domenica 22 dicembre 2013

AUGURI E BUON 2014






Il nostro blog si concede una breve pausa in concomitanza delle vacanze natalizie. Ci ritroveremo di nuovo qui per continuare a parlare di sociale, ambiente ed etica. 
AUGURI da odv Be Equal. 

sabato 21 dicembre 2013

Lifebility Award: un premio per le giovani idee “sociali”

Le sei categorie in concorso verranno premiate con stage, borse di studio e servizi di incubazione

Giunge alla terza edizione il premio “Lifebility Award”, destinato a tutti i giovani dai 18 ai 30 anni con idee innovative e sostenibili rivolte al sociale.
I partecipanti dovranno inviare le loro idee progettuali di sistemi e di soluzioni in grado di migliorare, semplificare e rendere fruibili "a costi sostenibili" i servizi pubblici e privati della comunità.
Sono 6 le categorie di idee in concorso:
  • Energia e ambiente
  • Trasporti e mobilità
  • Comunicazione, immagine e design
  • Bioingegneria e Biotecnologie
  • Nutrizione e qualità della vita
  • Turismo e beni culturali
Verrà selezionato un vincitore per ognuna delle 6 categorie, che si aggiudicherà uno dei seguenti premi:
  • un premio in denaro pari a 5.000 euro al lordo delle imposte e tasse a titolo di borsa di studio;
  • inserimento in uno stage di sei mesi retribuito presso una delle aziende sponsor;
  • carnet di voucher gratuiti di assistenza allo start up di impresa (tra cui un servizio di incubatore, tutoring, assistenza legale e consulenza finanziaria).
Per partecipare al concorso bisogna inviare le proprie idee progettuali, e il proprio curriculum, entro il 31 marzo 2014.
Puoi trovare tutte le informazioni utili nel regolamento, disponibile sul sito dedicato al concorsohttp://lifebilityaward.ideatre60partner.it.

mercoledì 18 dicembre 2013

L'equivoco del sud

Oggi voglio consigliarvi di leggere il libro di Carlo Borgomeo che si intitola “L’equivoco del Sud – Sviluppo e coesione sociale” edito da Laterza nel 2013. Il titolo del libro è già un programma: è necessario e anche urgente capovolgere l’ottica (l’equivoco) con la quale si sono affrontate fino ad oggi le politiche di sviluppo del Mezzogiorno (l’ “antica e noiosa questione meridionale” come la definisce Borgomeo stesso).
Capovolgere l’ottica vuol dire prendere atto che decenni di politiche basate sul divario del prodotto interno lordo tra Centro-Nord e Sud non hanno prodotto molto. Afferma Borgomeo che: “l’iniziativa è stata prevalentemente orientata ad assicurare risorse, a trasferire modelli, a spostare al Sud soggetti e processi di sviluppo in una logica strettamente quantitativa e con una sostanziale sottovalutazione dei soggetti, delle potenzialità, delle esperienze meridionali, considerate di fatto marginali”. Inutile, quindi, insistere cercando di correggere e rilanciare l’azione sempre con la stessa premessa di tipo economico basata su un’offerta di risorse e non su un ascolto della domanda di cui la comunità locale è portatrice.
Borgomeo individua tre aree fondamentali per uscire dall’equivoco.
1) Il primato nel breve termine di interventi strutturali che colmino non tanto il divario economico ma quello dei reali servizi, della reale tutela dei diritti fondamentali che oggi sono oggettivamente negati a più di 20 milioni di persone (scuole, servizi di base, trasporti e mobilità, ricerca scientifica, ecc.) e che minano alla base lo sviluppo del capitale umano, la qualità della vita degli individui, e il valore dei beni comuni nonché la coesione della comunità attorno ad essi.
2 ) Porsi l’obiettivo di costruire e rafforzare il capitale sociale del Mezzogiorno come condizione senza la quale non si è in grado di generare uno sviluppo auto-propulsivo che si sostituisca a quello “eterodiretto”, guidato dallo Stato centrale e da una logica meramente economica. Per avere sviluppo economico e buon governo del Sud è necessario lo sviluppo sociale. E questo deve essere l’obiettivo primario.
3 ) Riconoscere il ruolo trainante e indispensabile del terzo settore in questo processo: l’unico “pezzo” di società in grado di esprimere competenze, responsabilità, capacità e coesione sociale e quindi candidato ad essere leadership di questo processo di sviluppo.
Tutto questo avendo una visione di un Mezzogiorno trainante e protagonista del suo sviluppo.
La lettura di questo libro suscita alcune riflessioni sul piano specifico del fundraising e del ruolo del terzo settore o del non profit nel processo di ripensamento e (ri)costruzione del welfare nel Mezzogiorno. Ci vuole un programma forte di sviluppo della cittadinanza attiva senza il quale la prospettiva disegnata da Borgomeo rischia di non reggere.
E veniamo al fundraising.

