domenica 1 dicembre 2013

Il volontariato che riconcilia vittime e colpevoli

Dalle liti tra vicini e tra familiari, allo stalking e al carcere

Nel panorama del Terzo Settore in Italia sono presenti 9 associazioni che fanno da mediazione dei conflitti tra chi subisce il reato e chi lo commette. La mission di queste associazioni è di ricucire le piccole e grandi guerre che possono nascere tra vicini di casa, tra familiari, all'interno della coppia, ma opera anche nei casi più difficili e drammatici come quelli che si generano tra chi subisce un reato e chi ne è autore. Ci sono in Italia nove associazioni che si occupano di giustizia riparativa e sono state censite ed ascoltate dalla giornalista Elena Parasiliti, che ha scritto il libro "Ti chiamo per nome" (Terre di mezzo Editore), in cui ha raccolto le storie di chi ha cercato o sta provando a perdonare, a riconciliarsi con la persona che le ha fatto del male. Queste associazioni sono la risposta creativa di alcune persone che cercano di rispondere concretamente alle sollecitazioni dell'Onu e dell'Unione Europea che invitano sempre vittime, colpevoli e collettività a dialogare tra loro. Nel frattempo in Italia restiamo in attesa di una legge dello Stato che favorisca tale mediazione.
Il "Centro italiano per la promozione della mediazione" è un'associazione nata nel 1995 per assistere le vittime di stalking ma anche chi ha commesso reati di carattere sessuale o contro la persona. Solo nel 2012 ha seguito complessivamente 200 casi. Un'altra realtà è la cooperativa Dike, fondata nel 2001 (cooperativadike.org), che finora ha seguito tra i 50 e gli 80 casi all'anno, grazie al lavoro di 14 professionisti: dalle liti condominiali a quelli tra colleghi, ai casi di reati veri e propri. L'organizzazione Snodi (mediazione-snodi.org),  nata nel 2010, si occupa anche di formare i nuovi volontari alla mediazione e negoziazione di conflitti. Molte delle associazioni provengono o sono all'interno dell'area cattolica ma aperti a tutti: l'Università del perdono (con sedi a Torino, Rimini, Scutari, Hebron e Bogotà), promossa da padre Gianfranco Testa, missionario della consolata, gli operatori del progetto Colomba e i referenti della Comunità Papa Giovanni XXIII; la Caritas di Bergamo che nel 2005 ha istituito l'Ufficio di mediazione penale e giustizia riparativa. Molti dei mediatori sono stranieri e provengono da paesi lontani quali il Senegal, Iraq, Marocco, Costa d'Avorio, Perù e Albania. Il progetto Sicomoro segue i casi di mediazione all'interno di alcune carceri italiane. “La Noce “ di Palermo trova ispirazione nella religione Valdese e dal 2011 con il Centro di giustizia riparativa segue minori e giovani con problemi di devianza, alcuni già condannati oppure in "messa alla prova" (decisa dal Giudice che sospende la pena e affida il minore ai servizi sociali): attraverso un percorso che prevede lavoro gratuito e presa di coscienza del reato commesso, questi ragazzi risanano simbolicamente il danno causato. Anche il mondo del carcere ha trovato la sua strada per la conciliazione : Ristretti Orizzonti, bimestrale della casa di reclusione Due Palazzi di Padova; il Centro dell'Istituto penale femminile della Giudecca di Venezia; Adirmediazione, network de L'altro diritto, che coinvolge istituzioni territoriali , mediatori, giudici, avvocati e operatori della sicurezza pubblica.

A cura di Gabriella Dragani

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