tag:blogger.com,1999:blog-39086265582799290682024-03-19T03:50:19.828+00:00Be Equalbe equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.comBlogger105125tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-45140482866562716882014-11-25T07:20:00.001+00:002014-11-25T07:20:48.465+00:00C'è una domanda che non trova risposta. <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgANNscUeMvB7kF4l_Vin0VVHESeodWkW1CGBNUkxfsWnvX89VOVF78-XOKscW6KKvDwGqSIwwutbvWbotEGCCW4nGruSTveu0ye773adrM4zoeX9f6U79YSGtwklUYk-zq-5WXKTow2jL4/s1600/045158029-7501de39-da10-4164-9f1b-73c0c0e83ac4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgANNscUeMvB7kF4l_Vin0VVHESeodWkW1CGBNUkxfsWnvX89VOVF78-XOKscW6KKvDwGqSIwwutbvWbotEGCCW4nGruSTveu0ye773adrM4zoeX9f6U79YSGtwklUYk-zq-5WXKTow2jL4/s1600/045158029-7501de39-da10-4164-9f1b-73c0c0e83ac4.jpg" height="204" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">C’è una domanda che non trova risposta. Perché in Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa da un marito, un fidanzato, spesso compagni o ex compagni di anni di vita, padri di figli cresciuti insieme? «Come si fa ad ammazzare una ragazza per un litigio?», chiedeva il papà di Vanessa Scialfa, la giovane di Enna vittima a primavera, appena ventenne, del suo convivente. E c’è una seconda domanda che ci disorienta. Perché una donna — adulta, libera — al primo spintone, o anche alle prime parole selvagge, non allontana da sé per sempre l’uomo che la sta minacciando? Gli resta invece accanto, preferisce ripetersi «non sta succedendo a me» e prepararsi il giorno dopo a dire ai figli — poi ai colleghi, agli amici — che non è niente, che ha di nuovo sbattuto contro la porta.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La verità è che qualcosa esplode nella coppia e brucia l’amore, lo capovolge, lo profana fino all’estremo. Rivela che quella relazione non era fondata sulla meraviglia e sulla cura l’uno dell’altra; ma sulla costante, radicale pretesa di assimilazione e di possesso da parte dell’uomo sulla donna. Il potere maschile resta intrecciato all’ordine sociale e continua a lavorare «nell’oscurità dei corpi»: squilibra i rapporti e i ruoli, presidia la cultura e il linguaggio, cerca di riaffermarsi nelle scuole e nelle famiglie.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La «violenza domestica» — quella subita dagli uomini di casa, anche padri o fratelli — è la prima causa di morte nel mondo per le donne tra i 16 e i 44 anni: più degli incidenti stradali, più delle malattie. Per questo dobbiamo subitoliberarci dell’idea del mostro, o di tanti mostri, dobbiamo sottrarci a quella reazione immediata che ci porta a dire: io non sono così, noi siamo normali. La violenza sulle donne, che in alcuni casi si spinge fino all’omicidio definito per la prima volta «femminicidio» da una sentenza del 2009, non è una collezione di fatti privati: è una tragedia che parla a tutti. Soprattutto, che riguarda tutti gli uomini. Ora noi sappiamo che non sarà un appello, una nuova Carta dei diritti, non saranno uno spettacolo, un documentario, un’inchiesta o un libro a fermare la strage delle donne; neanche le migliori leggi — pur necessarie — basteranno.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Eppure parlarne, scrivere, raccontare le storie, trovarsi numerosi in questa domenica di fine novembre, muoversi insieme, donne e uomini, andare nei teatri o nelle strade con un pensiero comune anti-violenza: tutto questo è un passo importante per capire. E capirci qualcosa aiuta noi a superare quel senso di turbata estraneità che ci prende davanti ai fatti di cronaca e aiuta magari le vittime, almeno alcune tra loro, a scuotersi e salvarsi in tempo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Oggi la Convenzione «No More!» — che nelle ultime settimane ha raccolto migliaia di adesioni tra organizzazioni e persone molto diverse tra loro — sarà portata nelle piazze. E’ il punto di arrivo di un impegno civile diffuso che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha riconosciuto e incoraggiato. In questa giornata, sarebbe già un conforto poter pensare che il silenzio è rotto. Femminicidio non è una bella parola, è vero, ma stiamo imparando a pronunciarla per dare finalmente un nome, che suona antico e non lo è affatto, all’uccisione delle donne perché donne.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Dalla 27 ora.it</span></div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-50828633885712314452014-11-20T14:00:00.000+00:002014-11-20T14:00:35.423+00:0020 Novembre – Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5DrDXnC6a6vPwgxq0bmLGd-QMVrpGm7PDB5yU0A0NIYgHV1QFhO5lGFJ4HuTKngrzrvZRwS6RiTzROdjmbaTE936uSi-L9Q14bhW2o0X-2yJKyAMAEOjq7xPcAnRLqZArhQNHUiawi8KW/s1600/10613104_835513643168301_8942716372023292494_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5DrDXnC6a6vPwgxq0bmLGd-QMVrpGm7PDB5yU0A0NIYgHV1QFhO5lGFJ4HuTKngrzrvZRwS6RiTzROdjmbaTE936uSi-L9Q14bhW2o0X-2yJKyAMAEOjq7xPcAnRLqZArhQNHUiawi8KW/s1600/10613104_835513643168301_8942716372023292494_n.jpg" height="303" width="400" /></a></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">Il
20 Novembre, come tutti gli anni, si celebra la Giornata mondiale per
i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, data in cui
la </span></span></span><a href="http://www.unicef.it/doc/599/convenzione-diritti-infanzia-adolescenza.htm" target="_blank"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">Convenzione
internazionale sui diritti dell'infanzia</span></span></span></span></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;"> venne
approvata dall'</span></span></span><a href="http://carriereinternazionali.com/carriere-internazionali/nazioni-unite/scopriamo-le-nazioni-unite" target="_blank"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">Assemblea
generale delle Nazioni Unite</span></span></span></span></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;"> a
New York, nel 1989.</span></span></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="background: #ffffff;"><span style="color: orange;"> </span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: orange; font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">La
Convenzione ha avuto come scopo quello di garantire importanti
diritti universalmente riconosciuti anche ai bambini, sradicando
l'idea del bambino come oggetto dedito esclusivamente a tutela e
protezione. In particolare, sono stati garantiti il diritto al nome,
alla sopravvivenza, alla salute e all'educazione, alla dignità e
alla libertà di espressione. La ratifica del trattato consentì di
raggiungere notevoli risultati, come la cessazione delle punizioni
corporali, la creazione di più potenti ed efficaci sistemi di
giustizia minorili, distinti e separati dalla consueta legislazione
degli adulti.</span></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="background: #ffffff;"><span style="color: orange;"> </span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: orange; font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">Ma
attualmente questi diritti vengono effettivamente rispettati?</span></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="background: #ffffff;"><span style="color: orange;"> </span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">Certo
è che l'attuale situazione politica, economica e sociale non aiuta.
La crisi economica e lavorativa, le difficoltà a cui vanno incontro
giornalmente le famiglie sono tutti fattori che inevitabilmente
toccano e impattano anche quella che dovrebbe essere l'innocente e
spensierata vita quotidiana di bambini e bambine. E i dati ce lo
dimostrano. Nel mondo circa 50 milioni di bambini tra i 6 e i 15 anni
non hanno accesso all'educazione di base, secondo le stime di Save
The Children e di </span></span></span><a href="http://www.unesco.org/new/en/education/themes/leading-the-international-agenda/efareport/" target="_blank"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">Education
for All Global Monitoring Report</span></span></span></span></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;"> dell'Unesco.
Questi numeri sono ancora più evidenti nei paesi dilaniati da guerre
e distruzioni.</span></span></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="background: #ffffff;"><span style="color: orange;"> </span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: orange; font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">Indipendentemente
dall'età, i bambini sentono il disagio e ne vengono segnati. Essi
possono essere considerati come argilla fresca: continuamente in
evoluzione verso il loro futuro e verso la loro forma definitiva,
ogni impronta lascia il segno e influenza il loro sviluppo. E a tal
proposito diviene quasi d'obbligo citare Malala Yousafzai, la più
giovane vincitrice del premio Nobel per la pace. La giovane attivista
pakistana si è battuta e si batte tutt'ora per garantire i diritti
civili ed in particolare il diritto all'istruzione delle donne del
suo Paese e di tutti i bambini del mondo. Ciò a riprova del fatto
che non importa l'età o la maturità: i disagi minorili sono forti e
tutti ne risentono, minori compresi. Proteggere i più piccoli nel
miglior modo possibile è tutt'oggi una delle sfide più ardue e allo
stesso tempo delicate, poiché, con la loro infinita sensibilità, i
bambini percepiscono per primi i disagi, le discriminazioni e le
sofferenze, sia circoscritte al proprio nucleo familiare sia relative
alla situazione dell'intero Paese.</span></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="background: #ffffff;"><span style="color: orange;"> </span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">Oltre
il dato educativo altri sono le statistiche che rendono la situazione
ancora più drammatica. Infatti secondo il </span></span></span><a href="http://images.savethechildren.it/IT/f/img_pubblicazioni/img244_b.pdf?_ga=1.77860509.840390876.1409308632" target="_blank"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">rapporto
di Save The Children</span></span></span></span></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;"> sullo
sfruttamento minorile al mondo sono circa 5,5 milioni i "piccoli
schiavi invisibili" impiegati in tutti i settori lavorativi
esistenti, dall'agricoltura ai servizi, e tra loro anche vittime di
tratta ai fini dello sfruttamento sessuale. In Europa il maggior
numero di vittime accertate e presunte è stato segnalato in Italia,
pari a quasi 2.400 nel 2010, con un calo rispetto ai 2.421 del 2009
ma un notevole aumento rispetto ai 1.624 del 2008. Nel 2014, sono
stati riscontrati un numero sempre crescente di minori arrivati nel
nostro Paese: 2.737 sono i non accompagnati eritrei arrivati in
Italia dall’1 gennaio al 31 luglio 2014: dieci volte di più
rispetto a quelli arrivati nello stesso periodo nell’anno
precedente (242). E questo numero è in continuo aumento, assieme a
quello di minori di nazionalità afgana. Questi, una volta qui sono
ad altissimo rischio di sfruttamento.</span></span></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="background: #ffffff;"><span style="color: orange;"> </span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">Al
primo posto tra le emigrazioni risultano, tuttavia, le adolescenti
nigeriane, le quali sono maggiormente coinvolte nella tratta di
esseri umani per scopi sessuali. Nel dossier 2014 si conferma inoltre
che quello delle minori adolescenti provenienti dai paesi dell’Est
Europa è in crescente aumento nel fenomeno della tratta a
scopo di sfruttamento sessuale in Italia. Lo sfruttamento avviene sia
in strada che al chiuso, sotto il controllo di uomini che ne
governano le promiscue relazioni sociali e abitative. Secondo
il </span></span></span><a href="http://resources.ecpat.net/EI/Publications/Journals/Journal_Oct2013.pdf" target="_blank"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">rapporto
di ECPAT</span></span></span></span></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;"> le
minori sfruttate vengono "educate" a percepire i favori
sessuali come un dovere, facendole sentire di proprietà dei loro
protettori. E all'interno di questo contesto, stanno aumentando in
maniera esponenziale i casi di spose bambine. Le adolescenti Siriane
rifugiatesi in Giordania hanno contratto il matrimonio in età
prematura nel 48% dei casi, con uomini di dieci anni più grandi se
non di più. La grande differenza di età non fa che aumentare il
rischio di violenze, abusi e sfruttamento. Inoltre, al matrimonio
precoce seguono anche l'inevitabile abbandono scolastico e gravidanze
altrettanto precoci, pericolose tanto per le neo-mamme quanto per i
nascituri, come sostenuto da UNICEF nel suo </span></span></span><a href="http://www.unicef.it/doc/4605/matrimoni-precoci-una-violazione-dei-diritti-umani.htm" target="_blank"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">rapporto
sulla protezione dei diritti dell'infanzia</span></span></span></span></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">,
da cui emerge che circa 70 milioni di ragazze si sono sposate in età
minorile.</span></span></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="background: #ffffff;"><span style="color: orange;"> </span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">Infine,
ma non per importanza, è degno di nota il fenomeno ormai fin troppo
diffuso dei bambini soldato, una delle più pesanti violazioni dei
diritti umani e dell'infanzia. Il paese con più casi è l'Africa,
considerata l'epicentro della cosa. Le Nazioni Unite stimano
che nella guerra in Liberia abbiano combattuto all'incirca
20.000 bambini, circa il 70 % dei soldati attivi nelle varie fazioni.
Idem il Sudan, che conta tra 100 mila bambini che prestano servizio
su entrambi i fronti di una guerra che dura da più di vent'anni. Ma
il fenomeno dei bambini soldato è presente anche il Medio Oriente
(Algeria, Azerbaijan, Egitto, Iran, Iraq, Libano, Tagikistan, Yemen)
e America del Sud (Colombia, Equador, El Slavador, Guatemala, Messico
(Chapas), Nicaragua, Paraguay e Perù). Non è raro inoltre che, come
riportato dalle </span></span></span><a href="http://www.sositalia.it/news/focus/focus-bambini-soldato/bambini-soldato-numeri-e-luoghi" target="_blank"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">ricerche
sul caso</span></span></span></span></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;"> svolte
sempre da UNICEF, i bambini si arruolano più per necessità che per
costrizione: vivendo in veri e propri campi di battaglia, si sentono
più al sicuro all'interno di un qualche battaglione di soldati e
armati.</span></span></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="background: #ffffff;"><span style="color: orange;"> </span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: orange; font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">Finché
tali fenomeni continueranno ad esistere, vi saranno ancora bambini a
cui verrà negato il diritto di godere dell'infanzia, uno dei periodi
più importanti ed imprescindibili nella vita di ognuno.</span></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="background: #ffffff;"><span style="color: orange;"> </span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: orange; font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">Garantire
che i diritti sanciti dalla Convenzione siano rispettati quindi è
tanto nell'interesse dei bambini quanto nel nostro: sono questi
ultimi che rappresentano il futuro ed è necessario partire da loro
per garantirne uno migliore e soddisfacente per tutti.</span></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: orange; font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">E
in un mondo sempre più globalizzato e multiculturale è importante
che tutti abbiano gli stessi diritti e che le differenze vengano
appianate. Difficilmente un bambino percepisce un suo coetaneo come
diverso: nella sua naturalezza e genuinità tutti siamo uguali, non
importa la razza, la lingua o le tradizioni. Ed è importante che non
vengano perpetuate quelle opinioni che hanno caratterizzato e diviso
popoli e Paesi per troppo tempo.</span></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="background: #ffffff;"><span style="color: orange;"> </span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: orange; font-size: 9pt;"><span style="background: #ffffff;">I
bambini hanno tanto da imparare da noi, ma anche noi abbiamo tanto da
imparare da loro.</span></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="background: #ffffff;"><span style="color: orange;"> </span></span></div>
<br />
<div style="border: none; line-height: 0.37cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: orange; font-size: 9pt;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">Laura
Montorselli</span></span></span></div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-17733354701488747702014-11-20T08:26:00.000+00:002014-11-20T08:26:41.142+00:00L’esperienza di “Paperboy”: diversamente abili alla scrittura e la testata che richiama il videogames<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBuqfn0LzAhBy0rY-VrGsHerhJucu5eWx-gBcyVQSG10ArB7VIPy5PBNwHeya_vCK4Idd-a9FPlei7MXT-yyxo8K_XUESlol00ksIZjxEsQLEJMmHEW60QzYF-nLhFDgLbd9mMSV71cR-8/s1600/download.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBuqfn0LzAhBy0rY-VrGsHerhJucu5eWx-gBcyVQSG10ArB7VIPy5PBNwHeya_vCK4Idd-a9FPlei7MXT-yyxo8K_XUESlol00ksIZjxEsQLEJMmHEW60QzYF-nLhFDgLbd9mMSV71cR-8/s1600/download.jpg" height="262" style="cursor: move;" width="400" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="border: none; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.4cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">SALERNO-
«Io scrivo per me, per togliermi un poco di dolore che avevo dentro
al cuore, non avevo nessuno che mi capisse, avevo la scrittura».
Così Annamaria Sersante, 22 anni studentessa di editoria e
pubblicistica, racconta la sua esperienza a “Paperboy”, unica
testata giornalistica in Italia realizzata da persone diversamente
abili; nata a Salerno nel dicembre del 2013, progetto pilota del
“Laboratorio Giornalistico Sociale” a cura della Cooperativa
Sociale “Il Villaggio di Esteban”e dell’Associazione Culturale
“Giovamente”. La redazione di Paperboy, la sede è offerta dai
servizi sociali, è composta da 15 ragazzi ospiti quasi
esclusivamente delle cooperative e delle associazioni coinvolte nel
progetto (ragazzi disabili, autistici, ospiti delle case famiglie,
ecc), accomunati dalla passione per il giornalismo, ma anche
desiderosi di affrontare un’esperienza formativa che dia loro una
futura occasione di realizzazione. «La cosa bella di questa
iniziativa è che prende vita, già in partenza, in maniera diversa,
sottolinea Umberto Adinolfi, giornalista professionista e direttore
di Paperboy – . Oltre a formare i ragazzi con basi di storia del
giornalismo, deontologia, tecniche di impaginazione, dà loro la
possibilità di avere in futuro uno sbocco professionale, oltre che
una soddisfazione a livello reddituale. Tutto nasce, cresce e resta
nelle loro mani e quando tra due anni, al termine del praticantato,
saranno pubblicisti, sceglieremo tra loro il nuovo direttore».</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="border: none; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.4cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Sono
davvero “diversamente speciali” ,come dice il direttore, i
ragazzi, parte di un gruppo affiatato che si riunisce tre volte a
settimana occupandosi della pagina web del mensile, del lavoro di
redazione con uno psicologo che li assiste nel coordinare il gruppo e
della teoria e tecnica giornalistica. «Urlano la loro situazione nel
silenzio generale del mondo della comunicazione e del giornalismo-
continua il direttore- come lo strillone del famoso videogioco dal
quale prende il nome questa realtà». Luca Boffa urla il suo amore
per il cinema, per il Canada e quel viaggio che vuole tanto fare;
Titti La Marca il suo desiderio che si creino nuove occasioni per i
disabili, perché dice che ce ne sono poche; Matteo Vicinanza la
gioia dello stare insieme ad altri ragazzi; Carmine Cristiano la sua
ambizione di diventare un giornalista importante, nonostante tenga il
capo chino, la scrittura questo non lo nota. Annamaria torna a dire
che vuole liberare i suoi elaborati dalla cartella del computer e che
da grande vuole scrivere un libro di poesie per bambini perché «la
felicità è importante averla dentro per averla fuori» dice. Per
ora “Paperboy”, mensile composto da sedici pagine che si
occupa di cronaca, politica, attualità e terzo settore, si sostiene
grazie agli abbonamenti, circa 200, (con un costo di 20 euro l’anno
deducibili, interamente reinvestiti nella redazione), l’obbiettivo
è quello di ingrandirsi,molte le richieste di partecipazione anche
dalla scuole cittadine e riuscire a realizzare un laboratorio di
prodotti per l’editoria, dal volantino alla carta intestata, in
modo da rendere i ragazzi autonomi e dei professionisti qualificati
dell’informazione.</span></span></span></div>
<div align="RIGHT" style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">di </span></span></span><strong><span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;">Sara
Botte</span></span></span></span></strong></div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-2246266269858127902014-11-16T18:10:00.000+00:002014-11-16T18:14:35.387+00:00Postoccupato. <div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.64cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 10pt;"><span style="background: #ffffff;">È
un gesto concreto dedicato a tutte le donne vittime di violenza.