Il ruolo del fundraising nello sviluppo sociale del Sud

Se la strategia deve essere quella di porre al centro lo sviluppo sociale auto-propulsivo, allora è necessario dare forza al fundraising.
Il fundraising, anche alla luce della crisi qualitativa ed economica del finanziamento pubblico, è la forma finanziaria essenziale per sostenere lo sviluppo sociale e la creazione di capitale e valore sociale. Certamente non da solo, ma insieme al mercato (che ha oggi bisogno di produrre valore sociale aggiunto) e allo Stato che, però, non ha più soldi e che quindi deve assumere il ruolo di investitore su processi che generino autonomamente risorse.
Se si vogliono quindi ribaltare la prospettiva e le politiche di sviluppo del Mezzogiorno puntando sulla crescita della cittadinanza attiva appare necessario finanziare politiche per il fundraising (al pari degli investimenti per lo sviluppo di impresa) che facciano aumentare la quantità delle risorse private e sociali disponibili in un’ottica di investimento sociale responsabile e non solo di economia di mercato.
Investire sul soggetto che può fare meglio fundraising, ossia il terzo settore, è una scelta fondamentale, a patto che questa raccolta di risorse sia legata non tanto al vecchio modo di progettare sulla base dell’offerta di denaro (paradosso del finanziamento pubblico e comunitario che Borgomeo critica con molta lucidità e attraverso fatti circostanziati), ma alla produzione di valore sociale aggiunto che risponda alla domanda della comunità locale.
Una bella sfida questa di Borgomeno, politica ma anche economica, non solo per lo Stato e gli enti filantropici, ma anche e soprattutto per il terzo settore.
Vi ho fatto venire voglia di leggere questo libro? Aggiungo “last but not least” che è un libro pieno di informazioni e dati alla cui lettura e interpretazione si è guidati con intelligenza, profonda conoscenza della “questione meridionale”, senso di responsabilità, impegno e realismo e, soprattutto, amore per il sud.


domenica 15 dicembre 2013

Contro lo spreco alimentare: I Food Share

Cibo: il primo diritto umano. 


Siamo coscienti che ormai non è più possibile ignorare lo spreco alimentare a cui assistiamo quasi quotidianamente e in particolar modo durante le ricorrenze e nei giorni di festa. Aderiamo con consapevolezza quindi all'invito che ci viene dall'Europa per attivarsi a ridurre fino ad eliminare lo spreco alimentare. Il 2014 sarà l'anno che il vecchio continente dedicherà a una nuova causa: bloccare l'emorragia di cibo che trascina con sé una notevole perdita di suolo, acqua ed energia. È uno sperpero che assume dimensioni impressionanti: gli italiani buttano una quantità di alimenti che basterebbe a sfamare tutti gli spagnoli. Secondo stime Fao, un terzo del cibo prodotto nel mondo è sprecato: vuol dire 1,3 miliardi di tonnellate all'anno. Ogni europeo getta via 179 chili di alimenti. E assieme a questi alimenti vanno in malore l'energia e l'acqua servite a produrli: nel 2010, in Italia, si sono persi in questo modo 12 miliardi di metri cubi di acqua virtuale (contenuta nei prodotti), equivalente a circa un decimo di quella dell'Adriatico. Nell'ottica di ridurre questo triste fenomeno è nata I Food Share.

I Food Share  è una piattaforma web che permette ad utenti privati, rivenditori e/o produttori di offrire liberamente e gratuitamente  prodotti alimentari in eccedenza. I Food Share   è condivisione e partecipazione solidale nel settore dell’alimentazione umana.

Cos'è I Food Share?
I Food Share è una piattaforma on line di condivisione di cibo e permette di coniugare la richiesta di prodotti agroalimentari per scopi umanitari con il recupero e la messa a disposizione del cibo a partire dal comune cittadino fino alla grande e piccola distribuzione e alle aziende agricole che vorranno offrire il loro surplus a scopi solidali.

Il sistema è un valido supporto di mediazione e condivisione di prodotti agroalimentari a vocazione territoriale, il surplus prodotto, acquistato o invenduto di ogni territorio può essere utilizzato a fini solidali, avviando e sostenendo politiche di sostenibilità ambientale e valorizzazione di beni alimentari altrimenti destinate al rifiuto urbano.



Come funziona?

Per poter donare o beneficiare delle ceste messe a disposizione nel sistema I Food Share è necessario registrarsi dall’apposita area.
Ifoodshare.org permette a donatori e beneficiari di mettersi in contatto attraverso un sistema di messaggistica interna e concordare le modalità di consegna/ritiro.


Per i donatori

Chiunque voglia donare cibo in eccedenza (comune cittadino, azienda agricola o grande distribuzione) o semplicemente condividere ciò che si ha nella propria dispensa, è necessario registrarsi e offrire liberamente i prodotti agroalimentari.
Accedendo dalla propria area riservata, è possibile inserire varie offerte che saranno automaticamente pubblicate dal sistema e prenotabili da qualsiasi utente privato o organizzazione, parrocchia o enti di assistenza sociale in genere.

L’utente non appena carica un prodotto, il sistema lo pubblicherà automaticamente con la città di riferimento in cui il prodotto è disponibile e con l'indicazione della data di scadenza inserita.


Per i Beneficiari

Per richiedere le ceste inserite nel sistema è necessario registrarsi e avviare una ricerca per città, per controllare se vi è disponibilità di ceste alimentari nel proprio territorio. Basterà di conseguenza richiedere la cesta tramite il sistema di messaggistica interna e concordare con il donatore le modalità di consegna/ritiro.

