domenica 22 dicembre 2013
AUGURI E BUON 2014
Il nostro blog si concede una breve pausa in concomitanza delle vacanze natalizie. Ci ritroveremo di nuovo qui per continuare a parlare di sociale, ambiente ed etica.
AUGURI da odv Be Equal.
sabato 21 dicembre 2013
Lifebility Award: un premio per le giovani idee “sociali”
Le
sei categorie in concorso verranno premiate con stage, borse di
studio e servizi di incubazione
Giunge
alla terza edizione il premio “Lifebility Award”, destinato
a tutti
i giovani dai 18 ai 30 anni con idee
innovative e sostenibili rivolte al sociale.
I
partecipanti dovranno inviare le loro idee progettuali di sistemi
e di soluzioni in
grado di migliorare, semplificare e rendere fruibili "a costi
sostenibili" i servizi pubblici e privati della comunità.
Sono
6 le categorie di idee in concorso:
- Energia e ambiente
- Trasporti e mobilità
- Comunicazione, immagine e design
- Bioingegneria e Biotecnologie
- Nutrizione e qualità della vita
- Turismo e beni culturali
Verrà
selezionato un
vincitore per ognuna delle 6 categorie,
che si aggiudicherà uno dei seguenti premi:
- un premio in denaro pari a 5.000 euro al lordo delle imposte e tasse a titolo di borsa di studio;
- inserimento in uno stage di sei mesi retribuito presso una delle aziende sponsor;
- carnet di voucher gratuiti di assistenza allo start up di impresa (tra cui un servizio di incubatore, tutoring, assistenza legale e consulenza finanziaria).
Per
partecipare al concorso bisogna inviare le proprie idee progettuali,
e il proprio curriculum, entro
il 31 marzo 2014.
Puoi
trovare tutte le informazioni utili nel regolamento,
disponibile sul sito dedicato al
concorsohttp://lifebilityaward.ideatre60partner.it.
mercoledì 18 dicembre 2013
L'equivoco del sud
Oggi
voglio consigliarvi di leggere il libro
di Carlo Borgomeo che si intitola “L’equivoco del Sud –
Sviluppo e coesione sociale” edito
da Laterza nel 2013. Il
titolo del libro è già un programma: è necessario e anche urgente
capovolgere l’ottica (l’equivoco) con la quale si sono affrontate
fino ad oggi le politiche di sviluppo del Mezzogiorno (l’ “antica
e noiosa questione meridionale” come la definisce Borgomeo stesso).
Capovolgere
l’ottica vuol
dire prendere atto che decenni di politiche basate sul divario del
prodotto interno lordo tra Centro-Nord e Sud non hanno prodotto
molto. Afferma Borgomeo che: “l’iniziativa è stata
prevalentemente orientata ad assicurare risorse, a trasferire
modelli, a spostare al Sud soggetti e processi di sviluppo in una
logica strettamente quantitativa e con una sostanziale
sottovalutazione dei soggetti, delle potenzialità, delle esperienze
meridionali, considerate di fatto marginali”. Inutile, quindi,
insistere cercando di correggere e rilanciare l’azione sempre con
la stessa premessa di tipo economico basata su un’offerta di
risorse e non su un ascolto della domanda di cui la comunità locale
è portatrice.
1)
Il
primato nel breve termine di interventi
strutturali che colmino non tanto il divario economico ma quello dei
reali servizi,
della reale tutela dei diritti fondamentali che oggi sono
oggettivamente negati a più di 20 milioni di persone (scuole,
servizi di base, trasporti e mobilità, ricerca scientifica, ecc.) e
che minano alla base lo sviluppo del capitale umano, la qualità
della vita degli individui, e il valore dei beni comuni nonché la
coesione della comunità attorno ad essi.
2
) Porsi
l’obiettivo di costruire e rafforzare il capitale sociale del
Mezzogiorno come
condizione senza la quale non si è in grado di generare uno sviluppo
auto-propulsivo che si sostituisca a quello “eterodiretto”,
guidato dallo Stato centrale e da una logica meramente economica. Per
avere sviluppo economico e buon governo del Sud è necessario lo
sviluppo sociale. E questo deve essere l’obiettivo primario.
3
) Riconoscere
il ruolo trainante e indispensabile del terzo settore in
questo processo: l’unico “pezzo” di società in grado di
esprimere competenze, responsabilità, capacità e coesione sociale e
quindi candidato ad essere leadership
di
questo processo di sviluppo.