Ciascuna di quelle donne, prima che un marito, un ex, un amante, uno
sconosciuto decidesse di porre fine alla sua vita, occupava un posto
a teatro, sul tram, a scuola, in metropolitana, nella società.
Questo posto è riservato a loro, affinché la quotidianità
non sommerga quanto avvenuto.</span></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.64cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 10pt;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQIWQ24tA1IMFrO2pjZnRS0UB-P30xaio0-PIxq3PZtolTPs2dHX2CZtPnqvncfXPOeJsfW7U8UvKU3549WQEXLb7q832sZN_AK4Jniysh1284FTjKxbg5tnCeJWOm-9u8t3-zVfbTvb1R/s1600/b_p-15384-abstr_img-scarpette7.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQIWQ24tA1IMFrO2pjZnRS0UB-P30xaio0-PIxq3PZtolTPs2dHX2CZtPnqvncfXPOeJsfW7U8UvKU3549WQEXLb7q832sZN_AK4Jniysh1284FTjKxbg5tnCeJWOm-9u8t3-zVfbTvb1R/s1600/b_p-15384-abstr_img-scarpette7.jpg" height="400" width="266" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 10pt;"><span style="background: #ffffff;">Si
occupa un posto in un cinema, un teatro, un treno, sulla metro o a
scuola, per lasciare un segno della nostra presenza: con un giornale,
una borsa, un mazzo di chiavi, un cappello. "Quel posto è mio,
tornerò ad occuparlo". Per molte, troppe donne, non sarà più così.
POSTO OCCUPATO è un’idea, un dolore, un pensiero, una reazione che
ha cominciato a prendere forma man mano che i numeri crescevano e
cresceva l’indignazione di fronte alla notizia dell’ennesima
donna assassinata. Ciascuna di quelle donne, prima che un marito, un
ex, un amante, uno sconosciuto decidesse di porre fine alla sua vita,
occupava un posto nella società, sul tram, a scuola, in
metropolitana. Quel posto vogliamo riservarlo a loro, affinché
la quotidianità sommerga il dolore, l'assenza, il vuoto, per simbolizzare un’assenza che
avrebbe dovuto essere presenza se non ci fosse stato l’incrocio
fatale con un uomo che ha manifestato la sua bestialità,
ammantandola di un “amore” che altro non è che disprezzo. Con
un definitivo e ultimo gesto per sancire un presunto diritto di
proprietà. POSTO OCCUPATO è partito il 29 giugno dall’anfiteatro
della villa Comunale di Rometta (Messina), luogo di nascita di Maria
Andaloro, editore della rivista online “La Grande Testata” e
ideatrice del progetto. La prima fila dell’anfiteatro è stata
occupata da un paio di scarpe rosse, da un mazzo di chiavi, da una
borsa, lì cristallizzati a testimonianza di un delitto. </span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 10pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">La
speranza di POSTO OCCUPATO è che il “contagio” si estenda anche
alle altre città italiane, e che le Istituzioni, i Comuni, i Servizi
di ogni genere e i luoghi di aggregazione sociale raccolgano l’invito
a riservare un “posto” in memoria delle donne vittime di ogni
forma di violenza. E che questa assenza urlasse la mostruosità del
suo perché. </span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 10pt;"><span style="background: #ffffff;">Questa
iniziativa si rivolge ai singoli cittadini così come alle
Istituzioni, le Associazioni e agli Enti di ogni genere, che possono
manifestare il loro sostegno con una semplice firma o in tutti i
modi che riterranno opportuno. Vi invitiamo a inviare foto,
comunicati, attestazione di adesione, che verranno di volta in volta
pubblicati sul sito: www.postoccupato.org</span></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.64cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 10pt;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span></span></div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-5802064642595376182014-11-12T09:14:00.000+00:002014-11-12T09:14:56.054+00:00<h2 class="western" style="font-weight: normal; text-align: center;">
<span style="color: orange; font-family: Archivo Narrow, sans-serif; font-size: large;"><i>Un
campo di volontariato per costruire la biblioteca di Lampedusa</i></span></h2>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<h3 class="western" style="font-weight: normal;">
<span style="color: #58595b;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: small;">La
sezione italiana di Ibby, associazione fondata nel dopoguerra in
Germania, concluderà dal 15 al 22 novembre una raccolta di libri e
un campo di lavoro per dotare l’isola di una struttura per bambini
e ragazzi</span></span></h3>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYtF3ZRk-b-5S5JUA6F5VwAHYtDa8Ofc8D7vPbH2KA-LFbYtZio_m-SrrlqcP3kgOOZpmXX-gXOpxP4rkjShj1kQGD8LSu5zVhDtCJv20jyfCbFnG4MwiSSLKAaIIotjkC46mTJrpOazS8/s1600/bibiloteche-modena.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="241" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYtF3ZRk-b-5S5JUA6F5VwAHYtDa8Ofc8D7vPbH2KA-LFbYtZio_m-SrrlqcP3kgOOZpmXX-gXOpxP4rkjShj1kQGD8LSu5zVhDtCJv20jyfCbFnG4MwiSSLKAaIIotjkC46mTJrpOazS8/s400/bibiloteche-modena.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<div style="line-height: 0.56cm; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">Da
due anni </span></span></span><a href="http://www.ibby.org/index.php?id=431" target="_blank"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><u><span style="background: #ffffff;">Ibby
Italia</span></u></span></span></a><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background: #ffffff;"> </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background: #ffffff;">sta
lavorando per la costruzione di una biblioteca per i bambini e i
ragazzi di Lampedusa, un servizio sino ad oggi inesistente
sull'isola. A breve un nuovo campo di lavoro porterà un gruppo di
volontari a contribuire in loco alla realizzazione di questo sogno</span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background: #ffffff;">
</span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background: #ffffff;">"Per
i mille bambini che popolano l'isola è un diritto avere una
biblioteca a disposizione" spiega Deborah Soria, tra le
volontarie di Ibby Italia impegnate nel progetto di cooperazione
internazionale “Libri senza parole. Dal mondo a Lampedusa e
ritorno”. Il programma prevede una raccolta di libri e una serie di
campi di lavoro sull'isola, l'ultimo dei quali avrà luogo dal 15 al
22 novembre prossimo.</span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background: #ffffff;">
</span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background: #ffffff;">La
storia di Ibby è affascinante: l'associazione internazionale è
stata affondata dalla tedesca Jella Lepman, ingaggiata nel dopoguerra
dall’esercito americano come “esperta dei bisogni culturali ed
educativi delle donne e dei bambini dell’area americana”. La
Lepman pensò di ripartire dai libri, eliminati quasi del tutto sotto
la dittatura nazista, e iniziò proprio dalla letteratura per i
bambini, perchè “saranno i più piccoli che mostreranno poi agli
adulti la via da percorrere”. Dando seguito alle idee della sua
fondatrice, Ibby continua a portare i libri lì dove non ce ne sono,
per sfamare le menti e creare ponti tra culture.</span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background: #ffffff;">
</span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">Secondo
il Rapporto sulla promozione della lettura in Italia 2013, curato dal
Forum del libro, nel 2012 soltanto il 46% degli italiani ha letto
almeno un libro, contro l’82% della Germania, il 70% della Francia
e il 61,4% in Spagna; una famiglia su dieci non ha neanche un libro a
casa e i comuni che non hanno nè biblioteche nè librerie sono
numerosi.</span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background: #ffffff;">
</span></span></span>
</div>
<br />
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<br />be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-14061395145520528882014-11-09T17:40:00.002+00:002014-11-09T18:20:43.288+00:00<h1 class="western">
<a href="http://blog.uidu.org/2014/10/14/weapon-of-choice-potere-distruttivo-delle-parole/"><span style="color: #ff6600;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: 15pt;"><i>Weapon
of Choice: il potere distruttivo delle parole</i></span></span></span></span></a></h1>
<div style="border: none; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.53cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.53cm; padding: 0cm;">
</div>
<div style="border: none; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<strong><a href="http://hurtwords.com/about" target="_blank"><span style="color: black;"><span style="text-decoration: none;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">“</span></span></span></a></strong><strong><a href="http://hurtwords.com/about" target="_blank"><span style="color: black;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Weapon
of Choice” </span></span></span></span></span></a></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">è
un progetto fotografico, nato con l’obiettivo di mostrare “le
cicatrici” conseguenti ad abusi verbali, soprattutto nei
confronti dei giovanissimi. “Parole che diventano armi”. </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Le
immagini, scattate dal fotografo americano </span></span></span><a href="http://www.spectaclephoto.com/rich-johnson/" target="_blank"><span style="color: black;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Richard
Johnson</span></span></span></span></a><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">, e
pubblicate sul sito</span></span></span><strong><a href="http://hurtwords.com/" target="_blank"><span style="color: black;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">hurtwords.com</span></span></span></span></span></a></strong><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">, </span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">descrivono
perfettamente il dolore, le ferite che ciascuno di noi può provare
in tutti i casi di violenza verbale</span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Droid Sans, arial, sans-serif;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">.</span></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div style="border: none; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div style="border: none; line-height: 180%; margin-bottom: 0.53cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #666666;"><img align="BOTTOM" border="0" src="http://blog.uidu.org/wp-content/uploads/2014/10/484645.jpg" height="492" name="immagini2" width="600" /></span></div>
<div align="CENTER" style="border: none; line-height: 180%; margin-bottom: 0.53cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #666666;"><span style="font-family: Droid Sans, arial, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">© Copyright:
Richard Johnson/Weapon of Choice (www.hurtwords.com/)</span></span></span></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">Al
progetto hanno partecipato molti </span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">bambini</span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">,
cui è stata spiegata la finalità: così, all’interno di una
lista, gli stessi hanno scelto le parole ritenute più offensive. La
peggiore secondo i piccoli intervistati? </span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">“Stupido”</span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">.
A pensarci bene, questo termine è pronunciato molto spesso,
anche tra gli adulti, e quasi con leggerezza ormai: non viene dato
più molto peso al reale significato. </span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Ogni
persona, però, ha la sua sensibilità</span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> e
ciò che a me può sembrare “ironia”, non è detto che lo sia
anche per gli altri.A parte il fatto che certe affermazioni, certi
“nomignoli”, non hanno proprio nulla di ironico. Mai. E di
situazioni spiacevoli potremmo citarne tante.</span></span></span></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Proprio
in questi giorni, purtroppo, siamo diventati spettatori mediatici di
un altro crudele episodio di </span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">bullismo</span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">:
un mix di aggressività, fisica e verbale. Il progetto Weapon
of Choice ci dimostra che non esiste poi grande differenza,
soprattutto quando è presente la </span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">volontà</span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">.</span></span></span></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Una
parola, un tono di voce, un gesto, possono essere distruttivi quanto
più il soggetto attivo è consapevole delle sue azioni</span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">.
Ho seguito alcuni dibattiti televisivi e alcuni commenti di cittadini
comuni. Ho sentito dire “banale”, “scherzo”, “ragazzata”. Ho
visto giustificare l’ingiustificabile.</span></span></span></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"><br />Sentire certe considerazioni è avvilente. Immaginiamo, quindi, le sensazioni dei diretti
interessati.</span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Torniamo
a dare a gesti e parole il giusto valore</span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">.
Smettiamola di ridicolizzare, insabbiare, semplificare sempre tutto:
far finta di non vedere appesantisce il cuore. <br />E certe frasi, a
lungo andare, diventano cicatrici dell’anima. </span></span></span></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span></div>
<div align="CENTER" style="border: none; line-height: 180%; margin-bottom: 0.53cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #666666;"><span style="font-family: Droid Sans, arial, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">www.hurtwords.com/</span></span></span></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
</div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-53676398086654435022014-10-29T11:43:00.000+00:002014-10-29T11:43:15.404+00:00 Reyhaneh, lettera alla madre. <span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><i>Pubblichiamo la lettera di <span style="background-color: white; line-height: 24px;"> </span><span style="background-color: white; line-height: 24px;">Reyhaneh</span> alla madre. La redazione del blog di Be Equal ha scelto di non scrivere commenti nè di pubblicare foto a lato del testo. </i></span><br />
<br />
<br />
<div align="LEFT" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">«Cara
mamma,</span></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><br /></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">oggi
ho scoperto che è arrivato il mio momento di affrontare la Qisas</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"> </span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">(</span></span></span></span><em><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><i><span style="background: #ffffff;">la
legge del taglione in Iran, ndr</span></i></span></span></span></em><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">).
Mi fa male pensare che tu non mi abbia informato che ero arrivata
all’ultima pagina del libro della mia vita. Perché non me l’hai
detto? Perché non mi hai dato la possibilità di baciare la tua mano
e quella di mio padre? </span></span></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">Il
mondo mi ha concesso di vivere per 19 anni. Q</span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">uella
notte terribile sarei dovuta essere uccisa</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.
Il mio corpo sarebbe stato gettato in qualche angolo della città e
dopo qualche giorno la polizia ti avrebbe portato all’obitorio per
identificarmi e solo in quel momento avresti capito che </span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">sono
anche stata stuprata</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">. </span></span></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">Non
avrebbero mai trovato l’assassino visto che non siamo ricchi come
lui. Tu avresti vissuto soffrendo e vergognandoti e saresti morta per
colpa di questo dolore.</span></span></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Con
quel "maledetto colpo" la mia vita è cambiata</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.
Il mio corpo non è stato gettato da nessuna parte, ma nella tomba
della prigione di Evin e della sua sezione di isolamento. Poi in
quella di Shahr-e Ray. Ma arrenditi al destino e non lamentarti: </span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">tu
sai bene che la morte non è la fine</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">. </span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Proprio
tu mi hai insegnato che si vive per fare esperienze e imparare. Ogni
persona che nasce ha sulle spalle una responsabilità. Ho imparato
che a volte bisogna lottare</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.</span></span></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">Mi
ricordo quando mi hai detto che l’uomo che guidava la carrozza ha
protestato contro l’uomo che mi stava fustigando, ma poi mi hai
detto che lui l’ha colpito con la frusta in testa e in faccia, ed è
morto. </span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Mi
hai insegnato che se uno crede in un valore ci deve credere fino alla
morte.</span></span></span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">Quando
andavo a scuola mi hai insegnato che dovevo sempre comportarmi “come
una signora” davanti alle discussioni e alle lamentele. Ti ricordi
quanto ci tenevi a questa cosa? </span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Questo
tuo insegnamento è sbagliato. Quando mi è successo questo
incidente, il tuo insegnamento non mi è stato d’aiuto</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.
Come mi sono presentata davanti alla corte mi ha fatto sembrare
</span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">un’assassina
fredda e premeditatrice</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.
Come mi hai insegnato tu non ho pianto, non ho implorato perché
credevo nella legge.</span></span></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">Ma
sono stata anche accusata della mia indifferenza davanti a un
crimine. </span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Tu
lo sai, io non ho mai ucciso neanche una zanzara</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">,
per liberarmi dagli scarafaggi li sollevavo prendendoli dalle loro
antenne. E ora sono diventata un’assassina volontaria. Il modo in
cui trattavo gli animali è stato interpretato dal giudice come un
comportamento maschile, ma non si è nemmeno preoccupato di notare
che nel momento dell’incidente avevo lo smalto.</span></span></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Che
ottimista colui che crede nella giustizia</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.
Il giudice non hai mai contestato il fatto che le mie mani non sono
ruvide come quelle di uno sportivo, di un pugile.</span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;"> </span></span></span></span></span></strong><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">E
questo Paese che amo grazie a te, non mi ha mai voluto</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.
Nessuno mi ha sostenuto quando incalzata dagli inquirenti piangevo e
gridavo per quei termini così volgari. Quando ho perso anche il mio
ultimo segno di bellezza rasandomi i capelli, sono stata
ricompensata: 11 giorni di isolamento.</span></span></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Cara
mamma, non piangere per queste parole</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.
Il primo giorno in cui alla stazione di polizia un agente vecchia
zitella mi ha schiaffeggiato per le mie unghie, ho capito che la
bellezza non è per quest’epoca. La bellezza di un corpo, dei
pensieri, dei desideri, degli occhi, della bella scrittura e la
bellezza di una voce. </span></span></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Cara
mamma, i miei ideali sono cambiati e non è colpa tua. Le mie parole
sono eterne e le affido a qualcuno così quando verrò impiccata da
sola, senza di te, saranno date a te</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.
Ti lascio queste parole scritte come eredità.</span></span></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">Comunque,
prima della mia morte, vorrei qualcosa da te. Qualcosa che mi devi
dare con tutte le tue forze. </span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">In
realtà è l’unica cosa che voglio da questo mondo, da questo Paese
e anche da te</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.