a cura della redazione

giovedì 12 dicembre 2013

Volontariato in stazione

Le stazioni per progetti di solidarietà

Ferrovie dello Stato Italiane, Rete Ferroviaria Italiana e CSVnet hanno firmato un protocollo d'intesa che mette a disposizione del volontariato circa 1700 stazioni per realizzare progetti di solidarietà. Qualche mese fa  Ferrovie dello Stato Italiane, Rete Ferroviaria Italiana e CSVnet, Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, hanno firmato a Roma un protocollo d'intesa per sviluppare azioni innovative di sostegno sociale su tutto il territorio nazionale.Il progetto "Volontariato in stazione" interesserà gli spazi di circa 1700 stazioni impresenziate, (definite così perché non è più necessaria la presenza fisica di personale ferroviario, in quanto sono gestite a distanza da sistemi altamente tecnologici), che diverranno, grazie all'accordo, spazi fruibili d'incontro e promozione del volontariato.
In sinergia e per tramite dei Centri di Servizio per il Volontariato (CSV), la cui base sociale rappresenta più del 50% del volontariato nazionale, il patrimonio immobiliare costituito dalle stazioni impresenziate sarà così a disposizione per realizzare iniziative solidali diversificate, come progetti d'inclusione sociale per soggetti a rischio, attività di protezione civile, azioni finalizzate alla valorizzazione delle peculiarità storiche, culturali, ambientali del territorio e molto altro.
Un "Comitato di Valutazione", composto dai referenti di ciascuna delle tre parti, si occuperà di approvare i singoli progetti e definire condizioni e modalità di realizzazione.
L'accordo, della durata di quattro anni, con possibilità di rinnovo, è già entrato nel vivo in alcuni territori come a Napoli dove si stanno definendo le condizioni per la concessione degli spazi della stazione di Napoli Gianturco al CSV di Napoli perché vi trasferisca la sede. Un altro esempio importante e recente di progetto di riqualificazione del patrimonio è stata la trasformazione di parte della stazione di Ronciglione in casa di  accoglienza per famiglie con bambini affetti da malattie oncologiche. La stazione è stata ceduta in comodato d’uso gratuito per sei anni, ora è del tutto trasformata e gestita dall’ associazione Cuore di Mamma.     L'utilizzo di questi spazi permette una volta siglato l'accordo e completata la ristrutturazione, di poter ammortizzare i costi di struttura che in un contesto di crisi rappresentano un risparmio non marginale e allo stesso modo la messa in funzione della sede permetterà di riqualificare e valorizzare lo spazio a beneficio di cittadini e viaggiatori. L'apertura del volontariato a percorsi strutturati di collaborazione non solo genera nuove potenzialità operative ma stimola le nostre associazioni ad attivare ulteriori sinergie tra di loro, con le pubbliche istituzioni e con le realtà produttive del nostro paese. Ciò non può che migliorare la portata e la qualità delle azioni che il volontariato mette in campo ogni giorno per soddisfare i bisogni crescenti e complessi delle nostre comunità.
A cura della redazione



lunedì 9 dicembre 2013

Giovani + innovazione sociale: idee a concorso!



Protagonisti i giovani! 

Un'altra opportunità per il Terzo Settore: Fondazione Sodalitas, insieme con 36 imprese e 7 incubatori, promuove un concorso per premiare le business ideas sostenibili dei giovani. Il bando resterà aperto fino al 31 gennaio 2014 ed è rivolto a tutti gli under 35 italiani, laureati o diplomati senza lavoro o con un lavoro precario. Le idee progettuali  potranno essere presentate da singoli candidati o da team multidisciplinari formati  da non più di 4 persone - tutti in possesso dei requisiti di ammissibilità indicati nel regolamento - facendo riferimento a uno solo degli ambiti del concorso.  Le idee migliori diventeranno start up di successoPer i progetti finalisti in palio anche 200mila euro in attività di coaching e formazione. Per tutti inoltre la possibilità di essere selezionati dalle imprese sostenitrici come talenti da inserire al proprio interno.
Le categorie del bando che potranno interessare l'azione sociale sono: 
Expo 2015: progetti innovativi e sostenibili sia legati all’evento di Milano che all’alimentazione in tutte le sue manifestazioni: dall’agricoltura alla trasformazione e conservazione, al consumo, alla ristorazione e alla enologia, al made in  Italy, al cibo KM 0, alla dieta mediterranea, all’alimentazione come stile di vita sostenibile,  a come combattere la fame nel mondo.
Ambiente ed ecosostenibilità: progetti orientati a risparmio di acqua, energia e  territorio, utilizzo di energie rinnovabili e tutela dell’ambiente,mobilità sostenibile,  raccolta, smaltimento e riciclo dei rifiuti, stili di vita ecosostenibili, miglioramento  della qualità della vita nei centri urbani.
Lavoro, Salute e Benessere delle persone: progetti di formazione, education,  inserimento lavorativo delle fasce deboli, servizi alla persona per la promozione  della salute e del benessere, servizi per facilitare la conciliazione vita-lavoro.
Sviluppo del Territorio e della Comunità: progetti a favore di nuove povertà e  fragilità sociali, assistenza ad anziani ed ammalati, ricerca scientifica e salute,  social housing, cultura e turismo sostenibile.
Produzione e Consumo sostenibile: progetti in cui il processo produttivo sia ecosostenibile, iniziative che promuovano stili di consumo sostenibili, marketing sostenibile, strumenti per la gestione sostenibile della supply chain.
La partecipazione a SODALITAS CHALLENGE è gratuita e si svolge attraverso la piattaforma tecnologica sodalitas.challenge.ideatre60partner.it, creata da Fondazione Italiana Accenture per promuovere e sviluppare iniziative di innovazione sociale. La presentazione delle proposte dovrà avvenire, nella sua interezza, entro le 10.00 a.m. del 31 Gennaio 2014. 
Criteri di valutazione: le Commissioni di valutazione e il Comitato Esecutivo istituiti per Sodalitas Challenge valuteranno le business ideas secondo criteri di Innovatività, Creazione di nuovi posti di lavoro, Impatto sociale, benefici per la comunità e ricadute sul territorio, Rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali, Sostenibilità economica, Utilizzo di tecnologie avanzate, Tempistica. Opportunità
Le business ideas finaliste che potranno accedere alla formazione e al coaching verranno comunicate entro il 28 febbraio 2014. La presentazione delle business ideas vincitrici – fino a un massimo di 7 – avverrà nel corso di un evento pubblico entro il mese di giugno 2014. Il database dei curricula di tutti i giovani partecipanti sarà invece accessibile alle imprese sostenitrici a partire dal 31 gennaio prossimo.
A cura della Redazione



giovedì 5 dicembre 2013

Co-working. Un nuovo stile di vita lavorativa.