Tutto
questo avendo una visione di un Mezzogiorno trainante e protagonista
del suo sviluppo.
La
lettura di questo libro suscita alcune riflessioni sul piano
specifico del fundraising e del ruolo del terzo settore o del non
profit nel
processo di ripensamento e (ri)costruzione del welfare nel
Mezzogiorno. Ci vuole un programma forte di sviluppo della
cittadinanza attiva senza il quale la prospettiva disegnata da
Borgomeo rischia di non reggere.
E
veniamo al fundraising.
Il ruolo del fundraising nello sviluppo sociale del Sud
Se
la strategia deve essere quella di porre al centro lo sviluppo
sociale auto-propulsivo, allora è
necessario dare forza al fundraising.
Il
fundraising,
anche alla luce della crisi qualitativa ed economica del
finanziamento pubblico, è la forma
finanziaria essenziale per sostenere lo sviluppo sociale e la
creazione di capitale e valore sociale.
Certamente non da solo, ma insieme al mercato (che ha oggi bisogno di
produrre valore sociale aggiunto) e allo Stato che, però, non ha più
soldi e che quindi deve assumere il ruolo di investitore su processi
che generino autonomamente risorse.
Se
si vogliono quindi ribaltare la prospettiva e le politiche di
sviluppo del Mezzogiorno puntando sulla crescita della cittadinanza
attiva appare necessario finanziare
politiche per il fundraising (al
pari degli investimenti per lo sviluppo di impresa) che facciano
aumentare la quantità delle risorse private e sociali disponibili in
un’ottica di investimento sociale responsabile e non solo di
economia di mercato.
Investire
sul soggetto che può fare meglio fundraising, ossia il terzo
settore, è
una scelta fondamentale, a patto che questa raccolta di risorse sia
legata non tanto al vecchio modo di progettare sulla base
dell’offerta di denaro (paradosso del finanziamento pubblico e
comunitario che Borgomeo critica con molta lucidità e attraverso
fatti circostanziati), ma alla produzione di valore sociale aggiunto
che risponda alla domanda della comunità locale.
Una
bella sfida questa di Borgomeno, politica ma anche economica, non
solo per lo Stato e gli enti filantropici, ma anche e soprattutto per
il terzo settore.
Vi
ho fatto venire voglia di leggere questo libro? Aggiungo
“last but not least” che è un libro pieno di informazioni e dati
alla cui lettura e interpretazione si è guidati con intelligenza,
profonda conoscenza della “questione meridionale”, senso di
responsabilità, impegno e realismo e, soprattutto, amore
per il sud.
Pubblicato
su http://www.blogfundraising.it
.
domenica 15 dicembre 2013
Contro lo spreco alimentare: I Food Share
Cibo: il primo diritto umano.
Siamo
coscienti che ormai non è più possibile ignorare lo spreco
alimentare a cui assistiamo quasi quotidianamente e in particolar
modo durante le ricorrenze e nei giorni di festa. Aderiamo con consapevolezza quindi all'invito che ci viene dall'Europa per attivarsi a ridurre fino ad
eliminare lo spreco alimentare. Il 2014 sarà l'anno che il vecchio
continente dedicherà a una nuova causa: bloccare l'emorragia di cibo
che trascina con sé una notevole perdita di suolo, acqua ed energia.
È uno sperpero che assume dimensioni impressionanti: gli italiani
buttano una quantità di alimenti che basterebbe a sfamare tutti gli
spagnoli. Secondo stime Fao, un terzo del cibo prodotto nel mondo è
sprecato: vuol dire 1,3 miliardi di tonnellate all'anno. Ogni europeo
getta via 179 chili di alimenti. E assieme a questi alimenti vanno in
malore l'energia e l'acqua servite a produrli: nel 2010, in Italia,
si sono persi in questo modo 12 miliardi di metri cubi di acqua
virtuale
(contenuta nei prodotti), equivalente a circa un decimo di quella
dell'Adriatico. Nell'ottica di ridurre questo triste fenomeno è nata
I Food Share.
I
Food Share è una piattaforma web che permette ad utenti
privati, rivenditori e/o produttori di offrire liberamente e
gratuitamente prodotti alimentari in eccedenza. I
Food Share è condivisione e partecipazione solidale nel
settore dell’alimentazione umana.