Lo so che hai bisogno di tempo per questa cosa, ti prego non piangere
e ascolta. Voglio che tu vada in tribunale e dica a tutti la mia
richiesta. Non posso scrivere questa lettera dalla prigione perché
il capo non l’approverebbe mai, soffrirai ancora per me. </span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">È
una cosa per cui potrai anche implorare, anche se ti ho sempre detto
di non implorare per la mia salvezza</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.</span></span></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Mia
dolce madre, l’unica che mi è cara più della vita, non voglio
marcire sottoterra</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">. </span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Non
voglio che i miei occhi o il mio giovane cuore diventino polvere</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.
Prega perché venga disposto che non appena sarò stata impiccata il
mio cuore, i miei reni, i miei occhi, le mie ossa e </span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">qualunque
cosa possa essere trapiantata venga data a qualcuno che ne ha
bisogno, come un dono</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.
Non voglio che il mio destinatario conosca il mio nome, o che mi
compri un mazzo di fiori o che preghi per me. Dal profondo del mio
cuore ti dico che non voglio una tomba su cui tu puoi piangere. </span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Non
voglio che tu ti vesta di nero, fai il possibile per dimenticare
questi giorni difficili. Dammi al vento che mi porti via</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.</span></span></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">Il
mondo non ci ama, non ha voluto che si compisse il mio destino. Mi
arrendo a esso e accetto la morte. Di fronte al tribunale di Dio
accuserò gli ispettori, accuserò i giudici della Corte Suprema che
mi hanno picchiato e minacciato. Accuserò Dr. Farvandi, Qassem
Shabani e tutti quelli che per colpa della loro ignoranza o delle
loro bugie mi hanno messo in questa posizione e ucciso i miei diritti
oscurando che a volte quello che sembra verità non lo è. </span></span></span></span><strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Cara
mamma dal cuore tenero, nell’altro mondo saremo io e te gli
accusatori e gli altri gli accusati</span></span></span></span></span></strong><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">.
Vedremo cosa vuole Dio. Vorrei abbracciarti fino alla morte. Ti
amo, Reyhaneh».</span></span></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">
</span></span></span>
</div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-69018754763411952122014-10-26T18:45:00.001+00:002014-10-26T18:45:28.686+00:00Reyhaneh. <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhV1kdsk60lTwovTMkcsL9oWbFf3HKc_wGRJWEQmutRLM-4hT19tGw_TFl5Wfj6a1kfSjjY23Z0RYv5Wfs_gyGH6ExZbGU04y3EO7zH3Xm4cB37CUiPkjlkQXxe30fSoOpPa_hR7mkoDnqS/s1600/download.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhV1kdsk60lTwovTMkcsL9oWbFf3HKc_wGRJWEQmutRLM-4hT19tGw_TFl5Wfj6a1kfSjjY23Z0RYv5Wfs_gyGH6ExZbGU04y3EO7zH3Xm4cB37CUiPkjlkQXxe30fSoOpPa_hR7mkoDnqS/s1600/download.jpg" height="320" width="320" /></a></div>
<div style="border: none; line-height: 0.56cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">«La
mia Reyhaneh è stata impiccata. </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Aveva
la febbre mentre danzava sul patibolo</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">».
Shole Pakravan piange così la figlia di 26 anni su Facebook, il
giorno prima di accompagnare la bara al cimitero di Teheran.
«Domani alle 10 del mattino saluterò la sua salma…. </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Sono
un soldato che ha perso il suo comandante e il suo amore, seduto sul
mare senza fine della tristezza</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">»,
continua Shole, un’attrice teatrale. E nelle sue parole
riecheggiano i versi del poeta sufi Mansour Hallaj, un tempo anche
lui finito sulla forca. Poco dopo, Shole risponde al telefono dalla
sua casa di Teheran. «Il vero responsabile di tutto questo — dice
al</span></span><em><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> </span></span></em><em><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span style="background: #ffffff;">Corriere</span></i></span></em><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> —
</span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">è
il potere giudiziario iraniano».</span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
</span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Sua
figlia Reyhaneh Jabbari, un’arredatrice di interni, è stata
giustiziata ieri all’alba per l’omicidio di un medico ed ex
funzionario dell’intelligence, Mortaza Abdolali Sarbandi</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">.
Nel 2009 durante il processo, la ragazza aveva sostenuto di
averlo pugnalato per legittima difesa. Aveva raccontato di averlo
conosciuto in un internet café: lui, sentendola parlare di lavoro,
le si era avvicinato e le aveva offerto un impiego (arredare il suo
ufficio); poi però l’aveva portata in un appartamento e aveva
tentato di stuprarla; e lei l’aveva pugnalato con un coltello
tascabile ed era fuggita. Reyhaneh sosteneva che le ferite
inflitte non avrebbero da sole potuto ucciderlo, e aveva additato
come assassino un misterioso terzo uomo di nome Sheikhy, giunto
mentre lei scappava. Ma i giudici l’hanno giudicata colpevole di
omicidio premeditato. Un processo che</span></span><em><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span style="background: #ffffff;">Amnesty
International</span></i></span></em><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> </span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">e
altre organizzazioni per i diritti umani definiscono «viziato» —
tra prove sparite, limitazioni a vedere l’avvocato, confessioni
estorte in isolamento. C’è anche chi crede che il caso sia stato
insabbiato proprio perché un uomo dell’intelligence era stato
additato come stupratore.</span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
</span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Per
anni, la madre ha condiviso su Facebook l’attesa, la paura, la
rabbia. È stato soprattutto grazie ai suoi messaggi che è
nata la campagna internazionale che chiedeva un nuovo processo, più
equo. Una campagna cresciuta negli ultimi mesi, con l’appoggio di
diversi artisti iraniani e un totale di 240.000 firme. Ma non è
bastata a salvarla.</span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
</span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">L’ultima
speranza era il perdono della famiglia dell’uomo ucciso: poteva
rinunciare ad applicare la legge del taglione (qisas). Ma Jalal
Sarbandi, il figlio, ha rifiutato. Era in piedi davanti alla forca
ieri con due parenti, per far rispettare «il diritto di
sangue» di suo padre. Molti commenti su Facebook si scagliavano
contro di lui. Ma Shole spiega al telefono di non nutrire astio nei
suoi confronti, di considerare responsabile il regime.</span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
</span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Ha
potuto dire addio alla figlia venerdì, faccia a faccia,
ma non è stata ammessa all’esecuzione. </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Ha
passato la notte con un’ottantina di sostenitori davanti al
carcere, piangendo e chiedendo aiuto a Dio.</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> Per
due volte, in passato, la sentenza di morte contro Reyhaneh era stata
sospesa: ad aprile e poi a fine settembre. </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">«Mamma,
devi lasciarmi andare, basta»</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">,
l’aveva supplicata la figlia. Shole voleva ascoltarla, tanto che
aveva scritto su Facebook: «Da oggi mi siederò in silenzio in un
angolo. Non scriverò più nulla». Ma non poteva tacere, doveva
cercare di salvarla.</span></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.56cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<em><span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><i><u><span style="background: #ffffff;"><a href="https://twitter.com/viviana_mazza" name="&lid=https://twitter.com/viviana_mazza&lpos=homearticle-box = 1__link-position = 9" target="_blank">@viviana_mazz</a>a</span></u></i></span></em></div>
<br />
<div style="border: none; line-height: 0.56cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-71314785163526024462014-10-24T09:44:00.001+01:002014-10-24T09:44:42.779+01:00ORGANIZER! For all!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrHBHGZ0eUS7erKBTyG8x7PQHUh4n28LH-6Y1DQCpqWJiAcxYUqVM-oTlVdVoAYkXOzYo7KINtHQJapGtHBZpF83CWxCAkiktb2Tq9Q9hEKY0zuV1CR_x2Yyn99jmGF5IppLK7MZzBqtiu/s1600/flyer-organizer.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrHBHGZ0eUS7erKBTyG8x7PQHUh4n28LH-6Y1DQCpqWJiAcxYUqVM-oTlVdVoAYkXOzYo7KINtHQJapGtHBZpF83CWxCAkiktb2Tq9Q9hEKY0zuV1CR_x2Yyn99jmGF5IppLK7MZzBqtiu/s1600/flyer-organizer.jpg" height="640" width="299" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><b><i>Giornata
formativa “Organizer” nell'ambito del progetto “ Il
volontariato cosentino, fra memoria e testimonianze”</i></b></span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Si
terrà presso il CSV Cosenza, venerdì 31 ottobre dalle 15 alle
17.00, il corso di formazione rivolto alle organizzazioni di
volontariato, alle associazioni del territorio ma anche ai volontari
e ai tanti potenziali volontari che vorranno saperne di più sulla
</span></span></span><span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">conservazione,
fruibilità e valorizzazione della documentazione bibliografica e di
archivio delle associazioni. Il corso, denominato “Organizer” è
condotto dalla dott.ssa Giusi Ielitro del CSV Cosenza, ed è stato
organizzato nell'ambito delle Map 2014 come percorso tematico
all'interno del progetto “Il volontariato cosentino, fra memoria e
testimonianze” dall'Anteas Cosenza, promotore dell'iniziativa e in
collaborazione con il partneriato composto da Cif Comunale Cosenza,
Alt, Be Equal. Il progetto articolato in varie fasi propone una
giornata formativa allo scopo di </span></span></span><span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">
facilitare le pratiche per la conservazione, la fruibilità, la
valorizzazione della documentazione bibliografica e di archivio
posseduta dalle associazioni e imparare a catalogare la rassegna
stampa. Gestire correttamente la documentazione prodotta è
fondamentale per conservare </span></span></span></span><strong><span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">la
memoria storica, </span></span></span></span></span></strong><span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">favorire </span></span></span></span><strong><span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">gli
studi e la ricerca</span></span></span></span></span></strong><span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"> sui
temi di cui le associazioni si occupano, rendendo disponibile un
patrimonio documentario spesso unico ed originale. Imparare a
catalogare, archiviare e rendere gestibile la documentazione storica
del proprio ente agevola e facilita </span></span></span></span><strong><span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">la
progettazione e lo sviluppo</span></span></span></span></span></strong><span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;"> delle
attività delle associazioni, grazie alla conoscenza e allo studio di
quello che è stato già realizzato nel passato migliorando
</span></span></span></span><strong><span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">l'efficienza
e la qualità dei servizi</span></span></span></span></span></strong><span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="background: #ffffff;">,
grazie ad archivi bene organizzati. La giornata formativa
verterà sulle modalità di catalogazione, registrazione descrizione
e classificazione di tutte le tipologie di documenti prodotti
seguendo metodi corretti per individuare e conoscere i prodotti
realizzati e documentarli in modo opportuno. L'apprendimento quindi
si focalizzerà sull'attività di archiviazione delle informazioni
raccolte secondo precisi criteri, in quanto la salvaguardia e la
conservazione delle proprie testimonianze storiche non può
prescindere dalla conoscenza della loro effettiva consistenza e dal
loro studio analitico e scientifico. </span></span></span></span><span style="color: #ff950e;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">La
catalogazione, raccogliendo in modo organizzato le informazioni sui
documenti e prodotti realizzati, secondo un 'percorso' conoscitivo,
controlla e codifica l'acquisizione dei dati secondo precisi criteri,
offre un supporto fondamentale e si concretizza nell'individuazione,
nello studio e nelle conseguenti operazioni volte alla protezione e
alla conservazione della loro integrità. Il corso è aperto e
gratuito e al termine della giornata sarà rilasciato un attestato di
partecipazione.</span></span></span></div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-63713065095127864892014-10-22T23:20:00.000+01:002014-10-22T23:20:19.300+01:00Zamagni: alle radici del pensiero unico<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXsM_Cemqc8iyGg82ACaa-_1I-AdjSpP1vdm9jSSgaoCPBHsTrL_7MjtnOINOpff0nFu5F8wD1yMnpx7xFHRWpEJOWN2s4fmO1TPr03zo6Dn0Uk9l-jg0sqW3_KFmCfjm20X5VBicqY6qX/s1600/zamagni+2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXsM_Cemqc8iyGg82ACaa-_1I-AdjSpP1vdm9jSSgaoCPBHsTrL_7MjtnOINOpff0nFu5F8wD1yMnpx7xFHRWpEJOWN2s4fmO1TPr03zo6Dn0Uk9l-jg0sqW3_KFmCfjm20X5VBicqY6qX/s1600/zamagni+2.jpg" /></a></div>
<h2 align="JUSTIFY" class="western" style="font-weight: normal; line-height: 150%;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: orange; font-size: small;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">L'economista
analizza la società che oggi eleva tutti i desideri a diritti. «Vale
per l’economia come per le scienze sociali, il diritto, la
bioetica. L’individualismo libertario tende a far credere che le
preferenze degli individui abbiano lo stesso statuto dei loro
diritti»</span></span></span></h2>
<h3 style="line-height: 100%; text-align: justify;">
<div align="JUSTIFY" style="border: none; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: orange; font-size: small;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Da
formula di cortesia – o d’amore, o di piaggeria – quel «ogni
tuo desiderio è un ordine» è diventato principio giuridico. Non
c’è gruppo di attivisti che non reclami il riconoscimento per
legge dei propri desiderata, elevati a “diritti”. E guai a
contestare queste pretese, magari nel nome di valori che guardano
appena un po’ più in là dei gusti personali: scatta
immediatamente il “politicamente corretto”, che censura chiunque
osi porre un argine tra desiderio e diritto. Una reazione da
“totalitarismo culturale”, da “pensiero unico”:
«Un’espressione – illustra </span></span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">l’economista
Stefano Zamagni</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;"> –
relativamente recente e collegata al concetto sviluppato dal
politologo inglese Irving Janis fin dal titolo del suo saggio del
1972 Victims of groupthink (“Vittime del pensiero di gruppo”).
Nel pensiero di gruppo, gli individui che lo compongono credono,
senza alcuna costrizione, alla verità di quanto elaborato da loro
stessi o da chi riconoscono come autorità di riferimento».<br /></span></span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Come
ci si arriva?</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;"><br />«L’idea,
nata studiando le sette religiose, si è poi estesa anche ad altri
ambiti. Oggi per esempio i jihadisti sono espressione di un pensiero
di gruppo: sono veramente convinti di combattere per la giusta causa,
e lo fanno non perché minacciati o retribuiti, ma per seguire
l’indicazione del califfo. Ebbene, tra gli anni ’80 e i ’90
questo concetto ha trovato spazio anche in economia, con
l’affermazione del modello teorico neoliberista. Inizialmente le
cose andavano talmente bene che c’erano economisti (anche premi
Nobel) che ritenevano concluso il loro compito, giacché ormai
avevano trovato un modello capace di diffondere ovunque il benessere
e la stabilità dei mercati».<br /></span></span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Erano
gli anni in cui Francis Fukuyama teorizzava la «fine della storia»
dopo il trionfo dell’Occidente capitalista sul comunismo...</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;"><br />«Sì,
ma non solo: il pensiero unico neoliberista aveva dalla sua anche
altre due armi di seduzione. La prima era l’eleganza dello
strumento matematico. La matematica ha un forte potere persuasivo:
quando un teorema “è dimostrato”, l’uomo della strada finisce
per crederci, dimenticando che – come ricordano i matematici seri –
ogni teorema è valido solo sotto determinate assunzioni di partenza.
In ambito finanziario il “modello di Black-Scholes-Merton” è
raffinatissimo dal punto di vista matematico e “dimostrava” come
i mercati fossero in grado di auto-correggersi tendendo alla
stabilità».<br /></span></span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">E
l’altra “arma”?</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;"><br />«Il
successo immediato: grazie a quel modello fino al 2007 si sono fatti
soldi a palate. La supposta solidità teorica sembrava confermata dai
fatti, e la conferma dei fatti contribuiva a diffondere il modello.
Naturalmente oggi sappiamo che conteneva errori».<br /></span></span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Quali?</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;"><br />«Il
principale fu assumere che il rischio finanziario sia sempre esogeno,
che cioè provenga sempre dal fattori esterni al sistema: lo rendo
tanto più piccolo, quanto più aumento il volume delle transazioni
finanziarie. È così che è nata la bolla speculativa dei derivati,
sulla quale siamo franati perché invece il rischio era endogeno e
quindi aumentava via via che aumentava lo spazio della finanza. I
derivati sono stati creati in obbedienza al pensiero unico: per
aumentare il numero delle transazioni».<br /></span></span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">E
adesso a che punto siamo?</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;"><br />«Il
re è nudo: quella teoria non è più in grado di suggerire linee
d’azione. Ci troviamo in un limbo, ma io sono ottimista: la storia
del pensiero economico insegna che dall’incertezza entro poco nasce
un nuovo pensiero. Fu così nel ’700, quando dopo il mercantilismo
si affermarono l’economia civile in Italia (Genovesi, Filangieri,
Dragonetti) e l’economia politica in Scozia (Smith); fu così dopo
la crisi del 1929, quando emerse Keynes. Oggi anche ex difensori del
pensiero unico – come i Nobel Stiglitz, Phelps e Krugman – hanno
cambiato direzione, per non parlare di Amartya Sen, che ha cominciato
a criticarlo fin dagli anni ’70... Si sta preparando una nuova
rivoluzione scientifica».<br /></span></span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Ma
se il politico continua a delegare al tecnico le proprie decisioni,
non c’è il rischio di cadere subito negli stessi
errori?</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;"><br />«L’economia
deve essere autonoma, ma non separata dall’etica e dalla politica.
Occorre ribaltare il principio del “Noma” (Non-overlapping
magisteria) teorizzato fin dal 1829 da Richard Whateley, che sostiene
che “i magisteri non si sovrappongono”, che per essere scienza
l’economia non deve mescolarsi all’etica e alla politica.