Co-working 
ovvero lavorare insieme

Spesso fra associazioni ed enti del Terzo Settore il problema che appare insormontabile è la possibilità di avere una sede pur non avendo una certezza finanziaria a lungo termine. L'idea di condividere con altre realtà lo spazio lavorativo comincia a concretizzarsi attraverso il co-working. E dunque vediamo cos'è! 
Il co-working è uno stile di vita lavorativa che consiste nella condivisione di spazi di lavoro comuni, i cosiddetti spazi di co-working, da parte di professionisti provenienti dai più diversi settori: un cambio di prospettiva, quindi, in cui non è più necessario possedere un ufficio, quanto invece mantenere la propria libertà lavorativa cambiando scrivania ogni volta che si vuole.
In un mercato del lavoro che richiede sempre maggiore flessibilità, i giovani freelance, gli startupper, i liberi professionisti non si posso mai fermare: internet e telefono sono i nuovi uffici, e il luogo di lavoro sembra assumere sempre meno importanza.
A casa, al bar, in treno: il lavoratore, armato di pc e cellulare, lavora ovunque e a qualunque ora, alla continua ricerca di un posto tranquillo. Il co-working, letteralmente lavorare insieme, porta nella vita dei lavoratori “senza fissa dimora” una soluzione alternativa all’ufficio tradizionale e al perenne nomadismo. In uno spazio co-working, infatti, è possibile affittare una scrivania (o anche uffici indipendenti) e approfittare di una serie di servizi offerti ad ogni co-worker: connessione internet, stazioni di ricarica per cellulari e pc, stampante, area caffè e, soprattutto, la possibilità di lavorare a stretto contatto con altri “nomadi”, di diverse professioni e nazionalità, innescando un meccanismo virtuoso di scambio di esperienze, competenze, collaborazioni.

5 buoni motivi per scegliere il co-working:
Ecco le ragioni per le quali un professionista dovrebbe scegliere il co-working per sostenere e incoraggiare la propria attività lavorativa:
1. Crei nuove reti di contatti
Una buona rete di contatti è tutto quando si tratta di far crescere una start-up. In uno spazio co-working i professionisti possono entrare in contatto tra loro e, attraverso un costante confronto con altri settori ed esperienze lavorative, prendere coscienza delle proprie capacità e di possibili prospettive future, innescando nuove collaborazioni e diventando partecipi del lavoro altrui.
2. Condividi esperienze lavorative
Il co-working incoraggia lo scambio di competenze. Quando, in uno stesso luogo di lavoro, convivono ad esempio imprenditori, scrittori, avvocati, consulenti di marketing, programmatori informatici, il melting pot di esperienze è all'ordine del giorno. Chi vuole lanciare una start-up o deve prendere una decisione difficile può trovare un buon consiglio semplicemente bevendo un caffè o chiacchierando con il vicino di scrivania. Circondati da un patrimonio di risorse umane in continuo cambiamento risulta anche più semplice trovare collaboratori o ricevere buone dritte.
3. Tieni il lavoro fuori da casa
Lavorare in un ambiente esterno insieme ad altre persone, invece che allestire un ufficio casalingo, aiuta a mantenere un giusto equilibro tra spazi di vita e spazi di lavoro, ed evitare il cosiddetto burnout (la sfiducia e la mancanza di interesse verso il lavoro a causa di una progressiva perdita di motivazioni e stimoli).
4. Risparmi tempo
Quando lavora in autonomia, un professionista deve pensare sia alle incombenze legate all'attività professionale vera e propria, che a tutta una serie di questioni burocratiche e amministrative. In uno spazio co-working, i servizi “primari” per svolgere il proprio lavoro sono già a disposizione: un luogo di lavoro attrezzato di mobili, stampanti, connessioni internet, sale riunioni, area caffè-relax, e talvolta anche servizi di spedizione, receptionist o addetti alla segreteria.
5. Risparmi denaro
Nel momento in cui si avvia un'attività le risorse sono spesso limitate: la questione economica è quindi di fondamentale importanza. Il co-working dà la possibilità di ridurre le spese, e di usufruire di uno spazio attrezzato pur mantenendo sempre autonomia e flessibilità. I costi dell'affitto di una scrivania sono sicuramente inferiori a quelli dell'affitto di un ufficio e uno spazio co-working offre ai suoi ospiti anche la possibilità di annullare, o ridurre, i costi sensibili di un'attività lavorativa, come la connessione ad internet e le bollette. http://coworkingproject.com

A cura della Redazione di Be Equal

martedì 3 dicembre 2013

Le idee innovative valgono 300.000 euro!

            Bando "Edison Start"  

3 premi da 100.000 euro ciascuno: è questa l’opportunità offerta dal bando “Edison Start”, con l’obiettivo di promuovere le idee innovative su energia, sviluppo sociale e qualità della vita.

Sono 3 le tematiche in concorso ma quella che maggiormente ci interessa è quella relativa a :



Sviluppo sociale: Progetti e iniziative che abbiano un impatto sociale in termini di lotta alla povertà, miglioramento delle condizioni di vita, accesso ai diritti fondamentali, inclusione e integrazione della persona nel contesto sociale, culturale ed economico nel quale si svolge la sua esistenza.

Possono partecipare per la categoria Sviluppo sociale: team di persone fisiche (studenti e non) e organizzazioni no profit attive sul territorio italiano da almeno due anni.
A partire dal 13 gennaio 2014 sarà possibile caricare le idee sul portale di Edison Start www.edisonstart.it, sul quale verranno valutate e selezionate.
La chiusura delle candidature è il 30 marzo 2014.

30 finalisti potranno sviluppare il loro progetto assistiti da team di esperti. Verrà quindi scelto un vincitore per ciascuna delle 3 categorie, che si aggiudicherà un premio da 100.000 euro per dare vita al proprio progetto, monitorato e supportato per un anno. Per tutte le informazioni puoi consultare il sito www.edisonstart.it .Sullo stesso sito potete visionare il regolamento e cominciare a sviluppare le vostre idee.