Cos'è
I Food Share?
I
Food Share è una piattaforma on line di condivisione di
cibo e permette di coniugare la richiesta di prodotti
agroalimentari per scopi umanitari con il recupero e la messa a
disposizione del cibo a partire dal comune cittadino fino
alla grande e piccola distribuzione e alle aziende agricole che
vorranno offrire il loro surplus a scopi solidali.
Il sistema
è un valido supporto di mediazione e condivisione di prodotti
agroalimentari a vocazione territoriale, il surplus prodotto,
acquistato o invenduto di ogni territorio può essere utilizzato a
fini solidali, avviando e sostenendo politiche di sostenibilità
ambientale e valorizzazione di beni alimentari altrimenti destinate
al rifiuto urbano.
Come
funziona?
Per
poter donare o beneficiare delle ceste messe a disposizione nel
sistema I Food Share è necessario registrarsi dall’apposita
area.
Ifoodshare.org permette a donatori e beneficiari di
mettersi in contatto attraverso un sistema di messaggistica interna e
concordare le modalità di consegna/ritiro.
Per
i donatori
Chiunque
voglia donare cibo in eccedenza (comune cittadino, azienda agricola o
grande distribuzione) o semplicemente condividere ciò che si ha
nella propria dispensa, è necessario registrarsi e offrire
liberamente i prodotti agroalimentari.
Accedendo dalla propria
area riservata, è possibile inserire varie offerte che
saranno automaticamente pubblicate dal sistema e prenotabili da
qualsiasi utente privato o organizzazione, parrocchia o enti di
assistenza sociale in genere.
L’utente non appena carica un
prodotto, il sistema lo pubblicherà automaticamente con la città di
riferimento in cui il prodotto è disponibile e con l'indicazione
della data di scadenza inserita.
Per i Beneficiari
Per
richiedere le ceste inserite nel sistema è necessario registrarsi e
avviare una ricerca per città, per controllare se vi è
disponibilità di ceste alimentari nel proprio territorio. Basterà
di conseguenza richiedere la cesta tramite il sistema di
messaggistica interna e concordare con il donatore le modalità di
consegna/ritiro.
a cura della redazione
giovedì 12 dicembre 2013
Volontariato in stazione
Le stazioni per progetti di solidarietà
Ferrovie
dello Stato Italiane, Rete Ferroviaria Italiana e CSVnet hanno
firmato un protocollo d'intesa che mette a disposizione del
volontariato circa 1700 stazioni per realizzare progetti di
solidarietà. Qualche mese fa Ferrovie dello Stato Italiane,
Rete Ferroviaria Italiana e CSVnet, Coordinamento Nazionale
dei Centri di Servizio per il Volontariato, hanno firmato a Roma un
protocollo d'intesa per sviluppare azioni innovative di sostegno
sociale su tutto il territorio nazionale.Il progetto "Volontariato
in stazione" interesserà gli spazi di circa 1700 stazioni
impresenziate, (definite così perché non è più necessaria la
presenza fisica di personale ferroviario, in quanto sono gestite a
distanza da sistemi altamente tecnologici), che diverranno,
grazie all'accordo, spazi fruibili d'incontro e promozione del
volontariato.
In
sinergia e per tramite dei Centri di Servizio per il Volontariato
(CSV), la cui base sociale rappresenta più del 50% del volontariato
nazionale, il patrimonio immobiliare costituito dalle stazioni
impresenziate sarà così a disposizione per realizzare
iniziative solidali diversificate, come progetti d'inclusione sociale
per soggetti a rischio, attività di protezione civile, azioni
finalizzate alla valorizzazione delle peculiarità storiche,
culturali, ambientali del territorio e molto altro.
Un
"Comitato di Valutazione", composto dai referenti di
ciascuna delle tre parti, si occuperà di approvare i singoli
progetti e definire condizioni e modalità di realizzazione.
L'accordo,
della durata di quattro anni, con possibilità di rinnovo, è già
entrato nel vivo in alcuni territori come a Napoli dove si stanno
definendo le condizioni per la concessione degli spazi della stazione
di Napoli Gianturco al CSV di Napoli perché vi trasferisca
la sede. Un altro esempio importante e recente di progetto di
riqualificazione del patrimonio è stata la trasformazione di parte
della stazione di Ronciglione in casa di accoglienza
per famiglie con bambini affetti da malattie oncologiche. La stazione
è stata ceduta in comodato d’uso gratuito per sei anni, ora è del
tutto trasformata e gestita dall’ associazione Cuore di Mamma.
