Il
20 Novembre, come tutti gli anni, si celebra la Giornata mondiale per
i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, data in cui
la Convenzione
internazionale sui diritti dell'infanzia venne
approvata dall'Assemblea
generale delle Nazioni Unite a
New York, nel 1989.
La
Convenzione ha avuto come scopo quello di garantire importanti
diritti universalmente riconosciuti anche ai bambini, sradicando
l'idea del bambino come oggetto dedito esclusivamente a tutela e
protezione. In particolare, sono stati garantiti il diritto al nome,
alla sopravvivenza, alla salute e all'educazione, alla dignità e
alla libertà di espressione. La ratifica del trattato consentì di
raggiungere notevoli risultati, come la cessazione delle punizioni
corporali, la creazione di più potenti ed efficaci sistemi di
giustizia minorili, distinti e separati dalla consueta legislazione
degli adulti.
Ma
attualmente questi diritti vengono effettivamente rispettati?
Certo
è che l'attuale situazione politica, economica e sociale non aiuta.
La crisi economica e lavorativa, le difficoltà a cui vanno incontro
giornalmente le famiglie sono tutti fattori che inevitabilmente
toccano e impattano anche quella che dovrebbe essere l'innocente e
spensierata vita quotidiana di bambini e bambine. E i dati ce lo
dimostrano. Nel mondo circa 50 milioni di bambini tra i 6 e i 15 anni
non hanno accesso all'educazione di base, secondo le stime di Save
The Children e di Education
for All Global Monitoring Report dell'Unesco.
Questi numeri sono ancora più evidenti nei paesi dilaniati da guerre
e distruzioni.
Indipendentemente
dall'età, i bambini sentono il disagio e ne vengono segnati. Essi
possono essere considerati come argilla fresca: continuamente in
evoluzione verso il loro futuro e verso la loro forma definitiva,
ogni impronta lascia il segno e influenza il loro sviluppo. E a tal
proposito diviene quasi d'obbligo citare Malala Yousafzai, la più
giovane vincitrice del premio Nobel per la pace. La giovane attivista
pakistana si è battuta e si batte tutt'ora per garantire i diritti
civili ed in particolare il diritto all'istruzione delle donne del
suo Paese e di tutti i bambini del mondo. Ciò a riprova del fatto
che non importa l'età o la maturità: i disagi minorili sono forti e
tutti ne risentono, minori compresi. Proteggere i più piccoli nel
miglior modo possibile è tutt'oggi una delle sfide più ardue e allo
stesso tempo delicate, poiché, con la loro infinita sensibilità, i
bambini percepiscono per primi i disagi, le discriminazioni e le
sofferenze, sia circoscritte al proprio nucleo familiare sia relative
alla situazione dell'intero Paese.
Oltre
il dato educativo altri sono le statistiche che rendono la situazione
ancora più drammatica. Infatti secondo il rapporto
di Save The Children sullo
sfruttamento minorile al mondo sono circa 5,5 milioni i "piccoli
schiavi invisibili" impiegati in tutti i settori lavorativi
esistenti, dall'agricoltura ai servizi, e tra loro anche vittime di
tratta ai fini dello sfruttamento sessuale. In Europa il maggior
numero di vittime accertate e presunte è stato segnalato in Italia,
pari a quasi 2.400 nel 2010, con un calo rispetto ai 2.421 del 2009
ma un notevole aumento rispetto ai 1.624 del 2008. Nel 2014, sono
stati riscontrati un numero sempre crescente di minori arrivati nel
nostro Paese: 2.737 sono i non accompagnati eritrei arrivati in
Italia dall’1 gennaio al 31 luglio 2014: dieci volte di più
rispetto a quelli arrivati nello stesso periodo nell’anno
precedente (242). E questo numero è in continuo aumento, assieme a
quello di minori di nazionalità afgana. Questi, una volta qui sono
ad altissimo rischio di sfruttamento.
Al
primo posto tra le emigrazioni risultano, tuttavia, le adolescenti
nigeriane, le quali sono maggiormente coinvolte nella tratta di
esseri umani per scopi sessuali. Nel dossier 2014 si conferma inoltre
che quello delle minori adolescenti provenienti dai paesi dell’Est
Europa è in crescente aumento nel fenomeno della tratta a
scopo di sfruttamento sessuale in Italia. Lo sfruttamento avviene sia
in strada che al chiuso, sotto il controllo di uomini che ne
governano le promiscue relazioni sociali e abitative. Secondo
il rapporto
di ECPAT le
minori sfruttate vengono "educate" a percepire i favori
sessuali come un dovere, facendole sentire di proprietà dei loro
protettori. E all'interno di questo contesto, stanno aumentando in
maniera esponenziale i casi di spose bambine. Le adolescenti Siriane
rifugiatesi in Giordania hanno contratto il matrimonio in età
prematura nel 48% dei casi, con uomini di dieci anni più grandi se
non di più. La grande differenza di età non fa che aumentare il
rischio di violenze, abusi e sfruttamento. Inoltre, al matrimonio
precoce seguono anche l'inevitabile abbandono scolastico e gravidanze
altrettanto precoci, pericolose tanto per le neo-mamme quanto per i
nascituri, come sostenuto da UNICEF nel suo rapporto
sulla protezione dei diritti dell'infanzia,
da cui emerge che circa 70 milioni di ragazze si sono sposate in età
minorile.
Infine,
ma non per importanza, è degno di nota il fenomeno ormai fin troppo
diffuso dei bambini soldato, una delle più pesanti violazioni dei
diritti umani e dell'infanzia. Il paese con più casi è l'Africa,
considerata l'epicentro della cosa. Le Nazioni Unite stimano
che nella guerra in Liberia abbiano combattuto all'incirca
20.000 bambini, circa il 70 % dei soldati attivi nelle varie fazioni.
Idem il Sudan, che conta tra 100 mila bambini che prestano servizio
su entrambi i fronti di una guerra che dura da più di vent'anni. Ma
il fenomeno dei bambini soldato è presente anche il Medio Oriente
(Algeria, Azerbaijan, Egitto, Iran, Iraq, Libano, Tagikistan, Yemen)
e America del Sud (Colombia, Equador, El Slavador, Guatemala, Messico
(Chapas), Nicaragua, Paraguay e Perù). Non è raro inoltre che, come
riportato dalle ricerche
sul caso svolte
sempre da UNICEF, i bambini si arruolano più per necessità che per
costrizione: vivendo in veri e propri campi di battaglia, si sentono
più al sicuro all'interno di un qualche battaglione di soldati e
armati.
Finché
tali fenomeni continueranno ad esistere, vi saranno ancora bambini a
cui verrà negato il diritto di godere dell'infanzia, uno dei periodi
più importanti ed imprescindibili nella vita di ognuno.
Garantire
che i diritti sanciti dalla Convenzione siano rispettati quindi è
tanto nell'interesse dei bambini quanto nel nostro: sono questi
ultimi che rappresentano il futuro ed è necessario partire da loro
per garantirne uno migliore e soddisfacente per tutti.
E
in un mondo sempre più globalizzato e multiculturale è importante
che tutti abbiano gli stessi diritti e che le differenze vengano
appianate. Difficilmente un bambino percepisce un suo coetaneo come
diverso: nella sua naturalezza e genuinità tutti siamo uguali, non
importa la razza, la lingua o le tradizioni. Ed è importante che non
vengano perpetuate quelle opinioni che hanno caratterizzato e diviso
popoli e Paesi per troppo tempo.
I
bambini hanno tanto da imparare da noi, ma anche noi abbiamo tanto da
imparare da loro.
Laura
Montorselli
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