A cura della dott.ssa Gabriella Dragani

domenica 1 dicembre 2013

Il volontariato che riconcilia vittime e colpevoli

Dalle liti tra vicini e tra familiari, allo stalking e al carcere

Nel panorama del Terzo Settore in Italia sono presenti 9 associazioni che fanno da mediazione dei conflitti tra chi subisce il reato e chi lo commette. La mission di queste associazioni è di ricucire le piccole e grandi guerre che possono nascere tra vicini di casa, tra familiari, all'interno della coppia, ma opera anche nei casi più difficili e drammatici come quelli che si generano tra chi subisce un reato e chi ne è autore. Ci sono in Italia nove associazioni che si occupano di giustizia riparativa e sono state censite ed ascoltate dalla giornalista Elena Parasiliti, che ha scritto il libro "Ti chiamo per nome" (Terre di mezzo Editore), in cui ha raccolto le storie di chi ha cercato o sta provando a perdonare, a riconciliarsi con la persona che le ha fatto del male. Queste associazioni sono la risposta creativa di alcune persone che cercano di rispondere concretamente alle sollecitazioni dell'Onu e dell'Unione Europea che invitano sempre vittime, colpevoli e collettività a dialogare tra loro. Nel frattempo in Italia restiamo in attesa di una legge dello Stato che favorisca tale mediazione.
Il "Centro italiano per la promozione della mediazione" è un'associazione nata nel 1995 per assistere le vittime di stalking ma anche chi ha commesso reati di carattere sessuale o contro la persona. Solo nel 2012 ha seguito complessivamente 200 casi. Un'altra realtà è la cooperativa Dike, fondata nel 2001 (cooperativadike.org), che finora ha seguito tra i 50 e gli 80 casi all'anno, grazie al lavoro di 14 professionisti: dalle liti condominiali a quelli tra colleghi, ai casi di reati veri e propri. L'organizzazione Snodi (mediazione-snodi.org),  nata nel 2010, si occupa anche di formare i nuovi volontari alla mediazione e negoziazione di conflitti. Molte delle associazioni provengono o sono all'interno dell'area cattolica ma aperti a tutti: l'Università del perdono (con sedi a Torino, Rimini, Scutari, Hebron e Bogotà), promossa da padre Gianfranco Testa, missionario della consolata, gli operatori del progetto Colomba e i referenti della Comunità Papa Giovanni XXIII; la Caritas di Bergamo che nel 2005 ha istituito l'Ufficio di mediazione penale e giustizia riparativa. Molti dei mediatori sono stranieri e provengono da paesi lontani quali il Senegal, Iraq, Marocco, Costa d'Avorio, Perù e Albania. Il progetto Sicomoro segue i casi di mediazione all'interno di alcune carceri italiane. “La Noce “ di Palermo trova ispirazione nella religione Valdese e dal 2011 con il Centro di giustizia riparativa segue minori e giovani con problemi di devianza, alcuni già condannati oppure in "messa alla prova" (decisa dal Giudice che sospende la pena e affida il minore ai servizi sociali): attraverso un percorso che prevede lavoro gratuito e presa di coscienza del reato commesso, questi ragazzi risanano simbolicamente il danno causato. Anche il mondo del carcere ha trovato la sua strada per la conciliazione : Ristretti Orizzonti, bimestrale della casa di reclusione Due Palazzi di Padova; il Centro dell'Istituto penale femminile della Giudecca di Venezia; Adirmediazione, network de L'altro diritto, che coinvolge istituzioni territoriali , mediatori, giudici, avvocati e operatori della sicurezza pubblica.

A cura di Gabriella Dragani

martedì 26 novembre 2013

Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti - Cosenza 27 nov. / 1° dic 2013

A Cosenza il programma sarà il seguente: 


RIUSA RIDUCI RICICLA
27 novembre 2013
10.30 Presentazione della “Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti” Scuola Primaria, Piazza Spirito Santo
“Riduciamo i rifiuti” Mostra dei disegni dei bambini delle scuole primarie
10.00/13.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio (Consegna il tuo materiale da riciclo, libri, bottoni cerniere ecc...ecc e ritira il tuo gadget)
10.00/13.00 MIAI (Museo Interattivo di Archeologia Informatica) in pillole:c’era una volta il computer....
(Esempi di hardware di interesse storico salvato dalla spazzatura).
16.30 Inaugurazione e apertura Green Point: Ecologia Oggi, Informa alla presenza del Sindaco - Piazza XI Settembre
16.00/19.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio


28 novembre 2013
11.00 /13.00 Green Point: Ecologia Oggi, Informa - Piazza XI Settembre 10.00/12.00 L’arte del riciclo: creazioni estemporanee dello scultore del vetro, Pierluigi Morimanno Tecniche di riutilizzo del vetro di scarto - Corso Mazzini
10.00/12.00 “L’allegra isola ecologica” Scuola Primaria, Via Negroni a cura dei clown dell’Associazione Gianmarco De Maria AGDM ed Ecologia Oggi
10.00/13.00 MIAI (Museo Interattivo di Archeologia Informatica) in pillole: c’era una volta il computer....
16.00/19.00 Green Point: Ecologia Oggi, Informa - Piazza XI Settembre
16.00/19.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio
16.00 /18.00 “ L’allegra isola ecologica” Piazza Loreto
17.30 in poi Laboratorio per bambini: Riciclo Creativo, Temporary Store Ricicrea di corso Telesio


29 novembre 2013
11.00 /13.00 Green Point: Ecologia Oggi, Informa - Piazza XI Settembre
10.00/12.00 “L’allegra isola ecologica” Scuola Primaria, Via San Vito
10.00/13.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio
10.00/13.00 MIAI (Museo Interattivo di Archeologia Informatica) in pillole: c'era una volta il computer....
16.00/19.00 Green Point: Ecologia Oggi, Informa - Piazza XI Settembre
16.00/19.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio
16.00 /18.00 “L'allegra isola ecologica“ Piazza Kennedy
16.00 L'arte del riciclo: creazioni estemporanee di Luana Galluccio Temporary Store Ricicrea di corso Telesio
16.00/19.00 “Impariamo a coltivare l'orto sul balcone” a cura della cooperativa Arca di Noè