L'utilizzo di questi spazi permette una volta siglato l'accordo e
completata la ristrutturazione, di poter ammortizzare i costi di
struttura che in un contesto di crisi rappresentano un risparmio non
marginale e allo stesso modo la messa in funzione della sede
permetterà di riqualificare e valorizzare lo spazio a beneficio di
cittadini e viaggiatori. L'apertura del volontariato a percorsi
strutturati di collaborazione non solo genera nuove potenzialità
operative ma stimola le nostre associazioni ad attivare ulteriori
sinergie tra di loro, con le pubbliche istituzioni e con le realtà
produttive del nostro paese. Ciò non può che migliorare la portata
e la qualità delle azioni che il volontariato mette in campo ogni
giorno per soddisfare i bisogni crescenti e complessi delle nostre
comunità.
A
cura della redazione
lunedì 9 dicembre 2013
Giovani + innovazione sociale: idee a concorso!
Protagonisti i giovani!
Un'altra opportunità per il Terzo Settore: Fondazione Sodalitas, insieme con 36 imprese e 7 incubatori, promuove un concorso per premiare le business ideas sostenibili dei giovani. Il bando resterà aperto fino al 31 gennaio 2014 ed è rivolto a tutti gli under 35 italiani, laureati o diplomati senza lavoro o con un lavoro precario. Le idee progettuali potranno essere presentate da singoli candidati o da team multidisciplinari formati da non più di 4 persone - tutti in possesso dei requisiti di ammissibilità indicati nel regolamento - facendo riferimento a uno solo degli ambiti del concorso. Le idee migliori diventeranno start up di successo. Per i progetti finalisti in palio anche 200mila euro in attività di coaching e formazione. Per tutti inoltre la possibilità di essere selezionati dalle imprese sostenitrici come talenti da inserire al proprio interno.
Le
categorie del bando che potranno interessare l'azione sociale sono:
Expo
2015: progetti innovativi e sostenibili sia legati
all’evento di Milano che all’alimentazione in tutte le sue
manifestazioni: dall’agricoltura alla trasformazione e
conservazione, al consumo, alla ristorazione e alla enologia, al made
in Italy, al cibo KM 0, alla dieta mediterranea,
all’alimentazione come stile di vita sostenibile, a come
combattere la fame nel mondo.
Ambiente
ed ecosostenibilità:
progetti orientati a risparmio di acqua, energia e territorio,
utilizzo di energie rinnovabili e tutela dell’ambiente,mobilità
sostenibile, raccolta, smaltimento e riciclo dei rifiuti, stili
di vita ecosostenibili, miglioramento della qualità della vita
nei centri urbani.
Lavoro,
Salute e Benessere delle persone: progetti
di formazione, education, inserimento lavorativo delle fasce
deboli, servizi alla persona per la promozione della salute e
del benessere, servizi per facilitare la conciliazione vita-lavoro.
Sviluppo
del Territorio e della Comunità: progetti
a favore di nuove povertà e fragilità sociali, assistenza ad
anziani ed ammalati, ricerca scientifica e salute, social
housing, cultura e turismo sostenibile.
Produzione e Consumo sostenibile: progetti
in cui il processo produttivo sia ecosostenibile, iniziative che
promuovano stili di consumo sostenibili, marketing sostenibile,
strumenti per la gestione sostenibile della supply chain.
La partecipazione a SODALITAS
CHALLENGE è
gratuita e si svolge attraverso la piattaforma
tecnologica sodalitas.challenge.ideatre60partner.it, creata
da Fondazione Italiana Accenture per promuovere e
sviluppare iniziative di innovazione sociale. La presentazione delle
proposte dovrà avvenire, nella sua interezza, entro le 10.00 a.m.
del 31 Gennaio 2014.