Business is business. Per evitare di riprodurre il pensiero unico
bisogna garantire il pluralismo, invece negli ultimi decenni i fondi
di ricerca, le cattedre universitarie, gli spazi di pubblicazione
andavano solo agli “allineati”. Questa è dittatura del
pensiero».<br /></span></span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Una
dittatura che non si limita al campo economico...</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;"><br />«Vale
per l’economia come per le scienze sociali, il diritto, la
bioetica. L’individualismo libertario tende a far credere che le
preferenze degli individui abbiano lo stesso statuto dei loro
diritti: se preferisco diventare donna e generare un figlio devo
poterlo fare, se preferisco scegliere come dev’essere fatto il mio
bambino devo poterlo fare... Eppure non c’è solo il “diritto”
dell’adulto che decide: c’è anche, per esempio, quello del
nascituro. Che non viene mai riconosciuto, perché non c’è nessuno
che possa “negoziare” in vece di chi non ha voce».<br /></span></span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Ma
questa è la teoria liberale classica: mediazione tra diritti che
confliggono…</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;"><br />«I
vecchi liberali erano persone serie... John Stuart Mill diceva che le
preferenze devono avere sfogo fino a quando compatibili con i diritti
di tutti. Era lo spirito della prima rivoluzione dell’individualismo,
quella illuminista di fine ’700. A fine ’900 invece la seconda
rivoluzione ha imposto il pensiero unico di un individualismo non più
liberale ma libertario – per il quale le preferenze dell’individuo
hanno lo stesso statuto dei diritti. Ed è reso ancor più pericoloso
dal fatto che oggi la tecnologia consente di ottenere quello che un
tempo non si poteva nemmeno immaginare». </span></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">di
Edoardo Castagna </span></span></i></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">da </span></span></span><a href="http://www.avvenire.it/Pagine/home.aspx" target="_blank"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><u><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">avvenire.it</span></span></u></span></a></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
</h3>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-91010281456775878542014-10-21T07:12:00.001+01:002014-10-21T07:12:26.806+01:00Nobel per la pace a Malala Yousafzai e Kaliash Satyarthi, paladini dei minori<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7MbbWLZHa74fLPzrbdblWKKIvvVcJDC5FICDkpm6AtZH0j1vfqTk4_Aq9n-SO4hJxWie-UFcT6PDL2lFqCtPfOMXa1N0Dt3sgLGEgufwc_id7CIHBAB3W8MutcgCzsVj8OTdNZpxG8g90/s1600/1017553_642399895837812_446466751097182153_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7MbbWLZHa74fLPzrbdblWKKIvvVcJDC5FICDkpm6AtZH0j1vfqTk4_Aq9n-SO4hJxWie-UFcT6PDL2lFqCtPfOMXa1N0Dt3sgLGEgufwc_id7CIHBAB3W8MutcgCzsVj8OTdNZpxG8g90/s1600/1017553_642399895837812_446466751097182153_n.jpg" height="266" width="400" /></a></div>
<h2 class="western" style="text-align: justify;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: small; font-weight: normal;"><span style="background-color: white;">E proseguendo il nostro discorso sulla pace, parliamo di premio Nobel che quest'anno </span><span style="background-color: white;">premia una coppia di attivisti per la loro lotta a favore dei bambini e del loro diritto all’istruzione: u</span><span style="background-color: white;">na
pachistana e un indiano, una musulmana e un hindu</span></span></h2>
<div style="line-height: 0.56cm; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> </span><span style="background: #ffffff;">Il
P</span><span style="background: #ffffff;">remio
Nobel per la Pace 2014 è stato assegnato a Malala Yousafzai,</span><span style="background: #ffffff;"> </span><span style="background: #ffffff;">la
giovanissima pakistana vittima di un attentato talebano nel 2009, a
12 anni, perché difendeva il diritto delle bambine allo studio </span><span style="background: #ffffff;">e
all’indiano Kailash Satyarthi,</span><span style="background: #ffffff;"> </span><span style="background: #ffffff;">60
anni, attivista dei diritti dei bambini. Lo ha annunciato
Thorbjoern Jagland, il presidente del Comitato del Nobel norvegese al
Nobel Institute di Oslo. </span><span style="background: #ffffff;">
</span><span style="background: #ffffff;">“</span><span style="background: #ffffff;">I
bambini – riporta il comunicato che accompagna il Premio – devono
poter andare a scuola e non essere sfruttati per denaro. Nei Paesi
più poveri del mondo, il 60 per cento della popolazione ha meno di
25 anni; ed è un prerequisito per lo sviluppo pacifico del mondo che
i diritti dei bambini e dei giovani vengano rispettati. Nelle aree
devastate dalla guerra, in particolare gli abusi sui bambini portano
al perpetuarsi della violenza generazione dopo generazione”.
L</span><span style="background: #ffffff;">’</span><span style="background: #ffffff;">Accademia
norvegese ha deciso così di premiare una coppia di attivisti per la
loro lotta a favore dei bambini e del loro diritto all’istruzione,
dando anche un messaggio di distensione tra due Paesi</span><span style="background: #ffffff;"> –
</span><span style="background: #ffffff;">India
e Pakistan – in guerra dal 1947, in conflitto oggi per il controllo
della regione di confine del Kashmir: “Crediamo che sia un punto
importante per un hindu e una musulmana, un indiano e una pachistana,
unirsi in una lotta comune per l’educazione e contro l’estremismo”.
</span></span></div>
<div style="line-height: 0.56cm; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
</span><span style="background: #ffffff;">Malala
Yousafzay</span><span style="background: #ffffff;"> è
la persona più giovane ad avere vinto il premio nella storia di
tutte le categorie del premio. “Nonostante la sua giovane età –
ha scritto il Comitato – già da anni combatte per i diritti delle
bambine all’educazione e ha dimostrato con l’esempio che anche
bambini e giovani possono contribuire a migliorare la situazione. E
lo ha fatto nelle circostanze più pericolose: attraverso la sua
battaglia eroica, è diventata una voce guida per i diritti dei
bambini all’educazione”. Malala è originaria di Mingora, nella
valle dello Swat, nella provincia della Frontiera del Nord-Ovest in
Pakistan. La regione tra il 2007 e il 2009 è finita sotto il
controllo dai taliban, che hanno chiuso le scuole e imposto la legge
islamica. Nel 2009, la ragazzina, all’età di 11 anni, ha
cominciato a scrivere un blog sotto lo pseudonimo Gul Makai sul sito
della Bbc raccontando l’esperienza sua e degli altri bambini sotto
il dominio talebano. Un editto emanato dal leader locale della fine
del 2008 ordinava la cessazione di tutta l’istruzione femminile
entro un mese: se il divieto non fosse stato rispettato, le scuole
avrebbero subìto gravi conseguenze. Il 9 ottobre del 2012 fu colpita
da vari proiettili alla testa e al collo mentre tornava da scuola. A
volerla uccidere erano i talebani pachistani. Ma Malala è
sopravvissuta grazie alle cure ricevute al Combined military hospital
di Peshawar prima, e al Queen Elizabeth hospital di Birmingham, da
cui uscì 3 mesi dopo, sulle sue gambe. A 9 mesi dalla sparatoria, il
12 luglio del 2013, in occasione del suo sedicesimo compleanno, ha
pronunciato un discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite
in cui ha chiesto ai governi di tutto il mondo di impegnarsi nella
difesa dei diritti delle donne e dei bambini. I 10 talebani
sospettati di averla ferita sono stati arrestati il mese scorso.
Mentre a Oslo le assegnavano il premio, Malala Yousafzay era “a
scuola, come sempre” a Birmingham, città dove risiede dal giorno
del ricovero.</span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.56cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Kailash
Satyarthi</span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> </span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">è
nato 60 anni fa a Vidisha, città del Madhya Pradesh, stato
dell’India centrale. È un attivista dei diritti umani, impegnato
dagli anni ’90 nella lotta contro il lavoro minorile e lo
sfruttamento con la sua organizzazione ‘Bachpan Bachao Andolan’:
la sua azione ha permesso di liberare almeno 80 mila bambini dalla
schiavitù, favorendone la reintegrazione sociale. Il Comitato
del Nobel ha dato atto all’indiano di aver dimostrato “grande
coraggio personale, mantenendo la tradizione di Gandhi, guidando
varie forme di protesta e dimostrazione, tutte pacifiche, contro il
grave sfruttamento dei bambini a scopi di finanziari, contribuendo
anche allo sviluppo di importanti convenzioni internazionali sui
diritti dei bambini”. Negli oltre 25 anni di attività a difesa dei
diritti dei minori, ha partecipato a numerose campagne internazionali
come la Marcia globale contro il lavoro minorile, attirando su di sé
l’attenzione dei media di tutto il mondo. Come presidente della
Marcia, nel maggio 2004 prese la parola in un convegno organizzato da
Cgil, Cisl, Uil e Mani Tese in cui dichiarò: “Basterebbero tre
giorni di spesa militare mondiale, pari a 11 miliardi di dollari, per
far sparire la piaga del lavoro minorile attraverso l’istruzione
data ai 246 milioni di bambini lavoratori”. Nel dicembre 2011 la
sua organizzazione pubblicò uno studio in cui rivelò che in India
scompaiono 11 bambini ogni ora perché vittime del vasto traffico di
esseri umani esistente nel Paese. Ha dedicato il Nobel ai bambini che
vivono in schiavitù: “È un onore per tutti quei bambini che
soffrono in schiavitù, vittime del lavoro forzato e dei traffici”. </span></span></span></div>
<br />
<div style="line-height: 0.56cm; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-41395883931525226062014-10-17T07:07:00.002+01:002014-10-17T07:07:42.162+01:00Marcia Perugia Assisi 19 ottobre 2014 <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhUsxM_o2QGSoMUVUG0ag12mxIXu_bTOpGw4uTMGFl-Uq6ycrK3GlW3HAAmybIOtNujDNdMpwR5TQ4KHmweJahkxSdMYJKjwDQXdOoFGzDpOSezMtn-XEWojHinYRVCs2imXfKAzhBOh4r/s1600/11480-1+(1).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhUsxM_o2QGSoMUVUG0ag12mxIXu_bTOpGw4uTMGFl-Uq6ycrK3GlW3HAAmybIOtNujDNdMpwR5TQ4KHmweJahkxSdMYJKjwDQXdOoFGzDpOSezMtn-XEWojHinYRVCs2imXfKAzhBOh4r/s1600/11480-1+(1).jpg" height="276" width="400" /></a></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><b>In cammino per la pace e la fraternità</b></span></span></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm;">
<strong><span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span></span></strong></div>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Cento
anni fa scoppiava in Europa la prima guerra mondiale</span></span></strong><span style="background: #ffffff;">,
lasciando sul campo più di 10 milioni di morti e 20 milioni di
feriti, mutilati, invalidi. Le centinaia di guerre che sono venute
dopo hanno causato più di duecento milioni di morti, senza contare i
cosiddetti “danni collaterali” (milioni e milioni di donne,
uomini e bambini uccisi o dilaniati dalla fame e dalle malattie
conseguenza delle stesse guerre) e l’immensa quantità di beni e
risorse che sono stati distrutti e sottratti allo sviluppo
dell’intera umanità.</span></span></div>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Inutile
strage, avventura senza ritorno, la guerra è un mostro che continua
a uccidere</span></span></strong><span style="background: #ffffff;"> </span><span style="background: #ffffff;">tante
persone in tutto il mondo e minaccia di diffondersi ulteriormente.
Armi micidiali continuano ad essere costruite e accumulate e insieme
alla loro proliferazione incontrollata cresce anche la propensione ad
usarle. Contro questo scenario angosciante abbiamo il dovere di
insorgere!</span></span></div>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Dopo
cento anni di orribili massacri e crimini contro l’umanità </span><strong><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">è
venuto il tempo di riconoscere che la pace è un diritto umano
fondamentale della persona e dei popoli</span></span></strong><span style="background: #ffffff;">, pre-condizione
necessaria per l’esercizio di tutti gli altri diritti umani.
Un diritto che deve essere effettivamente riconosciuto,
applicato e tutelato a tutti i livelli, dalle nostre città all’Onu.</span><strong><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;"> </span></span></strong></span></div>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">A
cento anni da quella terribile tragedia la pace è ancora in
pericolo.</span></span></strong><span style="background: #ffffff;">Troppe
persone precipitano nella povertà e nella disperazione. Succede ogni
giorno in Italia, in Europa e in tante parti del mondo. Troppe
ingiustizie si sommano a troppe disuguaglianze. Troppi problemi
attendono inutilmente di essere risolti. Troppa violenza dilaga senza
limiti né confini. Troppi soldi continuano a riempire il mondo di
armi. Troppe armi alimentano nuove guerre. Troppi egoismi, interessi
e complicità impediscono che le cose cambino. Intanto la crisi
globale fa strazio di vite umane alimentando paure, angosce, sfiducia
e chiusura.</span></span></div>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Non
c’è pace senza diritti umani.</span></span></strong><span style="background: #ffffff;"> </span><span style="background: #ffffff;">Lo
sa bene chi non riesce a trovare lavoro, chi non ha cibo e acqua a
sufficienza, chi non può curarsi come dovrebbe. Il mancato rispetto
dei diritti umani fondamentali crea tensioni, conflitti,
disuguaglianze e insicurezza. E finisce per togliere la pace anche a
chi pensava di averla.</span></span></div>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Per
uscire da questa crisi dobbiamo riscoprire il valore della
fraternità</span></span></strong><span style="background: #ffffff;"> </span><span style="background: #ffffff;">che
deve improntare tutti gli aspetti della vita, compresa
l’economia, la finanza, la società civile, la politica, la
ricerca, lo sviluppo, le istituzioni pubbliche e culturali. La
globalizzazione della fraternità deve prendere il posto della
globalizzazione dell’indifferenza. </span><strong><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">La
pace è un bene comune indivisibile. </span></span></strong><span style="background: #ffffff;">O
c’è per tutti o non c’è per nessuno. Non ci sono più i “fatti
nostri” e quelli “degli altri”. Contribuire alla costruzione di
un futuro migliore per tutti e alla soluzione delle grandi sfide
comuni che incombono è un nostro dovere e un nostro interesse. </span><strong><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Ma
noi cosa possiamo fare?</span></span></strong></span></div>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Serve
più responsabilità personale.</span></span></strong><span style="background: #ffffff;"> </span><span style="background: #ffffff;">La
crisi della politica e delle istituzioni ci lascia sempre più soli
davanti a problemi sempre più gravi e complessi. Se davvero vogliamo
la pace dobbiamo essere disponibili a fare la nostra parte. Partire
da noi, da quello che possiamo fare in prima persona, nell’ambito
delle nostre possibilità, ci consente di esigere con ancora più
forza e autorevolezza il cambiamento che si fa sempre più urgente.</span></span></div>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">La
pace comincia dalle nostre città-mondo.</span></span></strong><span style="background: #ffffff;"> </span><span style="background: #ffffff;">Il
nostro impegno per la pace deve crescere innanzitutto nei luoghi dove
viviamo tutti i giorni, nelle scuole, nei posti di lavoro e nelle
nostre città. Deve essere concreto, aperto e costruttivo. E’ qui,
nelle città-mondo, dove comincia il rispetto dei diritti umani e la
nostra responsabilità di costruttori della pace. E’ qui che
dobbiamo agire per rinsaldare l’agenda interna con quella
internazionale. Ciascuna delle nostre città deve diventare un
laboratorio di quel cambiamento che invochiamo per il mondo intero.
Costruiamo insieme le città della pace e dei diritti umani.</span></span></div>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Se
vogliamo la pace dobbiamo educarci alla pace.</span></span></strong><span style="background: #ffffff;"> </span><span style="background: #ffffff;">La
cultura che respiriamo è ancora oggi una cultura di guerra, intrisa
di individualismo, egoismo e indifferenza. Per questo, prima di
tutto, dobbiamo educarci ed educare alla giustizia e alla pace, alla
nonviolenza e ai diritti umani. Tutti si devono sentire
corresponsabili di questo sforzo. Abbiamo bisogno di diffondere e
consolidare un’altra cultura, un’altra scala di valori, un’altra
idea della pace lontana da ogni atteggiamento di rinuncia,
accomodamento e utilitarismo.</span><strong><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Abbiamo
bisogno di un’informazione e una comunicazione pubblica di pace</span></span></strong><span style="background: #ffffff;">,
libera da lacci economici e politici, attenta alla vita reale delle
persone e dei popoli, dell’Europa e del mondo. Investire sui
giovani e sulla loro formazione, consentirgli di essere parte
attiva della comunità “glocale” e del cambiamento epocale che
stiamo vivendo, non è solo un’opportunità per tutti ma un
dovere primario.</span></span></div>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Non
c’è pace senza una politica di pace.</span></span></strong><span style="background: #ffffff;"> </span><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">E
una politica di pace è tale se è tutti i diritti umani per tutti.