30 novembre 2013
11.00/13.00 Green Point: Ecologia Oggi, Informa - Piazza XI Settembre
10.00/12.00 “ L'allegra isola ecologica“ Scuola Primaria, Cuturella
10.00/13.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio
10.00/13.00 MIAI (Museo Interattivo di Archeologia Informatica) in pillole:c'era una volta il computer....
16.00/19.00 Green Point: Ecologia Oggi, Informa - Piazza XI Settembre
16.00/19.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio
16.00/19.00 “Impariamo a coltivare l'orto sul balcone” a cura della cooperativa Arca di Noè

1° dicembre 2013
10.00 /13.00 Clean up Day: puliAMO Cosenza. Punto d'incontro,Piazza dei Bruzi
9.00 /13.00 Mostra mercato vintage usato e riciclo
a cura dell' Associazione Artes Mundi e Odv Be Equal - Mercato dell'Arenella
17.00/20.00 Cassonetto magico - Temporary Store Ricicrea di corso Telesio

Info utili:

ECOLOGIA OGGI - Clean up Day puliAMO Cosenza:
Numero verde 800400506, oppure 0984 24685

RICICREA - Cassonetto magico - Arte del riciclo
Temporary Store, corso Telesio, 110
340 7470583 – ricicreainfo@gmail.com

MIAI
(Museo Interattivo di Archeologia Informatica) in pillole
(Esempi di hardware di interesse storico salvato dalla spazzatura).
Per visite guidate: museo@verdebinario.org - 347 2107281

lunedì 25 novembre 2013

25 novembre 2013: giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne


1522
Il numero di pubblica utilità  “Antiviolenza Donna” dedicato al supporto, alla protezione e all'assistenza delle donne vittime di maltrattamenti e  violenze.


Nella giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne abbiamo scelto di essere presenti senza voler essere retorici. Ci limitiamo a chiedere alle donne di utilizzare questo numero per iniziare il lungo e faticoso percorso di uscita dalla violenza. Partire da qui per ritornare ad essere libere. 

sabato 23 novembre 2013

L'economista Zamagni: «E' tempo di economia civile»

Leggendo di economia civile, ci è parso davvero interessante questo articolo che postiamo per una comprensione più approfondita dei temi di cui ci occupiamo e che rappresentano il focus del nostro lavoro. L'intervista è apparsa su Avvenire del 2013 e mette in luce temi e spunti per una riflessione comune e condivisa sul nostro tempo. 



L'economista Zamagni: «E' tempo di economia civile»

La crisi dimostra il fallimento dei modelli economici che hanno dominato negli ultimi decenni e prova che è ormai necessario riscrivere i manuali di economia. C’è un contesto nuovo ed è il modello dell’economia civile di mercato ciò a cui dobbiamo guardare». L’economista Stefano Zamagni è stato tra i primi in Italia a riscoprire il valore e la modernità di quella che nel ’700 Antonio Genovesi battezzava col nome di "economia civile", attualizzando l’idea che l’homo oeconomicus si debba nutrire anche di relazioni, motivazioni, fiducia, e che l’attività economica abbia bisogno di virtù civili, di tendere al bene comune più che alla ricerca di soddisfazioni individuali. Concetti verso i quali sta crescendo l’attenzione in tutto il mondo, e che risuonano nelle parole pronunciate ieri da Papa Francesco sulla tirannia del denaro come dato di questa crisi finanziaria, caratterizzata dal rifiuto dell’etica e della solidarietà, dalla negazione del primato dell’uomo. Ora i princìpi di un nuovo possibile modo di agire nel mercato, nel rispetto della persona umana, potranno essere diffusi in modo più strutturato grazie alla nascita di una scuola dedicata, la «Sec - Scuola di economia civile», che si celebra domenica a Incisa Valdarno (Firenze), e della quale Zamagni è presidente del comitato scientifico d’indirizzo.