Criteri
di valutazione:
le Commissioni di valutazione e il Comitato Esecutivo istituiti per
Sodalitas Challenge valuteranno le business ideas secondo criteri di
Innovatività, Creazione di nuovi posti di lavoro, Impatto sociale,
benefici per la comunità e ricadute sul territorio, Rispetto
dell’ambiente e delle risorse naturali, Sostenibilità economica,
Utilizzo di tecnologie avanzate, Tempistica. Opportunità
Le business ideas finaliste che
potranno accedere alla formazione e al coaching verranno comunicate
entro il 28 febbraio 2014. La presentazione delle business ideas
vincitrici – fino a un massimo di 7 – avverrà nel corso di
un evento pubblico entro il mese di giugno 2014. Il
database dei curricula di tutti i giovani partecipanti sarà invece
accessibile alle imprese sostenitrici a partire dal 31 gennaio
prossimo.
A cura della Redazione
giovedì 5 dicembre 2013
Co-working. Un nuovo stile di vita lavorativa.
Co-working
ovvero lavorare insieme
Spesso fra associazioni ed enti del Terzo Settore il problema che appare insormontabile è la possibilità di avere una sede pur non avendo una certezza finanziaria a lungo termine. L'idea di condividere con altre realtà lo spazio lavorativo comincia a concretizzarsi attraverso il co-working. E dunque vediamo cos'è!
Il
co-working è uno stile di vita lavorativa che consiste nella
condivisione di spazi di lavoro comuni, i cosiddetti spazi di
co-working, da parte di professionisti provenienti dai più diversi
settori: un cambio di prospettiva, quindi, in cui non è più
necessario possedere un ufficio, quanto invece mantenere la propria
libertà lavorativa cambiando scrivania ogni volta che si vuole.
In un
mercato del lavoro che richiede sempre maggiore flessibilità, i
giovani freelance, gli startupper, i liberi professionisti non si
posso mai fermare: internet e telefono sono i nuovi uffici, e il
luogo di lavoro sembra assumere sempre meno importanza.
A
casa, al bar, in treno: il lavoratore, armato di pc e cellulare,
lavora ovunque e a qualunque ora, alla continua ricerca di un posto
tranquillo. Il co-working, letteralmente lavorare insieme, porta
nella vita dei lavoratori “senza fissa dimora” una soluzione
alternativa all’ufficio tradizionale e al perenne nomadismo. In uno
spazio co-working, infatti, è possibile affittare una scrivania (o
anche uffici indipendenti) e approfittare di una serie di servizi
offerti ad ogni co-worker: connessione internet, stazioni di ricarica
per cellulari e pc, stampante, area caffè e, soprattutto, la
possibilità di lavorare a stretto contatto con altri “nomadi”,
di diverse professioni e nazionalità, innescando un meccanismo
virtuoso di scambio di esperienze, competenze, collaborazioni.
5
buoni motivi per scegliere il co-working:
Ecco le ragioni per le quali un professionista dovrebbe scegliere il co-working per sostenere e incoraggiare la propria attività lavorativa:
Ecco le ragioni per le quali un professionista dovrebbe scegliere il co-working per sostenere e incoraggiare la propria attività lavorativa:
1.
Crei nuove reti di contatti
Una buona rete di contatti è tutto quando si tratta di far crescere una start-up. In uno spazio co-working i professionisti possono entrare in contatto tra loro e, attraverso un costante confronto con altri settori ed esperienze lavorative, prendere coscienza delle proprie capacità e di possibili prospettive future, innescando nuove collaborazioni e diventando partecipi del lavoro altrui.
Una buona rete di contatti è tutto quando si tratta di far crescere una start-up. In uno spazio co-working i professionisti possono entrare in contatto tra loro e, attraverso un costante confronto con altri settori ed esperienze lavorative, prendere coscienza delle proprie capacità e di possibili prospettive future, innescando nuove collaborazioni e diventando partecipi del lavoro altrui.
2.
Condividi esperienze lavorative
Il co-working incoraggia lo scambio di competenze. Quando, in uno stesso luogo di lavoro, convivono ad esempio imprenditori, scrittori, avvocati, consulenti di marketing, programmatori informatici, il melting pot di esperienze è all'ordine del giorno. Chi vuole lanciare una start-up o deve prendere una decisione difficile può trovare un buon consiglio semplicemente bevendo un caffè o chiacchierando con il vicino di scrivania. Circondati da un patrimonio di risorse umane in continuo cambiamento risulta anche più semplice trovare collaboratori o ricevere buone dritte.