Molti problemi sono fuori dalla nostra portata. Ma quello che non
possiamo fare in prima persona lo può e lo deve fare il nostro
paese, l’Italia e l’Europa. L’Italia e l’Europa devono essere
pienamente consapevoli delle sfide che ci investono a partire dal
Mediterraneo e dal vicino Oriente e devono alimentare una politica di
pace e fratellanza, di disarmo e cooperazione fondata sulla
promozione dei diritti umani. Una politica coerente con il progetto
iscritto nella nostra Costituzione e nelle carte fondamentali
dell’Europa e delle Nazioni Unite. L’assenza di questa politica,
il ripiegamento dell’Italia e dell’Europa ci stanno esponendo a
seri pericoli e ci stanno facendo perdere grandi opportunità. Ma noi
non ce lo possiamo permettere. Una fase della nostra storia deve
essere chiusa per cominciarne un’altra. Costruirla dal basso è un
dovere che ci dobbiamo e vogliamo assumere.</span></span></div>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm; text-align: justify;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
</span></div>
<div align="CENTER" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm;">
<strong><span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Comitato
Promotore Marcia Perugia-Assisi</span></span></span></strong></div>
<div align="CENTER" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm;">
<span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">via
della viola 1 (06122) Perugia, Tel. 335.6590356 - 075/5736890 - fax
075/5739337 email: </span><a href="mailto:adesioni@perlapace.it"><span style="background: #ffffff;">adesioni@perlapace.it</span></a><span style="background: #ffffff;"> - </span><a href="http://www.perlapace.it/"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">www.perlapace.it</span></a></span></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.21cm;">
<br />
</div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-19627177581587610042014-10-16T13:16:00.000+01:002014-10-16T13:16:57.948+01:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3_Yv_myUfgdRuHtpaAAdlc6ahcBgL89SovpWTMybHeqYuDJXhpylmG2VuwM0Tn4Eyx07TaUwDmOVrlmslkz-LvjDzu6_FGaNsOZksMB-njsYhEn3nN5gjOQG6UgE7Jmt_cd-oM9Wsm-m3/s1600/Presentazione+standard1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3_Yv_myUfgdRuHtpaAAdlc6ahcBgL89SovpWTMybHeqYuDJXhpylmG2VuwM0Tn4Eyx07TaUwDmOVrlmslkz-LvjDzu6_FGaNsOZksMB-njsYhEn3nN5gjOQG6UgE7Jmt_cd-oM9Wsm-m3/s1600/Presentazione+standard1.jpg" height="320" width="312" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Eccoci di nuovo dopo le vacanze estive e un periodo di grande operosità. Il nostro blog riprende con novità, iniziative e varie collaborazioni, sempre in ambito sociale. Continuate a seguirci e a inviarci i vostri commenti e se desiderate pubblicare un articolo contattateci con una mail oppure telefonateci ai numeri di riferimento. Be Equal, la redazione. </span></div>
<br />be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-6666664569765641792014-07-11T15:49:00.001+01:002014-07-11T15:49:50.539+01:00Ecco la riforma del Terzo Settore<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2qoJjU6wJ03jl5twXbpnzR3tbQcXvb-UKoAePVUqXCvAUQKHWzHz5q1cV9le_Hs7skrcW-TbQTw8aXYnHgdGE1k6PKDP8sWBCrqyxRvuhJkJFBjzyU7NUaTSoZQaNujnTLQIiAjUNfvGB/s1600/Fotolia_52303859_ottimizzata_sito.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2qoJjU6wJ03jl5twXbpnzR3tbQcXvb-UKoAePVUqXCvAUQKHWzHz5q1cV9le_Hs7skrcW-TbQTw8aXYnHgdGE1k6PKDP8sWBCrqyxRvuhJkJFBjzyU7NUaTSoZQaNujnTLQIiAjUNfvGB/s1600/Fotolia_52303859_ottimizzata_sito.jpg" height="282" width="400" /></a></div>
<h2 align="LEFT" class="western" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: none; font-weight: normal; line-height: 0.64cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia;"><i><span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: small;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">Annunciata
lo scorso 12 aprile è stata approvata in serata in Consiglio dei
Ministri la Legge delega “Riforma del Terzo settore, dell’impresa
sociale e per la disciplina del Servizio civile universale”. Ecco
l’impianto che siamo in grado di anticipare. Renzi “Il Governo ha
mantenuto l'impegno”.</span></span></i></span></h2>
<div align="LEFT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: none; line-height: 0.64cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<i><span style="color: orange;"><br />
</span></i></div>
<div align="LEFT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: none; line-height: 0.64cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">Arrivata
questa sera in Consiglio dei Ministri lo schema di Legge delega al
Governo, che già nel titolo evidenzia i tre assi del cambiamento
annunciato e previsto:</span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;"> “</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Riforma
del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del
Servizio civile universale</span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">”</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">.
</span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">“</span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Il
Governo ha mantenuto gli impegni assunti approvando nei tempi
previsti la legge Delega per la riforma del Terzo settore,
dell'impresa sociale e del Servizio civile”. Lo ha affermato
durante la conferenza stampa al termine del Cdm di questa sera il
premier Matteo Renzi. ”Servizio civile universale, 5 per mille
stabilizzato per legge, obbligo di trasparenza per le associazioni
che ne beneficeranno, riforma del Codice civile: sono le tappe di una
grande svolta per il settore, un impegno che ho assunto a Lucca,
all’assemblea delle associazioni di volontariato e che ho
mantenuto”. Il ministro Poletti, ha annunciato Renzi, spiegherà
domani i dettagli della legge Delega, ma c’è compiacimento da
parte del premier per l’arrivo quasi contemporaneo in Parlamento,
”tra una quindicina di giorni – prevede Renzi – della riforma
della Cooperazione, attesa da 27 anni”. Soddisfazione anche per
l’approvazione, anticipa il premier, della possibilità per tutti i
giovani di che lo chiedono accedere al Servizio civile: ”È un modo
per dire ai giovani, voi credete a un concetto bello di patria, a un
patriottismo dolce”, ha concluso Renzi. </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Questo
l’impianto della legge delega che siamo in grado di
anticipare.</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">L’art.
1</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> è
dedicato a delineare scopo, tempi e oggetto della Legge delega che
dice che il Governo entro sei mesi dalla data di entrata in vigore
della delega deve addottare “uno o più decreti legislativi recanti
il riordino e la revisione organica della disciplina degli enti
privati del Terzo settore e delle attività che promuovono e
realizzano finalità solidaristiche e di interesse generale, anche
attraverso la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità
sociale, in attuazione del principio di sussidiarietà, al fine di
sostenere la libera iniziativa dei cittadini associati per perseguire
il bene comune, elevare i livelli di cittadinanza attiva, coesione e
protezione sociale, favorendo la partecipazione, l’inclusione e il
pieno sviluppo della persona e valorizzando al contempo il potenziale
di crescita ed occupazione del settore”. I tempi previsti sono
perciò ipotizzabili in circa 12 mesi. Sempre all’art. 1 gli
obiettivi della legge: a) </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Revisione
del Libro primo, Titolo secondo, del Codice civile</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> scritto
nel 1942; b) riordino e al necessario coordinamento delle altre
disposizioni vigenti, compresa la disciplina tributaria anche con
l’</span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">adozione
di un Testo Unico</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">; </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">c)
revisione della disciplina in materia di impresa sociale</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">;
d) revisione della disciplina in materia di servizio
civile<br /> </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">L’articolo
2</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> prevede
una delega al governo per disciplinare la costituzione,
l’organizzazione, le forme di governo ed il ruolo degli enti che,
con finalità ideale e senza scopo di lucro, promuovono e realizzano
attività d’interesse generale, di valorizzazione della
partecipazione e di solidarietà sociale, ovvero producono o
scambiano beni o servizi di utilità sociale, anche attraverso forme
di mutualità con fini di coesione sociale. Secondo questi principi:
a) </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">riconoscere
e garantire il più ampio esercizio del diritto di associazione</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">;
b) </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">riconoscere
e favorire l’iniziativa economica privata, svolta senza finalità
speculative</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">,
diretta a realizzare in via principale la produzione o lo scambio di
beni o servizi di utilità sociale o d’interesse generale;
c)</span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">definire
le finalità non lucrative e le attività solidaristiche e di
interesse generale</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> che
caratterizzano gli enti del Terzo settore; d)</span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">riorganizzare
e semplificare il procedimento per il riconoscimento della
personalità giuridica</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> e
disciplinare il relativo regime di responsabilità limitata degli
enti riconosciuti come persone giuridiche; e) definire forme e
modalità di organizzazione e amministrazione degli enti ispirate ai
principi di </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">democrazia,
uguaglianza,</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">pari
opportunità</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">,
partecipazione degli associati e dei lavoratori e trasparenza; f)
riorganizzare il sistema di registrazione degli enti e di tutti gli
atti di gestione rilevanti secondo criteri di semplificazione,
attraverso la </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">previsione
di un registro unico del Terzo settore</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">;
g) valorizzare il ruolo degli enti nella fase di programmazione, a
livello territoriale, relativa anche al </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">sistema
integrato di interventi e servizi socio-assistenziali, di tutela e
valorizzazione del patrimonio culturale, paesaggistico e
ambientale</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"><br /></span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">L’articolo
3</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> prevede
“di procedere al riordino” e alla revisione dell’attuale
disciplina in materia di attività associative, di volontariato e di
promozione sociale, in particolare della legge-quadro sul
volontariato (legge 11 agosto 1991, n. 266) e della legge di
disciplina delle associazioni di promozione sociale (legge 7 dicembre
2000, n. 383). </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">L’articolo
4</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> si
compone di una </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">delega
al governo finalizzata al necessario riordino e alla revisione
dell’attuale disciplina in materia di impresa sociale</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">,
in particolare della disciplina dettata dal decreto legislativo 24
marzo 2006, n. 155, s</span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">econdo
quanto già indicato nelle Linee Guida del 12 maggio
scorso</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">.<br /></span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">L’articolo
5</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> comprende
una delega al governo al fine di procedere al riordino e alla
revisione dell’attuale disciplina in materia di servizio civile, in
particolare della disciplina dettata dal decreto legislativo 5 aprile
2002, n. 77 e della legge istitutiva del servizio civile nazionale
(legge 6 marzo 2001, n. 64), finalizzata </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">all’istituzione
di un servizio civile nazionale universale</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">.
Anche qui secondo quanto già indicato nelle Linee guida del maggio
scorso ma con due importanti nuove sottolineature: la
prima,“definizione dello status giuridico dei giovani ammessi al
servizio civile universale, prevedendo l’instaurazione di uno
specifico </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">rapporto
di servizio civile non assimilabile al rapporto di lavoro,</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">con
previsione della non assoggettabilità della prestazione ad alcuna
disposizione fiscale o tributaria”</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">.
La seconda: r</span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">iconoscimento
e valorizzazione delle competenze acquisite durante l’espletamento
del servizio civile universale</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">in
funzione del loro utilizzo nei percorsi di istruzione e in ambito
lavorativocivile circa 100mila giovani tra i 18 e 28
anni.<br /></span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">L’articolo
6 </span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">prevede
una delega al governo per il </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">riordino
e l’armonizzazione della disciplina tributaria applicabile agli
enti di cui all’articolo 1</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> e
delle diverse forme di fiscalità di vantaggio nel rispetto </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">della
normativa dell’Unione europea</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">,
dell'invarianza dei saldi di finanza pubblica e tenuto conto di
quanto disposto ai sensi della legge 11 marzo 2014, n. 23. Sulla base
dei seguenti principi e criteri direttivi: a) </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">nuova
definizione di definizione di ente non commerciale ai fini fiscali</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">;
b) </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">razionalizzazione
e semplificazione del regime di deducibilità e detraibilità</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> dal
reddito delle persone fisiche e giuridiche delle erogazioni liberali,
in denaro e in natura; c) r</span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">evisione
e stabilizzazione dell’istituto della destinazione del 5 per mille
dell’imposta sul reddito delle persone fisiche in base alle scelte
espresse dai contribuenti</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> in
favore degli enti di cui all'articolo 1; d) previsione </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">per
le Imprese sociali</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> di
di accedere a </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">forme
di raccolta di capitali di rischio tramite portali on line</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">,
in analogia a quanto previsto per le start-up innovative; di </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">misure
fiscali agevolative, volte anche a favorire gli investimenti di
capitale, dell’istituzione di un apposito fondo rotativo destinato
a finanziarle;</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> e)
introduzione di meccanismi volti alla </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">diffusione
dei titoli di solidarietà e di altre forme di finanza
sociale</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> finalizzate
a obiettivi di solidarietà sociale; f)</span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">promozione
dell’assegnazione in favore degli enti di cui all'articolo 1
degli immobili pubblici inutilizzat</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">i,
nonché, tenuto conto della disciplina in materia, dei beni immobili
e mobili confiscati alla criminalità organizzata, secondo criteri di
semplificazione e di economicità, anche al fine di valorizzare in
modo adeguato i beni culturali e ambientali<br /></span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">All’articolo
7</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;"> il
compito più difficile, quello di stabilire le coperture
necessarie. </span></span><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">Si
parla di circa 360 mln sul 2015, di cui 60 (che si vanno ad
aggiungere ai 400 previsti) per far sì che il 5 per mille sia
finalmente distribuito nel rispetto della volontà espressa dai
contribuenti. E il resto a finanziare il Servizio civile Universale</span></span></span></strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">.</span></span></div>
<div align="LEFT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: none; line-height: 0.64cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">da Vita.it<br /> </span></span></div>
<br />
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.32cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br />
</div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-5304612246598160482014-07-03T10:11:00.001+01:002014-07-03T10:11:15.158+01:00Servizio sociale e lavoro sociale. Quali prospettive? ( parte ottava ) <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgp1bJnxbyjgbXavoG1mXZkQUI5L_HylFoL_srGHFQjHd2zgorPKnagAlninqFlKQW03Fw9pdyb6MoFC1k6vhXGv_0BXOLu0TgxDuSeUZHKvCRDURVGuyoJwmZjmd2dM59h9KmNkX5nDrCA/s1600/images+(37).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgp1bJnxbyjgbXavoG1mXZkQUI5L_HylFoL_srGHFQjHd2zgorPKnagAlninqFlKQW03Fw9pdyb6MoFC1k6vhXGv_0BXOLu0TgxDuSeUZHKvCRDURVGuyoJwmZjmd2dM59h9KmNkX5nDrCA/s1600/images+(37).jpg" height="185" width="400" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: orange;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La
società che si prende cura </span>
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">L’evidente
ripiegamento in atto dei sistemi di welfare crea tuttavia delle
controspinte. Emerge una nuova tendenza, che mi sembra la più
interessante dal punto di vista professionale, nel senso di
consentire un esercizio più alto di discrezionalità. Questa
tendenza è quella che Donati chiama <i>societaria </i>(Donati, 2000;
2002). Tale approccio avanza una idea del sistema di protezione
sociale che non sia «difensivo» o «alternativo» rispetto alle
necessità della società civile ma un sistema che, per così dire,
si rotoli in essa. Non un sistema di servizi che miri a risolvere i
problemi della società (salvo poi ben presto perdere coraggio e
lasciar perdere, come abbiamo visto), ma un sistema che sia in
relazione <i>con la società che si prende cura</i>. Immaginiamo un
sistema istituzionale ben connesso con quella parte di società
civile che esprime capacità, competenze, motivazioni a impegnarsi
nella soluzione associata e condivisa dei problemi collettivi. In
realtà, non si tratta di un mero esercizio di immaginazione, dato
che possiamo contare ormai su </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">innumerevoli
evidenze che le istituzioni di welfare possono realizzare proficue
connessioni di questo genere. In tale ottica, l’operatore sociale
sarebbe davvero un autentico lavoratore del sociale in quanto
potrebbe svolgere a pieno regime quelle funzioni che sopra abbiamo
chiamato di accompagnamento o di animazione sociale. L’operatore
sociale è inteso qui come un </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">operatore di rete, </i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">un operatore
</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">sociale </i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">nel vero senso del termine, stimolatore di capitale
sociale (Folgheraiter, 1998; 2004; 2007).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il
dato attualmente prevalente è che questa azione sociale di
fronteggiamento comunitario risulta più fluida ed efficace nelle
realtà di terzo o di quarto settore (o nella stessa libera
professione, intesa in senso proprio). Nell’ente pubblico le
funzioni professionali, a parte eccezioni importanti, sembrano andare
a ripiegarsi sulle garanzie e sulle tutele di base. Non ritengo che
questa tendenza sia inevitabile, ma tale sembra essere al momento. </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il
mio intento qui è analitico: non voglio lasciare intendere che vi
siano funzioni sociali migliori o più nobili di altre. Le funzioni
amministrative o puramente tecniche sono importanti e vanno svolte
con competenza e passione come le altre. È indubbio tuttavia che un
operatore poliedrico come un assistente sociale deve essere formato a
concepire sempre tutto il fronte del <i>social work</i>, in
particolare a lavorare sempre con la mente aperta ai processi
societari, sapendo che questi processi sono vitali e insopprimibili.
L’operatore sociale deve comunque sempre sapere che nessun sistema
o marchingegno di ingegneria sociale — servizio organizzato o
prestazione standard — può bypassare la società o privarla del
potere (diritto) di azione competente. <i>Empowerment </i>è il
termine che indica </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">questo
genere di sensibilità (Folgheraiter e Bortoli, 2004). Per questo
auspicherei nella formazione di base degli assistenti sociali una
seria «applicazione» degli studenti su tutte queste funzioni, per
assimilarle nella loro unitarietà.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Nella
vita professionale poi, auspicherei che ciascun operatore possa
esercitarle tutte almeno in parte, anche prevedendo periodici
avvicendamenti. Per un operatore sociale è vitale assimilare la
pienezza delle competenze. Pare questa l’unica strada nota che
consenta al professionista di non rinsecchire la propria sensibilità
di percepire i flussi societari, le emozioni e i desideri delle
persone. Per esercitare la professione dell’assistente sociale,
l’operatore deve stare sempre in contatto con le aspirazioni
costruttive delle persone nei loro mondi della vita. L’operatore è
sociale in quanto sa ascoltare, dialogare e imparare <i>quale
soluzione eticamente accettabile è possibile che emerga.</i></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sarebbe
un errore pensare che questa piena connessione riflessiva non sia
possibile nel lavoro sociale dato che si occupa degli «ultimi», i
quali in effetti troppo spesso sono lasciati senza voce e senza
possibilità di espressione. Considerare le persone deboli incapaci
di «sentire» la propria vita e di poterla reindirizzare sarebbe un
avvilente paradosso per il lavoro sociale, lo smacco estremo. La
sconnessione dalle persone è spesso motivata da buone intenzioni,
come l’assillo di risolvere i loro problemi o di fare per loro ciò
che è prescritto dai protocolli. Una tale giustificazione tuttavia
non attenua, anzi aggrava, l’impressione di disorientamento
professionale. L’ascolto delle aspirazioni delle </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">persone
e delle loro volontà di </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i>fare
il bene </i></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">è il primo
dovere e il primo piacere di un operatore sociale degno di questo
nome.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Fabio
Folgheraiter - Università Cattolica del S. Cuore - Milano</span></div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-48146637688073330192014-06-30T09:58:00.000+01:002014-06-30T09:58:04.917+01:00Servizio sociale e nuovi scenari di welfare. ( parte settima) <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoUoDd-X_eVWMhp9X_JkQne7l2rGZPo5gdmRQ1G0lUyGR4JX4qlpKH3dC7Hmo-k9ByKuF8vPGWWbDk6zCs8lZSULomBBZyzqC0rywSpVlC-s-le-ARJxrZ9Nw9T_kQihAgXCBrTGrTL1Et/s1600/slide2-convegno.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoUoDd-X_eVWMhp9X_JkQne7l2rGZPo5gdmRQ1G0lUyGR4JX4qlpKH3dC7Hmo-k9ByKuF8vPGWWbDk6zCs8lZSULomBBZyzqC0rywSpVlC-s-le-ARJxrZ9Nw9T_kQihAgXCBrTGrTL1Et/s1600/slide2-convegno.jpg" height="172" width="400" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><b><i>Le tendenze in atto</i></b></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Il
sistema dei servizi è attraversato, come abbiamo detto all’inizio,
da forti venti di cambiamento. Stanno cambiando i paradigmi, le basi
portanti della cultura tradizionale del <i>welfare state </i>postbellico,
per effetto del motivo più prosaico: il welfare costa e costa sempre
di più. Da anni molti pensatori, non solo quelli liberisti, sono
convinti che non sia più sostenibile nella sua forma convenzionale.