Professore, perché oggi c’è bisogno di ripartire guardando all’economia civile?
Il dato di partenza è la crisi del modello neoliberista teorizzato che ha dominato negli ultimi 50 anni. È una visione che dicotomizza la società, definendo il mercato come il luogo dell’utilitarismo e lasciando ad altri ambiti della vita sociale questioni come l’altruismo e la filantropia. Un modello che rappresenta il massimo dell’irresponsabilità. Ma anche l’economia sociale di mercato di marca tedesca, dove lo Stato supplisce ai limiti del libero mercato, è entrato in crisi: può funzionare per la Germania, ma non per altri Paesi, come stiamo vedendo in Italia, in Gran Bretagna o altrove.
Cosa si intende per economia civile, e in che cosa supera altri modelli?
L’economia civile non contrappone Stato e mercato o mercato e società civile, cioè non prevede codici differenti di azione, ma in linea con la Dottrina sociale della Chiesa punta a unirli. Inoltre teorizza che anche nella normale attività di impresa vi debba essere spazio per concetti come reciprocità, rispetto della persona, simpatia. Oggi invece si ritiene ancora che l’impresa possa operare nel mercato come meglio crede, o non rispettare in pieno la dignità dei lavoratori, e poi magari fare della filantropia oppure concedere in cambio il nido per i figli dei dipendenti. Ecco, non dovrebbe funzionare così. Un altro aspetto riguarda la società civile organizzata – cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, fondazioni – che non viene confinata al ruolo di soggetto incaricato di ridistribuire il sovrappiù, come in altri sistemi economici, ma è valorizzata come soggetto economico vero e proprio, messa al lavoro.
A proposito di lavoro, quali risposte si possono dare di fronte a una realtà che presenta situazione drammatiche, in particolare per i giovani?
Sappiamo che il capitalismo oggi non riesce a occupare più dell’80% della forza lavoro. Il problema è che cosa fare con l’altro 20%. Li abbandoniamo condannandoli alla precarietà eterna, oppure concediamo sussidi che in ogni caso prima o poi finiscono? La risposta degli economisti civili è diversa e porta a considerare forme di impresa, come ad esempio le cooperative sociali, alle quali affidare il compito di garantire la piena occupazione del sistema, orientandole sull’offerta di beni comuni, beni pubblici e beni relazionali.
Questo vuol dire che la società civile diventa protagonista di un nuovo modello di Stato sociale?
Sì, perché tanto il modello neoliberista quanto quello socialdemocratico di welfare non funzionano più. Il primo non assicura l’universalità dello Stato sociale, l’altro non garantisce la qualità. La soluzione è il welfare civile, fondato sul principio di sussidiarietà circolare, cioè sulla collaborazione tra tre soggetti: ente pubblico, imprese e società civile (o Terzo settore). Una risposta efficace ai vincoli di bilancio. Non è una questione di principio, ma una necessità. È un approccio anti-ideologico, un’idea nuova di economia e di società. Anche la Gran Bretagna, con la Big Society, sta guardando a questa soluzione. Che appartiene già alla realtà e alla tradizione italiana. Si tratta solo di riscoprirla e valorizzarla. La Scuola nasce per questo.
A chi si rivolge la Scuola di economia civile?
A manager e imprenditori che desiderano cambiare il modo di fare impresa o ai giovani stanchi di studiare una teoria economica che fa acqua da tutte le parti. E poi agli amministratori locali interessati a trovare nuove strade per coniugare la carenza di risorse con la necessità di offrire servizi di qualità a tutta la popolazione. L’attività partirà dall’autunno, al progetto hanno già aderito una quarantina di accademici in tutta Italia. L’ambizione è aprire una nuova stagione del pensiero economico.

Di Massimo Calvi (Avvenire 17/05/2013) 

giovedì 21 novembre 2013

Giovani e volontariato. Il rapporto dell'Istituto Toniolo su questi due mondi


Giovani e volontariato due livelli che nel nostro paese non si incontrano facilmente e spesso risultano lontani. 


Un'analisi dei dati di un’indagine sul volontariato e sull’impegno civile della generazione tra i 18 e i 29 anni, effettuata dalla Ipsos per conto dell'Istituito Toniolo, fa emergere che il mondo del volontariato non ha ancora conquistato l’attenzione dei giovani italiani. Sono circa due terzi, infatti, quelli che non ne hanno mai fatto un'esperienza in questo campo e solo un terzo circa il 6% svolge in modo abituale attività di volontariato. 


I numeri dell'indagine raccontano che per il mondo giovanile il volontariato non è così familiare e gli stessi numeri smentiscono l’impressione generale che le nuove generazioni siano particolarmente impegnate nel sociale:  il 64,7% “non ci ha mai provato”; il 35,3% che dichiara di essersi coinvolto con questo mondo, ma la maggioranza ne parla come una cosa passata (il 15,8% con esperienze saltuarie, quasi il 6% con esperienze continuative); è un’attività viva e presente per il 13%, che si divide tra impegno saltuario (7%) e continuativo (quasi il 6%). Da notare che tra questi ultimi l'attività tende leggermente a diminuire con il crescere dell'età: dal 6,7% dei ventenni al 5,7% dei quasi trentenni.

Dall'indagine inoltre, emerge una differenza di sensibilità tra uomini, che si impegnano (tra saltuari e abituali) per il 12,6%, e donne che raggiungono il 14,6%. Anche il titolo di studio ha un peso: il 48% di coloro che hanno conseguito un livello di istruzione superiore ha o ha avuto esperienze di volontariato contro il 25% del livello inferiore.
Per quanto riguarda la geografia i giovani del Nord (con una leggera prevalenza dei residenti del Nordest sul Nordovest) si mostrano un po' più impegnati dei coetanei del Centrosud e isole: il 40% ha fatto o sta facendo esperienze (sia saltuarie sia continuative) contro il 33%.

L'influenza della famiglia e dell'ambiente sociale: il 40% risponde negativamente, il 33% la ritiene poco significativa, il 20 abbastanza, il 6,5 molto. Se poi si punta il riflettore su gruppi organizzati, le percentuali scendono notevolmente: chi opta per un attività di valore civico preferisce farlo da solo, infatti oltre l'86% dichiara di non appartenere ad alcuna associazione (il 3% aderisce a più gruppi).

Infine, ci sono i partiti e i movimenti politici: soltanto l'1,7% dichiara di militare attualmente e in modo continuativo in una formazione politica, il 2,6% lo fa saltuariamente; per oltre 4 giovani su 10 l'attività politica è cosa del passato. Il risultato è che oltre il 91% dei giovani tra 18 e 29 anni si dichiara del tutto estraneo a forme di impegno politico.
A cura della redazione.

mercoledì 20 novembre 2013

20 novembre: i diritti dei bambini


Riprendiamo dove avevamo lasciato ieri. Ed ecco i primi 10 art della
Convenzione sui Diritti dell'Infanzia “

