che si aggiudicherà un premio da 100.000 euro per dare vita al proprio progetto, monitorato e supportato per un anno. Per tutte le informazioni puoi consultare il sito www.edisonstart.it .Sullo stesso sito potete visionare il regolamento e cominciare a sviluppare le vostre idee.

A cura della dott.ssa Gabriella Dragani

domenica 1 dicembre 2013

Il volontariato che riconcilia vittime e colpevoli

Dalle liti tra vicini e tra familiari, allo stalking e al carcere

Nel panorama del Terzo Settore in Italia sono presenti 9 associazioni che fanno da mediazione dei conflitti tra chi subisce il reato e chi lo commette. La mission di queste associazioni è di ricucire le piccole e grandi guerre che possono nascere tra vicini di casa, tra familiari, all'interno della coppia, ma opera anche nei casi più difficili e drammatici come quelli che si generano tra chi subisce un reato e chi ne è autore. Ci sono in Italia nove associazioni che si occupano di giustizia riparativa e sono state censite ed ascoltate dalla giornalista Elena Parasiliti, che ha scritto il libro "Ti chiamo per nome" (Terre di mezzo Editore), in cui ha raccolto le storie di chi ha cercato o sta provando a perdonare, a riconciliarsi con la persona che le ha fatto del male. Queste associazioni sono la risposta creativa di alcune persone che cercano di rispondere concretamente alle sollecitazioni dell'Onu e dell'Unione Europea che invitano sempre vittime, colpevoli e collettività a dialogare tra loro. Nel frattempo in Italia restiamo in attesa di una legge dello Stato che favorisca tale mediazione.
Il "Centro italiano per la promozione della mediazione" è un'associazione nata nel 1995 per assistere le vittime di stalking ma anche chi ha commesso reati di carattere sessuale o contro la persona. Solo nel 2012 ha seguito complessivamente 200 casi. Un'altra realtà è la cooperativa Dike, fondata nel 2001 (cooperativadike.org), che finora ha seguito tra i 50 e gli 80 casi all'anno, grazie al lavoro di 14 professionisti: dalle liti condominiali a quelli tra colleghi, ai casi di reati veri e propri. L'organizzazione Snodi (mediazione-snodi.org),  nata nel 2010, si occupa anche di formare i nuovi volontari alla mediazione e negoziazione di conflitti. Molte delle associazioni provengono o sono all'interno dell'area cattolica ma aperti a tutti: l'Università del perdono (con sedi a Torino, Rimini, Scutari, Hebron e Bogotà), promossa da padre Gianfranco Testa, missionario della consolata, gli operatori del progetto Colomba e i referenti della Comunità Papa Giovanni XXIII; la Caritas di Bergamo che nel 2005 ha istituito l'Ufficio di mediazione penale e giustizia riparativa. Molti dei mediatori sono stranieri e provengono da paesi lontani quali il Senegal, Iraq, Marocco, Costa d'Avorio, Perù e Albania. Il progetto Sicomoro segue i casi di mediazione all'interno di alcune carceri italiane. “La Noce “ di Palermo trova ispirazione nella religione Valdese e dal 2011 con il Centro di giustizia riparativa segue minori e giovani con problemi di devianza, alcuni già condannati oppure in "messa alla prova" (decisa dal Giudice che sospende la pena e affida il minore ai servizi sociali): attraverso un percorso che prevede lavoro gratuito e presa di coscienza del reato commesso, questi ragazzi risanano simbolicamente il danno causato. Anche il mondo del carcere ha trovato la sua strada per la conciliazione : Ristretti Orizzonti, bimestrale della casa di reclusione Due Palazzi di Padova; il Centro dell'Istituto penale femminile della Giudecca di Venezia; Adirmediazione, network de L'altro diritto, che coinvolge istituzioni territoriali , mediatori, giudici, avvocati e operatori della sicurezza pubblica.

A cura di Gabriella Dragani