Non è sostenibile per le note dinamiche di globalizzazione
economica, le quali non permettono più agli Stati occidentali con
grandi apparati di <i>welfare </i>di reggere la concorrenza con Stati
emergenti che hanno la fortuna di non dover gravare le loro imprese
di tasse per finanziare quei servizi sociali che essi in effetti non
hanno.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Nei
decenni passati si era convinti che le funzioni universalistiche di
servizio sociale avrebbero potuto e dovuto crescere fino al punto di
coprire tutti i bisogni della società. Questo sembrava l’approdo
ideale: una copertura di servizi così fine e capillare da
intercettare tutti i problemi. Ora si capisce bene che questo
progetto non è realistico, forse persino assurdo vedendo come si
complicano e si aggrovigliano i problemi nei contesti postmoderni.
Senza rischiare di fare come la volpe con l’uva, potremmo anche
azzardare a dire che quel disegno onnicomprensivo non sia neppure
auspicabile, perché andrebbe a depotenziare le capacità naturali
delle comunità locali di risolvere i propri problemi, forse la
risorsa più preziosa su cui dovremmo investire per contrastare il
degrado avanzante.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Comunque
sia, la indubbia tendenza in atto, portata dalla cultura neoliberale,
è la seguente: quella di alleggerire e razionalizzare i sistemi di
<i>welfare </i>istituzionali. Razionalizzazione nel campo del welfare
vuol dire, <i>in primis</i>, non rincorrere più i bisogni con
servizi sempre maggiori, in una logica incrementale sconnessa, bensì
fissare dei limiti precisi alla spesa sociale. Inoltre vuol dire
svincolare i servizi sociali dalla pubblica amministrazione e creare
un sistema misto <i>(welfare mix) </i>regolato secondo logiche di
mercato (Folgheraiter, 2003). In sintesi: lo Stato stanzia dei fondi
ben limitati, questi fondi vanno a finanziare servizi che
tendenzialmente dovrebbero essere gestiti da quei soggetti privati
che abbiano dimostrato di essere i più efficienti, attraverso gare
di appalto o comunque sottoponendosi a dinamiche di concorrenza. Così
— sostengono i liberisti — la spcompetitivi, ecc.), ma anche
entro un mercato assistenziale «quasi» vero, quando ad esempio le
amministrazioni erogano i fondi direttamente ai consumatori sotto
forma di <i>voucher </i>affinché questi comprino autonomamente i
servizi di cui hanno bisogno (Cave, 2001; Gori, 2001). In un contesto
liberista di questo genere, gli operatori sociali (<i>in primis </i>gli
assistenti sociali) sono concepiti come case <i>manager </i>stretti,
cioè come dei consulenti degli utenti o delle famiglie per
acquistare i servizi di cui necessitano (Payne, 1999). L’operatore
diviene un esperto di servizio sociale che non eroga più servizi
propri o della amministrazione di appartenenza, bensì aiuta i
titolari di <i>voucher </i>(o di soldi propri) a comprare sul</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">mercato
le prestazioni sociali e terapeutiche necessarie. Il sistema dei
servizi quindi si amplia e si pluralizza attraverso le dinamiche di
liberalizzazione e privatizzazione. Diviene un sistema misto,
tuttavia sempre più asfittico e controllato nelle sue prestazioni. </span></span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">A
farne le spese maggiori è il «sacerdote delle erogazioni»,
l’assistente sociale. Nel welfare state classico, l’assistente
sociale eroga aiuti, compresi i trattamenti di counseling e i
colloqui di assessment, secondo scienza e coscienza, senza badare a
spese; nell’ottica liberista l’assistente sociale non dovrebbe
sprecare tempo a erogare in prima persona, dovrebbe aiutare i
consumatori a comprare da erogatori privati le prestazioni e comporre
un pacchetto di servizi individualizzato. Si tratta di una funzione
manageriale più che «terapeutica», e c’è da chiedersi quanto
sociale sia un operatore di questo genere.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">L’altra
tendenza importante nelle culture di welfare attuali, che arriva
anch’essa</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">a
depotenziare in qualche misura le professioni sociali, è un
incipiente disincanto verso la cura e la soluzione dei problemi.
Addirittura si respira l’odore di un certo cinismo emergente.
Mentre nei decenni scorsi eravamo presi in un eccesso di zelo, una
tendenza persino eccessiva a eliminare i problemi di tutti, ora la
tendenza è opposta. Prevalgono il pessimismo e la rassegnazione,
come dire: di fronte a un tale dilagare di problemi, non possiamo
pretendere troppo, facciamo quello che possiamo. La società nelle
sue istituzioni si rassegna a tenersi i propri problemi, tanto — in
fondo — se li tiene la gente che spesso non ha voce (Bauman, 2000).</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">In
questo spirito di ripiegamento e di paradossale «legittimazione»
della ingiustizia sociale, tipicamente postmoderna, si rafforza per
contro la tendenza del controllo: le amministrazioni tendono a
concentrare i loro sforzi sui doveri istituzionali di intervento
coatto, con l’ossessione che non capiti qualcosa di irreparabile di
cui possono essere ritenute formalmente responsabili: qualche anziano
trovato morto, un minore abusato in famiglia, ecc. Di nuovo, se
questo ruolo diviene prevalente, gli assistenti sociali finiscono in
gabbia, sempre più presi da funzioni strettissime di servizio
sociale (in realtà, una specializzazione troppo spinta sul
controllo/tutela potrebbe addirittura prefigurare una professione
distinta dal servizio sociale, assegnabile al campo della sicurezza
piuttosto che a quello dell’aiuto).</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Fabio
Folgheraiter Università Cattolica del S. Cuore, Milano</span></span></div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-22920335200738488372014-06-27T11:11:00.000+01:002014-06-27T11:11:06.647+01:00Lavoro sociale e servizio sociale ( parte sesta)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjC0lPFACeE3wuf-LSTSB2O1Jw2A6oW3D7DO7sNkGrRt2KPPuojIg-XA9LUV6KQ86CNTjnZPbvWMNU1uODCOthRThTC0BD3cO2qFejuNS5YCD2ykjLU_cByUum0xupxcKpqMGg86eD2fUKc/s1600/socialis_rif.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjC0lPFACeE3wuf-LSTSB2O1Jw2A6oW3D7DO7sNkGrRt2KPPuojIg-XA9LUV6KQ86CNTjnZPbvWMNU1uODCOthRThTC0BD3cO2qFejuNS5YCD2ykjLU_cByUum0xupxcKpqMGg86eD2fUKc/s1600/socialis_rif.jpg" height="238" width="400" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">È
di tutta evidenza che le altre due funzioni sociali di cui si è
detto — l’accompagnamento e l’animazione sociale — sono
diventate appannaggio anche di altre figure professionali. Parlo per
l’Italia, dove questo processo di differenziazione professionale è
avvenuto con maggiore forza. Per cui se diciamo «operatore sociale»
in Italia possiamo pensare sì a un assistente sociale (chi ha una
laurea di classe 39) ma anche a un educatore professionale, a un
operatore di strada, a uno psicologo di comunità, a un volontario
con esperienza e ben formato, ecc. Nei Paesi anglosassoni non è
così: <i>social work </i>vuol dire ancora per gran parte lavoro
dell’assistente sociale, perché questo operatore ha saputo
mantenersi sui vari livelli operativi — il lavoro di caso, il
lavoro con i gruppi, il lavoro di comunità — in modo più fermo.
Recentemente, l’IFSW (la Federazione Internazionale degli
Assistenti Sociali) e l’IASSW (l’Associazione Internazionale
delle Scuole di Servizio Sociale) hanno preso atto di una tendenza
presente in molti paesi europei. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Nella
definizione ufficiale di social work approvata a Montreal nel 2000
(Hare, 2004), queste associazioni hanno definito il lavoro sociale
un’area pluri-professionale, comprendente almeno due «ordini»
professionali: gli assistenti sociali e i pedagogisti sociali (i
nostri educatori professionali). Per tutte queste considerazioni,
sostengo da anni che sarebbe interesse degli assistenti sociali
definirsi esperti di lavoro sociale e non più solo titolari di
funzioni esclusive di servizio sociale. Per gli assistenti sociali
non è conveniente lasciare l’affascinante campo dell’<i>azione
sociale </i>appannaggio (concettualmente parlando) di altre
professioni.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Qualora
questa scelta «di sistema» fosse difesa e portata all’estremo,
gli assistenti sociali resterebbero alla lunga privati dell’ossigeno
derivante da un autentico contatto relazionale con la società,
rischiando di restare isolati dentro il sistema e quindi di perdere
vitalità.Mi pare lampante che, se gli assistenti sociali si
rinserrano dentro il sistema istituzionale di welfare e si
allontanano dalla società, corrono dei gravi rischi. Passiamo qui
alla seconda parte dell’analisi: come i cambiamenti strutturali del
sistema di welfare impattano sull’agire professionale degli
assistenti sociali.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="color: orange; font-family: Verdana, sans-serif;">Fabio
Folgheraiter - Università Cattolica del S. Cuore, Milano</span>
</span></span>
</div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-68148127843359152022014-06-25T09:05:00.000+01:002014-06-25T09:05:13.426+01:00Lavoro sociale e servizio sociale ( parte quinta) <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyXTvKplxAbXKhDfaZm1tlPrn1wCCfBkRuIUfKHMeSp_5PV79vLqB1BESE6yzsXtkcLUvxm1VZ7CTeabm4ttHJ7VEmdaSJatN9JHcfQGORedl7v2T0vLAG294jdaSK18LK7YY_YsSruUFi/s1600/images+(19).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyXTvKplxAbXKhDfaZm1tlPrn1wCCfBkRuIUfKHMeSp_5PV79vLqB1BESE6yzsXtkcLUvxm1VZ7CTeabm4ttHJ7VEmdaSJatN9JHcfQGORedl7v2T0vLAG294jdaSK18LK7YY_YsSruUFi/s1600/images+(19).jpg" height="240" width="400" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Spesso,
in realtà, uno stesso professionista può essere solo in parte un
ingranaggio del sistema. È la condizione bivalente di molti
assistenti sociali dipendenti dai servizi pubblici, che per un verso
sono lì per far funzionare la macchina del <i>welfare </i>e per un
altro sono anche liberi di ragionare per allestire un aggancio
originale con la rete che richiede aiuto. Diciamo che questi
operatori hanno valenza riflessiva, cioè possono applicare la
propria intelligenza per risolvere il problema in modo originale (e
non predefinito negli schemi manageriali).</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">In
ogni caso, l’operatore usa quella sua libertà di pensiero e di
manovra non per risolvere lui stesso, altrimenti non sarebbe un
operatore <i>sociale </i>in senso pieno. Usa la libertà per
agganciarsi alla rete che cerca di risolvere, e si propone di
accompagnarla e di sostenerla nel suo percorso di fronteggiamento.
Questa è una funzione di <i>accompagnamento riflessivo, </i>che un
tempo si chiamava <i>casework</i>, ora diciamo forse meglio
<i>counseling sociale</i>. Per esempio: immaginiamo la mamma di un
giovane disabile che si preoccupa di trovargli un posto di lavoro e
che, assieme a una insegnante sensibile e a un volontario di una
associazione locale, si rivolge all’assistente sociale del Comune
di residenza. Se questa assistente sociale, invece di erogare un
servizio predefinito (ad esempio, un inserimento in un laboratorio
protetto), si unisce a loro per ragionare assieme su che cosa fare e
come fare, portando tutte le risorse cognitive della propria
professionalità, realizza un <i>accompagnamento </i>in piena regola.
Possiamo poi anche identificare un’altra funzione, solo in parte
simile. Dobbiamo pensare per questo a un operatore che, a differenza
dell’assistente sociale di cui sopra, <i>non </i>si aggancia a un
processo di risoluzione già in atto, al treno in corsa di un
problema conclamato che ha stimolato la reazione e l’allarme.
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Pensiamo
a un esperto sociale che piuttosto stimola e anima un sociale
«intorpidito», un sociale che neppure vede i problemi e che
comunque non se ne preoccupa più di tanto, come succede di frequente
nelle nostre società frantumate e chiuse in se stesse, nella loro
corsa inconsapevole verso la postmodernità. In questo senso
l’operatore sociale professionale è un esperto visualizzatore di
possibili stati «migliori» della vita sociale di una località, un
«sognatore etico» che intende realizzare i suoi sogni e per questo
è disposto a lavorare, anche duramente, per aiutare la società a
desiderarli, così come fa lui. Parliamo a questo proposito di una
funzione di <i>animazione/educazione sociale</i>: un lavoro sociale
nel senso di «stimolare il sociale a prospettarsi realtà migliori e
impegnarsi per raggiungerle». Come esempio di questa importante
funzione, immaginiamo un operatore che veda il diffondersi di
abitudini o comportamenti «leggeri» dei ragazzi nei confronti
dell’alcol e cerchi di dar vita a una azione di sensibilizzazione,
contattando giovani attenti al problema che potrebbero coinvolgersi
nel progetto e pensarlo assieme a lui.Abbiamo visto quindi che il
<i>lavoro sociale </i>si compone pressappoco di queste dimensioni: il
servizio sociale istituzionale, il counseling di accompagnamento
riparativo, l’animazione/educazione sociale dentro le comunità
locali. Queste funzioni possono attirare varie specializzazioni
professionali, diverse figure di operatori. Solo l’assistente
sociale mi sembra possa vantarsi di poter coprire tutti e tre questi
ambiti. Un assistente sociale di un piccolo comune, adesempio, può
essere nello stesso tempo: a) tecnico di servizio sociale (pienamente
inglobato nella macchina del welfare municipale); b) consulente
professionale per la gestione di casi complessi di ordine sia
socio-assistenziale che tutelare; c) operatore inserito nei flussi
della comunità come agente di cambiamento di atteggiamenti e
produttore di capitale sociale. Sfortunatamente, molti assistenti
sociali sono ancora mentalmente attratti soprattutto dalla prima
funzione, quella più formale e istituzionale.
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Si
tengono stretti e ben trincerati dietro l’etichetta di servizio
sociale, anzi la difendono contro l’uso più largo del termine
«lavoro sociale», senza capire che così facendo essi</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">restringono
senza motivo il raggio della loro professionalità. Essi fanno un
grave torto alla più importante caratteristica della loro
professione, quella di essere la più estesa tra tutte le altre
affini presenti nel panorama del welfare attuale. Si potrebbe
obiettare: l’assistente sociale ha un monopolio di legge per le
funzioni di servizio sociale, nessun altro operatore può
esercitarle. Un conto tuttavia è difendere questa esclusiva, un
altro affermare che in questa esclusiva si esaurisce l’intera
carica professionale.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
</span></div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: orange;">Fabio
Folgheraiter - Università Cattolica del S. Cuore,Milano</span>
</span>
</div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-83097045493287007352014-06-21T09:33:00.000+01:002014-06-21T09:33:40.589+01:00Lavoro sociale e servizio sociale ( parte quarta) <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgV8AmBoClvMksmc5Ggnepxfj3pBo3vaoE_cgVbozGDrMHP9oh7jOPhpUenC5WyBSlMBGFKRzZnKrUuZDFDCIHrWU313EEGHLdalgSNMP6JX8NCmNLhHac3NCxWuK9HZcWhZJbf-7NeA79w/s1600/images+(12).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgV8AmBoClvMksmc5Ggnepxfj3pBo3vaoE_cgVbozGDrMHP9oh7jOPhpUenC5WyBSlMBGFKRzZnKrUuZDFDCIHrWU313EEGHLdalgSNMP6JX8NCmNLhHac3NCxWuK9HZcWhZJbf-7NeA79w/s1600/images+(12).jpg" height="226" width="320" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: orange;"><b><i>Le
due filiere</i></b></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Distinguiamo
ora la prassi di lavoro sociale in due grandi filiere. La filiera che
porta l’operatore a lavorare dentro schemi organizzati e quella che
lo fa lavorare in modi liberi/aperti.L’insieme di tutti gli schemi
organizzati di aiuto sociale e di tutti gli automatismi virtuosi
costituiscono ciò che chiamiamo il sistema di welfare. Quando
unasocietà arriva a definire con leggi e con provvedimenti
amministrativi quali sono i problemi che debbono essere affrontati e
quali sono, quindi, i diritti dei soggetti sociali a godere
dell’assistenza organizzata, quando cioè la politica sociale ha
fatto il suo dovere predisponendo un efficiente meccanismo
strutturale, molto deve essere ancora fatto affinché il benessere si
produca davvero, in pratica. Il sistema di welfare è una macchina
che funziona quando si interconnette con i singoli problemi della
società da cui è emerso. Questa interconnessione va vista
in realtà come una moltitudine di connessioni e di agganci tra le
svariate articolazioni del sistema di welfare e la miriade di singoli
problemi specifici. Ogni volta che una delle differenti prestazioni
previste dal sistema si attiva a proposito, il sistema funziona.
Ognuno di questi agganci va oliato e curato ad personam, per così
dire. </span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">È
importante che una società modernizzata possieda un «sistema
astratto» di welfare razionale e all’altezza delle aspettative.