Art. 1
Ai sensi della presente Convenzione si intende per fanciullo ogni essere umano avente un'età inferiore a diciott'anni, salvo se abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione applicabile. 
Art. 2
  1. Gli Stati parti si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente Convenzione e a garantirli a ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza.
  2. Gli Stati parti adottano tutti i provvedimenti appropriati affinché il fanciullo sia effettivamente tutelato contro ogni forma di discriminazione o di sanzione motivate dalla condizione sociale, dalle attività, opinioni professate o convinzioni dei suoi genitori, dei suoi rappresentanti legali o dei suoi familiari.  
Art. 3
In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente.
  1. Gli Stati parti si impegnano ad assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere, in considerazione dei diritti e dei doveri dei suoi genitori, dei suoi tutori o di altre persone che hanno la sua responsabilità legale, e a tal fine essi adottano tutti i provvedimenti legislativi e amministrativi appropriati.
  2. Gli Stati parti vigilano affinché il funzionamento delle istituzioni, servizi e istituti che hanno la responsabilità dei fanciulli e che provvedono alla loro protezione sia conforme alle norme stabilite dalle autorità competenti in particolare nell'ambito della sicurezza e della salute e per quanto riguarda il numero e la competenza del loro personale nonché l'esistenza di un adeguato controllo.  
Art. 4
Gli Stati parti si impegnano ad adottare tutti i provvedimenti legislativi, amministrativi e altri, necessari per attuare i diritti riconosciuti dalla presente Convenzione. Trattandosi di diritti economici, sociali e culturali essi adottano tali provvedimenti entro i limiti delle risorse di cui dispongono e, se del caso, nell'ambito della cooperazione internazionale. 
Art. 5
Gli Stati parti rispettano la responsabilità, il diritto e il dovere dei genitori o, se del caso, dei membri della famiglia allargata o della collettività, come previsto dagli usi locali, dei tutori o altre persone legalmente responsabili del fanciullo, di dare a quest'ultimo, in maniera corrispondente allo sviluppo delle sue capacità, l'orientamento e i consigli adeguati all'esercizio dei diritti che gli sono riconosciuti dalla presente Convenzione.
Art. 6
  1. Gli Stati parti riconoscono che ogni fanciullo ha un diritto inerente alla vita.
  2. Gli Stati parti assicurano in tutta la misura del possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo.  
Art. 7
  1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi.
  2. Gli Stati parti vigilano affinché questi diritti siano attuati in conformità con la loro legislazione nazionale e con gli obblighi che sono imposti loro dagli strumenti internazionali applicabili in materia, in particolare nei casi in cui, se ciò non fosse fatto, il fanciullo verrebbe a trovarsi apolide. 
Art. 8
  1. Gli Stati parti si impegnano a rispettare il diritto del fanciullo a preservare la propria identità, ivi compresa la sua nazionalità, il suo nome e le sue relazioni familiari, così come riconosciute dalla legge, senza ingerenze illegali.
  2. Se un fanciullo è illegalmente privato degli elementi costitutivi della sua identità o di alcuni di essi, gli Stati parti devono concedergli adeguata assistenza e protezione affinché la sua identità sia ristabilita il più rapidamente possibile. 
Art . 9
  1. Gli Stati parti vigilano affinché il fanciullo non sia separato dai suoi genitori contro la loro volontà a meno che le autorità competenti non decidano, sotto riserva di revisione giudiziaria e conformemente con le leggi di procedura applicabili, che questa separazione è necessaria nell'interesse preminente del fanciullo. Una decisione in questo senso può essere necessaria in taluni casi particolari, ad esempio quando i genitori maltrattino o trascurino il fanciullo, oppure se vivano separati e una decisione debba essere presa riguardo al luogo di residenza del fanciullo.
  2. In tutti i casi previsti al paragrafo 1 del presente articolo, tutte le parti interessate devono avere la possibilità di partecipare alle deliberazioni e di far conoscere le loro opinioni.
  3. Gli Stati parti rispettano il diritto del fanciullo separato da entrambi i genitori o da uno di essi di intrattenere regolarmente rapporti personali e contatti diretti con entrambi i genitori, a meno che ciò non sia contrario all'interesse preminente del fanciullo.
  4. Se la separazione è il risultato di provvedimenti adottati da uno Stato parte, come la detenzione, l'imprigionamento, l'esilio, l'espulsione o la morte (compresa la morte, quale che ne sia la causa, sopravvenuta durante la detenzione) di entrambi i genitori o di uno di essi, o del fanciullo, lo Stato parte fornisce dietro richiesta ai genitori, al fanciullo oppure, se del caso, a un altro membro della famiglia, le informazioni essenziali concernenti il luogo dove si trovano il familiare o i familiari, a meno che la divulgazione di tali informazioni possa mettere a repentaglio il benessere del fanciullo. Gli Stati parti vigilano inoltre affinché la presentazione di tale domanda non comporti di per sé conseguenze pregiudizievoli per la persona o per le persone interessate.
Art. 10
  1. In conformità con l'obbligo che incombe agli Stati parti in virtù del paragrafo 1 dell'art. 9, ogni domanda presentata da un fanciullo o dai suoi genitori in vista di entrare in uno Stato parte o di lasciarlo ai fini di un ricongiungimento familiare sarà considerata con uno spirito positivo, con umanità e diligenza. Gli Stati parti vigilano inoltre affinché la presentazione di tale domanda non comporti conseguenze pregiudizievoli per gli autori della domanda e per i loro familiari.
  2. Un fanciullo i cui genitori risiedono in Stati diversi ha diritto a intrattenere rapporti personali e contatti diretti regolari con entrambi i suoi genitori, salve circostanze eccezionali.
  3. A tal fine, e in conformità con l'obbligo incombente agli Stati parti, in virtù del paragrafo 1 dell'art.9, gli Stati parti rispettano il diritto del fanciullo e dei suoi genitori di abbandonare ogni paese, compreso il loro e di fare ritorno nel proprio paese. Il diritto di abbandonare ogni paese può essere regolamentato solo dalle limitazioni stabilite dalla legislazione, necessarie ai fini della protezione della sicurezza interna, dell'ordine pubblico, della salute o della moralità pubbliche, o dei diritti e delle libertà altrui, compatibili con gli altri diritti riconosciuti nella presente Convenzione.