Il co-working incoraggia lo scambio di competenze. Quando, in uno stesso luogo di lavoro, convivono ad esempio imprenditori, scrittori, avvocati, consulenti di marketing, programmatori informatici, il melting pot di esperienze è all'ordine del giorno. Chi vuole lanciare una start-up o deve prendere una decisione difficile può trovare un buon consiglio semplicemente bevendo un caffè o chiacchierando con il vicino di scrivania. Circondati da un patrimonio di risorse umane in continuo cambiamento risulta anche più semplice trovare collaboratori o ricevere buone dritte.
3.
Tieni il lavoro fuori da casa
Lavorare in un ambiente esterno insieme ad altre persone, invece che allestire un ufficio casalingo, aiuta a mantenere un giusto equilibro tra spazi di vita e spazi di lavoro, ed evitare il cosiddetto burnout (la sfiducia e la mancanza di interesse verso il lavoro a causa di una progressiva perdita di motivazioni e stimoli).
Lavorare in un ambiente esterno insieme ad altre persone, invece che allestire un ufficio casalingo, aiuta a mantenere un giusto equilibro tra spazi di vita e spazi di lavoro, ed evitare il cosiddetto burnout (la sfiducia e la mancanza di interesse verso il lavoro a causa di una progressiva perdita di motivazioni e stimoli).
4.
Risparmi tempo
Quando lavora in autonomia, un professionista deve pensare sia alle incombenze legate all'attività professionale vera e propria, che a tutta una serie di questioni burocratiche e amministrative. In uno spazio co-working, i servizi “primari” per svolgere il proprio lavoro sono già a disposizione: un luogo di lavoro attrezzato di mobili, stampanti, connessioni internet, sale riunioni, area caffè-relax, e talvolta anche servizi di spedizione, receptionist o addetti alla segreteria.
Quando lavora in autonomia, un professionista deve pensare sia alle incombenze legate all'attività professionale vera e propria, che a tutta una serie di questioni burocratiche e amministrative. In uno spazio co-working, i servizi “primari” per svolgere il proprio lavoro sono già a disposizione: un luogo di lavoro attrezzato di mobili, stampanti, connessioni internet, sale riunioni, area caffè-relax, e talvolta anche servizi di spedizione, receptionist o addetti alla segreteria.
5.
Risparmi denaro
Nel momento in cui si avvia un'attività le risorse sono spesso limitate: la questione economica è quindi di fondamentale importanza. Il co-working dà la possibilità di ridurre le spese, e di usufruire di uno spazio attrezzato pur mantenendo sempre autonomia e flessibilità. I costi dell'affitto di una scrivania sono sicuramente inferiori a quelli dell'affitto di un ufficio e uno spazio co-working offre ai suoi ospiti anche la possibilità di annullare, o ridurre, i costi sensibili di un'attività lavorativa, come la connessione ad internet e le bollette. http://coworkingproject.com
Nel momento in cui si avvia un'attività le risorse sono spesso limitate: la questione economica è quindi di fondamentale importanza. Il co-working dà la possibilità di ridurre le spese, e di usufruire di uno spazio attrezzato pur mantenendo sempre autonomia e flessibilità. I costi dell'affitto di una scrivania sono sicuramente inferiori a quelli dell'affitto di un ufficio e uno spazio co-working offre ai suoi ospiti anche la possibilità di annullare, o ridurre, i costi sensibili di un'attività lavorativa, come la connessione ad internet e le bollette. http://coworkingproject.com
A
cura della Redazione di Be Equal
martedì 3 dicembre 2013
Le idee innovative valgono 300.000 euro!
Bando "Edison Start"
3
premi da 100.000 euro ciascuno:
è questa l’opportunità offerta dal bando “Edison
Start”,
con l’obiettivo di promuovere le idee
innovative su energia, sviluppo sociale e qualità della vita.
Sono 3
le tematiche in
concorso ma quella che maggiormente ci interessa è quella relativa a
:
Sviluppo
sociale:
Progetti e iniziative che abbiano un impatto sociale in termini di
lotta alla povertà, miglioramento delle condizioni di vita, accesso
ai diritti fondamentali, inclusione e integrazione della persona nel
contesto sociale, culturale ed economico nel quale si svolge la sua
esistenza.
Possono
partecipare per
la categoria Sviluppo sociale: team di persone fisiche (studenti e
non) e organizzazioni no profit attive sul territorio italiano da
almeno due anni.
A
partire dal 13 gennaio 2014 sarà
possibile caricare le idee sul portale di Edison
Start www.edisonstart.it,
sul quale verranno valutate e selezionate.