Che i «meccanismi delle cure» siano ben predisposti è essenziale,
ma non è sufficiente. Il sistema
è cieco e meccanico e da solo non può funzionare. Per far sì che
le procedure impersonali si connettano in modo
appropriato e sensato alle molteplici realtà umane cui sono
destinate, c’è bisogno ogni volta di una mediazione intelligente:
una mente umana specializzata a raccordare l’universale delle leggi
(del «già codificato per tutti») con le esigenze particolari e
uniche del singolo individuo o della singola famiglia o della singola
comunità cui quel «welfare» è in potenza destinato. C’è dunque
bisogno di un operatore specialista dei meccanismi
tecnicoamministrativi che consentono ai diritti sociali concepiti in
senso universalistico di trasformarsi in welfare esperito davvero,
reale. Sappiamo per esperienza che questo passaggio è accidentato:
tra le buone intenzioni astratte (o tra i soldi stanziati dalle
leggi) e il benessere effettivo di questo o quel beneficiario, c’è
di mezzo il mare. Potremmo definire «servizio sociale» questa
delicata mediazione professionale.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">È
servizio sociale il ruolo di un esperto conoscitore dei meccanismi,
anche burocratici, dei sistemi di welfare, i quali «servono» il
cittadino con servizi codificati. Il servizio sociale è la difficile
e nobile arte di far arrivare ai cittadini i servizi (le prestazioni,
le risorse, ecc.) che la società intera decide di mettere in campo
tramite le decisioni politiche. Dunque l’assistente sociale esperto
di servizio sociale è a servizio della società perché essa possa
far arrivare i propri servizi standard (universalistici) a tutta la
popolazione che ne ha bisogno/diritto, in accordo al principio di
equità (cioè senza far torti palesi, quando le risorse sono
scarse). L’esperto di servizio sociale è un tecnico specializzato
del welfare istituzionale, specializzato nella
erogazione/dispensazione di risorse pubbliche collettive. Tra queste
funzioni specializzate, un posto importante spetta al cosidetto
«controllo </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">»,
cioè alla responsabilità di intervenire per proteggere qualcuno da
rischi gravi, o da danni che sta subendo, come nel caso di gravi
maltrattamenti o abusipsicologici o fisici di minori o di anziani. In
questo caso, una società non accetta che certi episodi possano
avvenire e definisce regole, standard e modalità per un intervento
coatto delle istituzioni, così da impedire azioni considerate
appunto orrori inaccettabili. Di nuovo, questi standard/norme/ regole
definiti in senso universalistico debbono essere fatti valere in
pratica nelle mille contingenze </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">imprevedibili
in cui essi vanno sensatamente applicati. </span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il professionista sociale,
però, ha anche altri campi aperti oltre a essere un tecnico
assistenziale. Può anche fare dell’altro. Esiste un modo di
«aiutare la società ad aiutare» che è affatto differente, e
riguarda quella modalità che sopra ho definito aperta e libera.
Questa è l’altra «gamba» del lavoro sociale, e consiste nella
funzione di intercettare l’azione delle persone e delle formazioni
sociali che
stanno affrontando i loro problemi direttamente, senza attendersi
servizi di altri. Qui parliamo ancora della società che si preoccupa
del proprio benessere, ma facciamo riferimento non già al sistema o
a modi organizzati e generalizzati di risolvere, bensì a percorsi
aperti emergenti dall’agire riflessivo (agency) dei soggetti
coinvolti. Immaginiamo per intenderci una piccola porzione di società
viva, l’insieme di quelle persone che sentono e vivono un
determinato problema e cercano in qualche modo di superarlo con le
loro stesse mani. Chiunque abbia un problema cerca di risolverlo, ed
è il suo «tentativo di risolvere» che ci fa capire che c’è il
problema (Folgheraiter, 2007). La strada migliore per chi sente un
problema è quella di interconnettersi con le proprie relazioni
sociali, cioè di rivolgersi a persone che lui/lei conosce, per
capire se può avere aiuto per agire assieme. Così facendo si crea
una microsocietà di interessati a risolvere, una entità che io
chiamo «rete di fronteggiamento»
(Folgheraiter, 1998; 2000; 2007). </span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">A volte succede che questa piccola
società, arrabattandosi a fronteggiare il problema così come lei
stessa l’ha definito, ce la fa da sola, arrivando a gestire
autonomamente il
proprio disagio. In questo caso, nulla si vede all’esterno e nessun
problema arriva all’attenzione del sistema dei servizi: la società
funziona, fa il proprio «lavoro sociale» senza bisogno di essere
aiutata. Se invece le cose non vanno così bene, se la rete fatica a
raggiungere il benessere cui aspira, che cosa può succedere? Ci sono
due possibilità. Può succedere che qualcuna di queste persone si
rivolga al «sistema» e bussi alla porta di qualche servizio sociale
per avere dei servizi, a volte pretendendo non solo una prestazione,
ma la completa soluzione del proprio problema.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma può succedere
anche che quella società che si arrabatta incontri un professionista «libero»,
un esperto che è appunto sciolto dal vincolo di una determinata
erogazione, un operatore che non è (solo) un ingranaggio del
sistema, ma una mente intelligente capace di ragionare in modo
sciolto</span></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Fabio
Folgheraiter - Università Cattolica del S. Cuore,Milano</span></div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-3422442245919536332014-06-18T10:57:00.000+01:002014-06-18T10:57:18.795+01:00Il lavoro sociale come prassi professionale ( parte terza)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDwjKrI3tv3tYdTSfoLfAxgWPkt4FNcpbgqv12rkfGYMIs3VDIL2JmDhkn989GosFWnd7TzRu5Kuqe12J3jYsQXsG7fYOzuuAKZmpQiegCHCJIH11lxOXc-g32n3-hp7IQpcWLri682qdJ/s1600/welfare+state.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDwjKrI3tv3tYdTSfoLfAxgWPkt4FNcpbgqv12rkfGYMIs3VDIL2JmDhkn989GosFWnd7TzRu5Kuqe12J3jYsQXsG7fYOzuuAKZmpQiegCHCJIH11lxOXc-g32n3-hp7IQpcWLri682qdJ/s1600/welfare+state.jpg" height="208" width="400" /></a></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><i><b>Social Work Practice </b></i></span></span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><i><b><br /></b></i></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il
lavoro sociale, oltreché come ambito conoscitivo, viene in genere
meglio inteso anche come <i>prassi
professionale </i>(<i>social
work practice</i>).
Pensiamo allora a una specializzazione della azione sociale per il
benessere. Abbiamo detto che la società intera si attiva sempre per
il proprio benessere, come può. Nelle società moderne tuttavia una
parte di essa si <i>specializza
</i>in questa azione di
riparazione/tutela facendone un mestiere. Gli operatori sociali
agiscono la parte del buon samaritano per ruolo professionale. In una
nota definizione di Lubove (1965), gli operatori sociali vengono
definiti «altruisti per professione». Come noto, la spinta verso
questa specializzazione viene in gran parte dalla «grande
committenza» del welfare state contemporaneo. L’ambito conoscitivo
scientifico e l’ambito tecnico operativo sono due livelli legati,
ma indipendenti. Le professioni di aiuto, e sociali in particolare,
si propongono di produrre welfare utilizzando al meglio la scienza
disponibile <i>ma anche</i>,
e forse soprattutto, le capacità riflessive immediate di ogni
interessato (il professionista medesimo o le altre persone con cui è
in contatto) (Folgheraiter, 2007; Hoggett, 2001). Per fare il bene di
altri, l’operatore professionale usa un opportuno miscuglio di
scienza e coscienza: informa di scienza la coscienza e con la
coscienza controlla la scienza. L’importanza di questa
riflessività, e dello stesso buon senso degli operatori sociali, si
comprende meglio pensando che c’è stato un tempo in cui la scienza
del lavoro sociale «non c’era», mentre il lavoro sociale pratico
(le professioni sociali) sì. Senza le teorie, gli operatori
ragionavano con la loro testa attingendo dalla propria abilità
d’aiuto specializzatasi <i>attraverso
la loro esperienza personale</i>.
Quando il procedere per tentativi ed errori produceva un buon
risultato — quando le prassi sperimentate si rivelavano «buone»
—, quel sapere così prodotto veniva istituzionalizzato, cioè
veniva trattenuto nelle abitudini e nelle procedure, prima del
singolo operatore e del sistema professionale (facendo emergere il
lavoro sociale) e poi del sistema di <i>welfare
</i>più in generale
(facendo emergere questa o quella <i>social
policy</i>) (Bortoli,
2006). Con queste affermazioni non vogliamo negare che una seria base
scientifica sia essenziale per ogni profilo professionale. Tuttavia,
così come abbiamo sopra segnalato la necessità per i professionisti
del sociale di essere nel contempo dentro e fuori il sistema del
welfare, così diciamo che esiste la stessa necessità di essere nel
contempo dipendenti e indipendenti (mentalmente autonomi) dalle
prescrizioni scientifiche generalizzanti. Il lavoro sociale è quindi
una professionalità di aiuto, un «saper aiutare» con metodo e
sapienza. Inoltre, è un aiutare adottando un taglio preciso, che
deve rimanere sempre vivo: quello <i>sociale</i>.
Ribadiamolo: è la società (il sociale) che aiuta (Domenach et al.,
1972), e <i>il
professionista aiuta la società ad aiutare se stessa</i>:
non solo i propri membri deboli o le famiglie /comunità più
disagiate, ma tutti coloro che aspirano a un maggiore benessere. Il
professionista stesso è un membro della società cosicché, quando
egli aiuta, è in ultimo la società che lo fa tramite lui. Tuttavia,
in quanto operatore «sociale», egli indirizza la sua azione non già
a risolvere problemi in prima persona, raccogliendo <i>in
toto </i>la delega di cui
sopra, bensì ad aiutare la stessa società a risolvere le
problematiche.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
</span></div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Fabio
Folgheraiter, Università Cattolica del S. Cuore, Milano</span></div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-70650437627410376252014-06-15T15:58:00.000+01:002014-06-15T16:00:00.153+01:00Cos’è il lavoro sociale e il lavoro sociale come disciplina scientifica ( parte seconda) <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfaOceXUpM4__DBoWCMGkd7KvaJHQMBKCaBI0V7AdnhUFyyYeQIRV0m0FGNlWO079R7v4GEd5GCxM65VoS8yGdDbRqA91bXsMh0cBcpvRXfplaw6sRb47s6RXC69-jBiWWStGi0FSdKyik/s1600/images+(1).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfaOceXUpM4__DBoWCMGkd7KvaJHQMBKCaBI0V7AdnhUFyyYeQIRV0m0FGNlWO079R7v4GEd5GCxM65VoS8yGdDbRqA91bXsMh0cBcpvRXfplaw6sRb47s6RXC69-jBiWWStGi0FSdKyik/s1600/images+(1).jpg" height="283" width="400" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><b>Cos’è
il lavoro sociale</b></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><b><br /></b></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Una
seconda riflessione preliminare riguarda la natura di quell’area
professionale che la tradizione internazionale chiama social work. In
particolare vorrei chiarire questo punto: perché a volte usiamo
l’espressione lavoro sociale e a volte servizio sociale? Il lavoro
sociale è un contenitore di funzioni ben distinte e differenziate,
che</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">dovremmo
riuscire a non confondere. Possiamo definire il lavoro sociale come
l’arte/professione di attivare la società per risolvere specifici
problemi di vita di particolari persone, gruppi o comunità (più che
«per risolvere problemi», ritengo opportuno dire «per potenziare
specifiche soluzioni già in atto»). Mi soffermo sul termine lavoro,
che vorrei connotare nel suo significato più generale. Dobbiamo
intendere che siamo davanti a uno sforzo, una fatica, che viene in
genere riferita alla necessità di guadagnarsi il pane, cioè
all’esercizio di un mestiere, ma non necessariamente (pensiamo, ad
esempio, al lavoro organizzato e consistente di un volontario). In
ogni caso facciamo riferimento a un «interessarsi di» o a un
«prendersi a cuore» i singoli problemi umani ed esistenziali
concreti presenti in una società determinata. In ultimo il lavoro
sociale è la presa a cuore della società da parte di se stessa: il
soggetto che lavora è la società stessa che ha il problema e che si
propone di risolverlo, in vista del suo stesso welfare (o well
being). Tipicamente si dice che il lavoro sociale è una disciplina
scientifica (una scienza) e un metodo o una prassi operativa di
taglio professionale.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><b>Il
lavoro sociale come disciplina scientifica</b></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Il
lavoro sociale come scienza (social work theory) studia i modi, le
possibilità e anche le tecnicità del risolversi dei concreti
problemi sociali dentro la società stessa (Folgheraiter, 1998).
Questa scienza, stretta parente della sociologia più chedella
psicologia o delle arti mediche, è una delle più difficili e
sofisticate, e forse riveste anche un ruolo non indifferente per lo
stesso futuro della umanità. È vero che le società se la sono
sempre cavata anche senza l’auto-riflessione, sono sempre
sopravvissute alle loro difficili condizioni di vita facendo leva
sulle capacità intuitive di adattamento dei propri membri (spesso
peraltro passando per costi umani e sofferenze e lacrime
inenarrabili). È anche vero tuttavia che i cambiamenti in atto oggi
inducono spiazzamenti potenziali delle persone o delle famiglie
oltremodo devastanti e subdoli. Nonostante i nostri sistemi di
protezione sociale siano sempre all’erta, notevoli problemi si
infiltrano dappertutto: pensiamo solo al drammatico cambiamento della
struttura della popolazione con le necessità di cura assistenziale;
al mescolamento interetnico con frammentazioni delle comunità
locali; alla caduta delle capacità genitoriali delle famiglie; al
diffondersi endemico di nuove dipendenze da piaceri acuti, non solo
dalle classiche droghe, e così via. In più, le nostre aspettative
di benessere — come cittadini della alta modernità — sono molto
elevate. Siamo sempre meno capaci di sopportare e di accettare le
sofferenze. Stiamo perdendo l’attitudine alla resilienza, come dice
Cyrulnik (Cyrulnik e Malaguti, 2005). Per questo, capire
«scientificamente» come possiamo cavarcela con il benessere, come
la società civilizzata risolverà il problema di leccarsi le ferite
nel prossimo futuro, è una questione di enorme rilevanza (potremmo
fare un ragionamento analogo per le società in via di sviluppo o
anche per quelle sottosviluppate). Il lavoro sociale non studia il
tema del welfare in astratto e in generale. Il compito di capire
quali determinazioni strutturali condizionano la qualità della vita
della popolazione in senso lato, e come il sistema politico
amministrativo possa predisporre misure di protezione e/o di
assistenza di impatto universalistico/statistico, è notoriamente
proprio della politica sociale. Il lavoro sociale studia il farsi
delle soluzioni sociali di portata particolaristica. Questo tuttavia
non semplifica l’oggetto, anzi lo rende enormemente più complicato
come opportunamente ci ricorda Boudon (1991).</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Fabio
Folgheraiter</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Università
Cattolica del S. Cuore,</span></span></div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;">Milano</span></span></div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-14290892446788202014-06-13T20:44:00.000+01:002014-06-13T20:44:32.192+01:00Le professioni sociali nel contesto dei sistemi di welfare<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjr9yHT9E6U9GYsnM05UvSuc_yHtnzBBQCRJnc1aGxOh3j1_xjiIX1iBR3IIB9lGEo53besoGFiTkLdSeU_AGmGQ3NWOO-_1iP_UugsJ98tXqvB9Za0qZR9wxQ99jdhUGOGTmK9ju36ESmS/s1600/welfare+state+4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjr9yHT9E6U9GYsnM05UvSuc_yHtnzBBQCRJnc1aGxOh3j1_xjiIX1iBR3IIB9lGEo53besoGFiTkLdSeU_AGmGQ3NWOO-_1iP_UugsJ98tXqvB9Za0qZR9wxQ99jdhUGOGTmK9ju36ESmS/s1600/welfare+state+4.jpg" height="212" width="400" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i>I
sistemi di welfare attraversano profondi processi di cambiamento, che
investono inevitabilmente anche le professioni sociali. La
professione dell’assistente sociale è quella forse più
incardinata nel welfare state: il servizio sociale è la difficile
arte di far arrivare ai cittadini i servizi che la società decide di
mettere in campo tramite le decisioni politiche. Ma il lavoro sociale
ha anche altri campi aperti: quelli dell’«aiutare la società ad
aiutare», attraverso l’accompagnamento riflessivo e
l’animazione/educazione sociale. Molti assistenti sociali,
tuttavia, si collocano soprattutto nella prima funzione, quella più
istituzionale. Così, si restringe il raggio della loro
professionalità, facendo torto alla più importante caratteristica
della loro professione, quella di essere la più estesa tra tutte le
altre affini presenti nel panorama del welfare attuale.</i></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Come
è noto, i sistemi di welfare stanno cambiando:
possiamo perfino affermare che siamo nei pressi di un vortice,
anche se non sempre percettibile, dove tutto può essere messo in
discussione e dove i principi cardine del pensiero sociale sono
sottoposti a sollecitazioni forti e rischiano anche di essere
sovvertiti. Il cambiamento investe, in alto, le logiche di sistema e
i valori di riferimento delle politiche socio-assistenziali.
Inevitabilmente esso impatta anche sulle professioni sociali. Questo
contributo propone una riflessione in merito a quali modalità e a
quale segno assuma tale impatto. Come influiscono i cambiamenti in
atto sulle professioni sociali? In che modo le condizionano? Quali
prospettive ci si aprono davanti?
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Per
affrontare questi interrogativi, in via preliminare è opportuno
inquadrare la collocazione delle professioni sociali nel contesto dei
sistemi di welfare. L’ambito di lavoro diretto dei professionisti
sociali è il cosiddetto livello di campo (<i>fieldwork</i>),
l’interfaccia tra le organizzazioni di cura (i vari servizi sociali
pubblici e
privati, <i>non profit </i>e <i>profit</i>) e le realtà sociali che
«hanno i problemi» e «chiedono» di poterli risolvere. Quando ci
domandiamo quali siano le sfide e le prospettive del <i>lavoro
sociale </i>ci collochiamo a questo livello «campale», detto
<i>frontline</i>. Il lavoro sociale è lo spazio dove collochiamo le
professioni sociali, quali che siano, nel loro diretto
operare. Il livello sovrastante o inclusivo a quello di campo è
proprio della politica sociale: si tratta del <i>sistema dei servizi
sociali </i>colto nella sua integrità (la Legge 328/2000 parla di
«sistema integrato dei servizi»), sistema che può essere pensato
in strati o livelli sovrapposti, vale a dire il livello locale,
regionale, nazionale e anche sovranazionale. Il sistema dei servizi
socio-assistenziali, a ciascuno di questi livelli, può a sua volta
venire idealmente suddiviso su due linee ben distinguibili: (a) un
fronte immediatamente sopra gli operatori di campo, costituito dal
<i>management</i>, cioè dalla dirigenza delle singole organizzazioni
di cui i professionisti sono alle dipendenze;
(b) un fronte connettivo più largo, vale a dire il livello della
direzione (o della <i>governance</i>) dell’intero sistema, che
chiamiamo livello <i>politico-amministrativo </i>(<i>policy making</i>).