La chiusura delle
candidature è il 30
marzo 2014.
I 30
finalisti potranno
sviluppare il loro progetto assistiti
da team di esperti.
Verrà quindi scelto un vincitore per ciascuna delle 3 categorie, che
si aggiudicherà un
premio da 100.000 euro per
dare vita al proprio progetto, monitorato e supportato per un anno.
Per tutte le informazioni puoi consultare il
sito www.edisonstart.it .Sullo
stesso sito potete visionare il regolamento e cominciare a sviluppare
le vostre idee.
A
cura della dott.ssa Gabriella Dragani
domenica 1 dicembre 2013
Il volontariato che riconcilia vittime e colpevoli
Dalle liti tra vicini e tra familiari, allo stalking e al carcere
Nel
panorama del Terzo Settore in Italia sono presenti 9 associazioni che
fanno da mediazione dei conflitti tra chi subisce il reato e chi lo
commette. La mission di queste associazioni è di ricucire le piccole
e grandi guerre che possono nascere tra vicini di casa, tra
familiari, all'interno della coppia, ma opera anche nei casi più
difficili e drammatici come quelli che si generano tra chi subisce
un reato e chi ne è autore. Ci sono in
Italia nove associazioni che si occupano di giustizia riparativa e
sono state censite ed ascoltate dalla giornalista Elena Parasiliti,
che ha scritto il libro "Ti chiamo per nome" (Terre di
mezzo Editore), in cui ha raccolto le storie di chi ha cercato o sta
provando a perdonare, a riconciliarsi con la persona che le ha fatto
del male. Queste associazioni sono la risposta creativa di alcune
persone che cercano di rispondere concretamente alle sollecitazioni
dell'Onu e dell'Unione Europea che invitano sempre vittime, colpevoli
e collettività a dialogare tra loro. Nel frattempo in Italia
restiamo in attesa di una legge dello Stato che favorisca tale
mediazione.
Il "Centro italiano per la promozione della mediazione" è
un'associazione nata nel 1995 per assistere le vittime di stalking
ma anche chi ha commesso reati di carattere sessuale o contro la
persona. Solo nel 2012 ha seguito complessivamente 200 casi.
Un'altra realtà è la cooperativa Dike, fondata nel 2001
(cooperativadike.org), che finora ha seguito tra i 50 e gli 80 casi
all'anno, grazie al lavoro di 14 professionisti: dalle liti
condominiali a quelli tra colleghi, ai casi di reati veri e propri.
L'organizzazione Snodi (mediazione-snodi.org), nata nel 2010, si
occupa anche di formare i nuovi volontari alla mediazione e
negoziazione di conflitti. Molte delle associazioni provengono o sono
all'interno dell'area cattolica ma aperti a tutti: l'Università del
perdono (con sedi a Torino, Rimini, Scutari, Hebron e Bogotà),
promossa da padre Gianfranco Testa, missionario della consolata, gli
operatori del progetto Colomba e i referenti della Comunità Papa
Giovanni XXIII; la Caritas di Bergamo che nel 2005 ha istituito
l'Ufficio di mediazione penale e giustizia riparativa. Molti dei
mediatori sono stranieri e provengono da paesi lontani quali il
Senegal, Iraq, Marocco, Costa d'Avorio, Perù e Albania. Il progetto
Sicomoro segue i casi di mediazione all'interno di alcune carceri
italiane. “La Noce “ di Palermo trova ispirazione nella religione
Valdese e dal 2011 con il Centro di giustizia riparativa segue
minori e giovani con problemi di devianza, alcuni già condannati
oppure in "messa alla prova" (decisa dal Giudice che
sospende la pena e affida il minore ai servizi sociali): attraverso
un percorso che prevede lavoro gratuito e presa di coscienza del
reato commesso, questi ragazzi risanano simbolicamente il danno
causato. Anche il mondo del carcere ha trovato la sua strada per la
conciliazione : Ristretti Orizzonti, bimestrale della casa di
reclusione Due Palazzi di Padova; il Centro dell'Istituto penale
femminile della Giudecca di Venezia; Adirmediazione, network de
L'altro diritto, che coinvolge istituzioni territoriali , mediatori,
giudici, avvocati e operatori della sicurezza pubblica.
A
cura di Gabriella Dragani
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