Per fare un esempio, il livello manageriale ci rimanda a un consiglio
direttivo di una associazione di volontariato o alla direzione
sociale di una ASL.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il
<i>policy making </i>ci rimanda a un assessorato comunale alle
politiche sociali o a una commissione legislativa regionale o
parlamentare, ecc.<i>Lo stile, la qualità, l’efficacia del lavoro
sociale sul campo dipendono in </i>modo marcato dalla configurazione
del sistema, dagli assetti organizzativi degli enti in cui
l’operatore lavora e dagli orientamenti di politica sociale da cui
a loro volta i singoli enti dipendono.<i>Ciò non significa che gli
operatori siano semplici esecutori/realizzatori delle </i>politiche
sociali sancite nella legislazione o nei piani sociali locali, e
neppure delle stesse direttive o linee guida dei propri singoli enti
di appartenenza. Un professionista possiede autonomia e potere
discrezionale, non può mai essere una mera rotellina funzionale
integrata nel sistema. Il <i>professionista </i>sociale deve essere
in grado di affrontare i singoli problemi così come la sua
ragionevolezza e
la sua scienza gli suggeriscono. Non è un esecutore: se così fosse
non sarebbe un professionista, bensì l’addetto a un mestiere
(Prandstraller, 1980).</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Tuttavia,
il marchingegno strutturale in cui l’operatore è inserito — il
sistema, lo statuto e l’organizzazione dell’ente, la legge, ecc.
— lo condiziona in vari modi, e spesso anche pesantemente. <i>Per
fare solo un esempio, pensiamo alla tendenza, oggi molto evidente, a
</i>sfruttare il «potere di condizionamento» del sistema per
migliorare l’efficienza degli operatori, controllando come
impiegano il loro tempo al fine di risparmiare sulla spesa. Gli
stipendi dei professionisti, in tutte le organizzazioni,
costituiscono la maggiore fonte di costo. Per questo i manager
cercano di incanalare dentro procedure ben definite le loro prassi,
in modo da evitare sprechi e anche di prevedere la produttività e
regolarla dall’alto. Questa strategia, detta «proceduralismo »,
limita la «creatività» del professionista e incanala le sue azioni
in schemi predefiniti. Tutto ciò si traduce a volte in qualche
vantaggio. Tuttavia, quando questi schemi sono troppo stretti a
fronte della imprevedibile realtà dei
bisogni, la professionalità rischia di venir meno (Harris, 1998;
Clarke, 1998; Dominelli, 2004a; 2004b)</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 10pt;"><b><i>Fabio
Folgheraiter </i></b></span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">Università
Cattolica del S. Cuore, Milano</span></div>
be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-84783815979971331182014-06-12T19:05:00.001+01:002014-06-12T19:05:37.737+01:00L'Assistente Sociale secondo il Ministero di Giustizia. <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4Qy_GaNd0aKNTw2g46yQ87vXkaIQ1V0UGFMUbhd5LR2MIudDCv2G7IT2P2QX749eKG3W7lQ_N-l53aAzUt7nh5r_iRfPVv4LJiSM-Jo1C1EUAHJcCPEbc6RCF70Ly_22ODQZ3_q_7iZmb/s1600/as_agente_cambiamento.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4Qy_GaNd0aKNTw2g46yQ87vXkaIQ1V0UGFMUbhd5LR2MIudDCv2G7IT2P2QX749eKG3W7lQ_N-l53aAzUt7nh5r_iRfPVv4LJiSM-Jo1C1EUAHJcCPEbc6RCF70Ly_22ODQZ3_q_7iZmb/s1600/as_agente_cambiamento.jpg" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La figura professionale dell'assistente sociale e il Dipartimento Giustizia Minorile.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background-color: white;">La
figura professionale dell'assistente sociale nasce nella prima meta'
del secolo scorso nelle societa' anglosassoni, Inghilterra in
particolare, dove Lord Beveridge, promulgando la "Poor Law",
da inizio alla moderna concezione di "Stato dei servizi". </span><span style="background-color: white;">La
professione dell'assistente sociale deriva, storicamente, dalla
antiche confraternite di beneficienza e carita' che, soprattutto per
ispirazione cattolica, si sono ben presto sviluppate in tutto il
mondo occidentale.</span></span></div>
<span style="background: #ffffff;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E' comunque a partire dagli anni cinquanta
che essa ha acquisito una connotazione maggiormente professionale per
abbandonare, progressivamente, la vecchia immagine legata
all'assistenzialismo di tipo volontaristico soprattutto
femminile. Nel tempo quella dell'assistente sociale e'
diventata una professione essenziale nel panorama dei servizi sociali
di una societa' avanzata. La sua professionalita' viene riconosciuta
anche attraverso la sempre maggiore specializzazione dell'iter
necessario per conseguire l'abilitazione alla professione (Laurea in
servizio sociale, laurea specialistica, esame di Stato).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La
professione dell'assistente sociale e' promossa e tutelata da
un Ordine Professionale Nazionale e da ordini dislocati in
ogni regione d'Italia. L'assistente sociale presta la propria
opera nei piu' diversi settori dei servizi: e' prevista la sua
presenza nei servizi sociali territoriali, nei consultori familiari,
nei servizi piu' specialistici, (Psichiatria, Tossicodipendenze,
Neuro psichiatria infantile), negli ospedali, nelle carceri e negli
istituti penali per i minorenni, nelle comunita', nel privato sociale
e in molte altre realta' connesse alla rete dei servizi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Pur
rimanendo essenzialmente una figura che svolge il proprio ruolo
nell'aiuto e quindi nel rapporto interpersonale con la persona in
stato di bisogno, essa nel tempo si e' affacciata con successo anche
nel campo della progettazione di interventi di politica sociale, di
progettazione e gestione di servizi con compiti di coordinamento,
direzione, sperimentazione di interventi, ricerca ecc. ecc.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In
realta' non esiste una figura standard di assistente sociale ma ogni
operatore ha finalita' e mansioni differenti che derivano dal
contesto in cui lavora, dagli obiettivi del servizio in cui e'
inserito e dalla direttive di politica sociale presenti in un dato
territorio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L'assistente sociale lavora spesso in integrazione
con altre professioni, curando, attraverso il lavoro d'equipe, la
salvaguardia dell'ottica sociale e fungendo spesso da punto di
riferimento per psicologi, psichiatri, sociologi, educatori, medici,
ecc. ecc. Particolarmente importante e' il ruolo che espleta in
collaborazione con i Tribunali per i Minorenni e i Tribunali
Ordinari.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel contesto della Giustizia Minorile l'assistente
sociale fa parte dell'equipe multiprofessionale che segue i ragazzi e
uno dei principali interlocutori dell'Autorita' Giudiziaria.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il
suo lavoro, svolto in equipe, si esprime attarverso l'attivazione di
progetti personalizzati per i ragazzi, il rapporto interpersonale con
il giovane e la sua famiglia nonche' attraverso la stesura di
relazioni psicosociali ad uso giudiziario.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Quella
dell'assistente sociale e' dunque una professione moderna ed
estremamente varia, in cui ad abilita' nel campo relazionale devono
essere aggiunte creativita', intelligenza e passione. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La
professione dell'assistente sociale e' da anni legalmente
riconosciuta e si diventa assistente sociale attraverso un corso di
laurea ormai presente in molte Universita' italiane.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
da http://www.cgmtorino.it/assistentesociale.htm</div>
</span></span>be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-4916767551544338932014-06-11T07:40:00.000+01:002014-06-11T07:40:59.604+01:00Progettista sociale e progetto sociale <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhye51LKKXI5ufXwEI5rDam8lgnBBhTpmu4rOMUf9zEMkmUhJbQosZ1MvJ6TslXuIPgtVOi0cLObLKZixdWhPeV7MCz2l7JbqPkgHpxeRin8mTNlOYjiApeZFQ8hYezqHElaAB1-Is2MIQm/s1600/Lavagnamobile.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhye51LKKXI5ufXwEI5rDam8lgnBBhTpmu4rOMUf9zEMkmUhJbQosZ1MvJ6TslXuIPgtVOi0cLObLKZixdWhPeV7MCz2l7JbqPkgHpxeRin8mTNlOYjiApeZFQ8hYezqHElaAB1-Is2MIQm/s1600/Lavagnamobile.jpg" height="239" width="320" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background-color: white;">Progettista Sociale?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background-color: white;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">«…
È una persona capace non solo di realizzare progetti sociali ma
anche di idearli e renderli sostenibili, applicando metodi di project
management mutuati dal profit…».</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Nell’immaginario
collettivo il progettista sociale è la persona che,
indipendentemente dalle conoscenze specifiche del bisogno sul quale è
chiamato a intervenire, possiede competenze tecniche relative
all’azione del progettare. Per realizzare un buon progetto deve
dotarsi di metodo e di strumenti, elementi chiave anche per coloro
che operano in un soggetto for profit. Al progettista si chiede
di saper concretizzare un’idea e renderla una reale
possibilità di cambiamento. Molto spesso, però, la spasmodica
attenzione agli strumenti lascia in secondo piano gli obiettivi e i
metodi di progettazione. Nella progettazione sociale gli strumenti
teorici e le metodologie devono adattarsi alle specificità
del settore. Non sono sufficienti solo le esperienze acquisite sul
campo (“il fare”) oppure la semplice applicazione di metodologie
(“il sapere”). Occorre promuovere un “saper fare” attraverso
il quale analizzare il contesto in cui opera l’organizzazione, la
sua genesi, le successive trasformazioni organizzative e,
soprattutto, i bisogni sui quali si intende intervenire.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Occorre
definire gli obiettivi del progetto e il suo impatto sui beneficiari,
ascoltare i volontari e gli altri operatori coinvolti. Occorre infine
individuare e analizzare gli stakeholders dell’iniziativa e
dell’organizzazione, sapere scegliere e utilizzare gli strumenti di
progettazione più adeguati. Questi ultimi hanno una grande rilevanza
sia nelle fasi di costruzione sia in quelle di gestione del progetto.
Tutti elementi che fanno del progettista
sociale una professione, non solo una predisposizione
personale. Il Progettista sociale ha ad oggetto
dell’attività professionale l’ideazione, pianificazione,
redazione, gestione, controllo e monitoraggio, valutazione e
rendicontazione di progetti di intervento sociale e socio sanitario
sviluppati tanto in risposta a bandi, avvisi pubblici, gare, call for
proposals e altre opportunità di Enti Erogatori di natura sia
pubblica che privata, quanto autonomamente dall’ente per cui il
progettista opera. </span></span></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtx1p_PszhLkRFcJN5QAsBzojHEnZA-k896cXXBsyn6lJRUgMHPKQJ9TqxukJqBHE3cYFL_2fA3jF6mGqgt9TOMcL4CDykRMIRU4w-e5wlpTnTuDa7E6TFqWkNgrkJZOEi5R8qrPBJZiNN/s1600/IMG_8138.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; display: inline !important; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><span style="color: black; font-family: Verdana, sans-serif;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtx1p_PszhLkRFcJN5QAsBzojHEnZA-k896cXXBsyn6lJRUgMHPKQJ9TqxukJqBHE3cYFL_2fA3jF6mGqgt9TOMcL4CDykRMIRU4w-e5wlpTnTuDa7E6TFqWkNgrkJZOEi5R8qrPBJZiNN/s1600/IMG_8138.JPG" height="213" width="320" /></span></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il Progettista Sociale svolge la propria attività in forma singola o associata, come dipendente e collaboratore, anche volontario, di enti e associazioni di diritto tanto privato quanto pubblico o come consulente delle stesse, abitualmente e prevalentemente mediante lavoro intellettuale, o comunque con il concorso di questo, ai fini del miglioramento delle condizioni umane, economiche, sociali, ambientali, di salute, di partecipazione civile e di partecipazione democratica, incluso il contrasto di ogni forma di discriminazione, delle comunità degli uomini e di specifici target all’interno di queste. Infine una definizione di “progetto sociale”: un ciclo di attività tra loro collegate e coerenti e circoscritte in un tempo definito e limitato tese a realizzare risultati, prodotti, servizi, cambiamenti sociali e/o culturali misurabili, anche dal punto di vista dell’impatto, nel contesto di riferimento, unici e di apprezzabile utilità per i Beneficiari. Il progetto è promosso tanto in risposta a bandi, avvisi pubblici, gare, call for proposals e altre opportunità di Enti Erogatori di natura sia pubblica che privata, quanto autonomamente dall’ente per cui il progettista opera.</span></span><br />
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<br />be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3908626558279929068.post-78392091686047921952014-06-06T18:48:00.000+01:002014-06-06T18:48:29.054+01:00IV Corso di Progettazione Sociale presso il Dam Entropia - Unical.<br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Riprendiamo il nostro blog dopo un periodo di assenza. E riprendiamo dal nostro corso dalle attenti e interessate corsiste che malgrado l'intromissione della fotocamera sono concentrate e assorte. Un buon lavoro a tutte. </span><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxKR83PEaL-ZIHocgLkBDyNUGypsGXHJrSBnXaySSqcclgkncob2TFuzVWHYV-3pWfG5BV_kfli2oAKf0z5r5iFCuzrfv0U7OzLOdWPzUv59z8qEvdw-XkvkpqcqKnSGvH9F3EwjASzaSo/s1600/IMG_8138.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxKR83PEaL-ZIHocgLkBDyNUGypsGXHJrSBnXaySSqcclgkncob2TFuzVWHYV-3pWfG5BV_kfli2oAKf0z5r5iFCuzrfv0U7OzLOdWPzUv59z8qEvdw-XkvkpqcqKnSGvH9F3EwjASzaSo/s1600/IMG_8138.JPG" height="212" width="320" /></a><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB0q9U82cutJE4tGw_yKn6iZ4_C5WHLcUwP7cgRnnc75wVVX5Lt7ClEsfsdIVMWdyaPX5MB5iJv5l791XbQv5ACO4o5AuoyPx7EN_x7IVRp8bVTIgKvBE2puhvRBW8zLSjkFIKtkB5JzUc/s1600/IMG_8138.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGO-CNhJGHmfC3K-cSFrKKGUNfzoVBayn44vwFQl0gJysNQWliv3JT1jKRkuetGZoB8tKg-Mxdpop0bZ9VAotqDk_m8Sux5IZj1cBcXgKcdWPqBW8nHGfQxF-VrMVpaW2sIzta6sS7m7q-/s1600/IMG_8145.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGO-CNhJGHmfC3K-cSFrKKGUNfzoVBayn44vwFQl0gJysNQWliv3JT1jKRkuetGZoB8tKg-Mxdpop0bZ9VAotqDk_m8Sux5IZj1cBcXgKcdWPqBW8nHGfQxF-VrMVpaW2sIzta6sS7m7q-/s1600/IMG_8145.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGO-CNhJGHmfC3K-cSFrKKGUNfzoVBayn44vwFQl0gJysNQWliv3JT1jKRkuetGZoB8tKg-Mxdpop0bZ9VAotqDk_m8Sux5IZj1cBcXgKcdWPqBW8nHGfQxF-VrMVpaW2sIzta6sS7m7q-/s1600/IMG_8145.JPG" height="213" width="320" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcA1MQiAlM9h2FM7BcZ5dMHu0tFxVHSqYIh31em8WOATZlUSVsBzL3pQszejnW38z6CFKHxPJVs9Emag9wtNdNG4yEppwBHwO_l-pllNK5iJL8gHYZbYfmRUP7ABXgu1dxb-zb9Q78Tt2m/s1600/IMG_8150.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcA1MQiAlM9h2FM7BcZ5dMHu0tFxVHSqYIh31em8WOATZlUSVsBzL3pQszejnW38z6CFKHxPJVs9Emag9wtNdNG4yEppwBHwO_l-pllNK5iJL8gHYZbYfmRUP7ABXgu1dxb-zb9Q78Tt2m/s1600/IMG_8150.JPG" height="212" width="320" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyMP8eom_BLTSrT2paM8QmZq7esryxl9-b61-RQajfZWlGiMoFvmLAOm3nhJhEKglJ54Fbv92lp2de33FVA8Qh_PpYqAzJi71Bjo9EUn2e594ym9TzByaxG4wt3rRi_-79J7VE_GUUwNBn/s1600/IMG_8145.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: left;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyMP8eom_BLTSrT2paM8QmZq7esryxl9-b61-RQajfZWlGiMoFvmLAOm3nhJhEKglJ54Fbv92lp2de33FVA8Qh_PpYqAzJi71Bjo9EUn2e594ym9TzByaxG4wt3rRi_-79J7VE_GUUwNBn/s1600/IMG_8145.JPG" height="213" width="320" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpTfvxr5Aa-9a8juqN056tZ6snKGWOcMVGlmVl4F34fQUJ-wmx4Cz3PMJ7q7s-OM3Cdt57VAWFcfu15LCCpZg9O4nkEi8Yw7WwVJ8YAO-xJ5hCdVniySjQEg_Azcr7KYxKgQNnVP9kFYAc/s1600/IMG_8151.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpTfvxr5Aa-9a8juqN056tZ6snKGWOcMVGlmVl4F34fQUJ-wmx4Cz3PMJ7q7s-OM3Cdt57VAWFcfu15LCCpZg9O4nkEi8Yw7WwVJ8YAO-xJ5hCdVniySjQEg_Azcr7KYxKgQNnVP9kFYAc/s1600/IMG_8151.JPG" height="213" width="320" /></a></div>
<!-- Blogger automated replacement: "https://images-blogger-opensocial.googleusercontent.com/gadgets/proxy?url=http%3A%2F%2F4.bp.blogspot.com%2F-ON991DCC84g%2FU5H65k8u0ZI%2FAAAAAAAAAqQ%2FdSKcQBRwPbk%2Fs1600%2FIMG_8145.JPG&container=blogger&gadget=a&rewriteMime=image%2F*" with "https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGO-CNhJGHmfC3K-cSFrKKGUNfzoVBayn44vwFQl0gJysNQWliv3JT1jKRkuetGZoB8tKg-Mxdpop0bZ9VAotqDk_m8Sux5IZj1cBcXgKcdWPqBW8nHGfQxF-VrMVpaW2sIzta6sS7m7q-/s1600/IMG_8145.JPG" -->be equal. Idee in movimentohttp://www.blogger.com/profile/11135208157765079916noreply@blogger.com0