La partecipazione civica ha il suo nucleo di attivismo all'interno delle formazioni locali e nelle costruzioni identitarie. Il nostro percorso sulla cittadinanza attiva in questo post vuole quindi analizzare il concetto di comunità e relativo capitale sociale.
Con
il termine "comunità" si intende far riferimento alla
centralità del bene comune e a condizioni che permettono l'agire
sociale (individuale e collettivo) sostenuto da un forte sentimento
di appartenenza e volto proprio alla ricerca del bene comune; un
interesse generale e un bene comune che non sono originari e
predefiniti una volta per tutte, ma frutto di una costruzione sempre
in fieri, alla quale si perviene attraverso l'interazione dei membri
della comunità, attraverso la loro attiva partecipazione con forme e
modalità sempre nuove: basti pensare alla vitalità
dell'associazionismo sia nazionale che locale e a strumenti di
interazione/discussione quali i forum. Riemerge allora forte un
bisogno di comunità che con frequenza trova una prima forma di
risposta personale e collettiva nel Terzo Settore, rispetto ad un
desiderio e ad un progetto di interesse generale, ossia di "bene
comune". In questo ambito dunque cresce e si consolida il
cosiddetto “capitale sociale”, concetto che si concretizza
nella schiera dei volontari che agiscono in modo collettivo e comune
a favore del proprio “prossimo”, sia esso di prossimità spaziale
che di giustizia sociale. E dunque appare necessario porsi il
seguente interrogativo considerando la correlazione tra capitale
sociale e cittadinanza attiva, come si connota, in proiezione futura,
la partecipazione degli individui nelle dinamiche del “meccanismo”
sociale? Tutti sono concordi nel ritenere che si partecipa meno, che
non si insegna più a partecipare, tanto che si è coniugato il
termine "partecipazione attiva". Così se anni fa, parlando
di partecipazione, si sarebbero usati (quasi come sinonimi) altri tre
vocaboli - appartenenza, militanza e rappresentanza - oggi il senso
di queste parole va senz'altro ridefinito. Appartenenza oggi
significa più una ricerca di luoghi di espressione di sé, che non
invece l'indossare una "casacca" definitiva. Militanza:
oggi è legata al cogliere opportunità, anche legate ai grandi
movimenti ed alle grandi adunanze massmediatiche, che poi però
producono poco sul territorio in termini di ricaduta di impegno
concreto. Rappresentanza: non sono certo le tradizionali forme di
rappresentanza ad avere oggi il favore degli individui e soprattutto
dei giovani, a partire da sindacati e partiti. In particolare questi
ultimi sono messi agli ultimi posti anche dagli Assessori alle
politiche sociali e giovanili quando devono ricercare soggetti del
territorio con cui co-progettare.
Vale
la pena di intendersi meglio sul concetto di partecipazione. Infatti
questo ha una doppia dimensione: quella del "prendere parte"
e quella del "sentirsi parte", come se ci fosse un modo
razionale legato al campo del diritto-fondamento, unito però ad uno
più emotivo del "sentirsi dentro" a processi, alla
comunità, a varie forme di appartenenze per la ricerca di un "bene
comune". Questo "sentire comune" fonda e mantiene vivi
i legami, le passioni, il piacere di incontrare le persone (che
quindi non è solo un diritto/dovere) e forma quello che viene
chiamato koinè, termine greco che significa appunto "senso di
comunità condiviso". Il "sentirsi dentro" a questi
processi di partecipazione passa per la costruzione di uno spazio in
cui ci si sente inclusi e proiettati verso un cambiamento “possibile,
democratico e equo” in una dimensione che è anche di presente lo
svago e il piacere perché in questi contesti possono emergere
potenzialità, idee e risorse di chi vi partecipa. Pensare a questi
percorsi di partecipazione come a catalizzatori necessari alla
produzione di capitale sociale (livelli di fiducia) è certo un nuovo
modo di intenderne la mission ed il ruolo, ma soprattutto rappresenta
un nuovo modello di partecipazione civica e politica – assumendo
quest'ultimo come l'agire per il governo comune – ovvero percorsi
di riconoscimento per i piccoli (ma importanti) "beni pubblici"
collegati al territorio ma anche ai "beni relazionali",
riconosciuti e riconoscibili dalla comunità, in grado di creare
maggior coesione sociale in cui le soggettività coinvolte si
riconoscono. Ma dove iniziare a costruire la partecipazione e il
protagonismo civico? Perchè si elaborino percorsi di partecipazione
attiva – sconfiggendo quello che in termini generalistici e
massificatori viene definita “ antipolitica” - ed abbia un vero
senso, è indispensabile che si inizi da giovani a partecipare e ad
esercitare influenza sulle decisioni, sui progetti e sulle attività
che li riguardano, e non in ulteriori stadi della loro vita. Ora e
subito, in un coinvolgimento di carattere progressivo in cui la
partecipazione produce capitale sociale: elemento centrale con cui
costruire reti, relazioni, processi di comunità, alleanze
territoriali sul senso del fare alcune cose, di fronte a città
sempre più frammentate, in cui si lavora "per e con" i
giovani, ma
favorendone anche un incontro con il mondo adulto,
costruendo così koinè. Come? Attivando esperienze e percorsi che
promuovano il protagonismo sociale delle persone, contrastando il
rischio che in futuro le città siano abitati da in-dividui, ovvero
da soggetti che "non dividono" il loro spazio sociale con
altri. Atomi sul territorio, tra loro slegati, senza un'idea di
società in testa perché non la vivono come società - ovvero
comunità anima e pensiero- e non l'hanno sperimentata da giovani.
Come può allora la città diventare, da spazio fisico (da
non-luogo), laboratorio sociale e culturale dove le persone possono
trovare stimoli e strumenti per inventare nuovi mondi possibili?
Andando ad intercettare quella domanda di impegno e di voglia di
sperimentare, creando opportunità per produrre e poi proporre ad
altri, per coinvolgere sempre più soggetti, comunicando
orizzontalmente tra le persone anche con l'aiuto delle tecnologie
digitali, entrando rapidamente in connessione, muovendosi con
rapidità. Ogni gruppo sociale infatti che si attiva, diventa un
organismo che conta e con la città deve fare i conti, produce, ha
potere per produrre cambiamento. Un capitale sociale in crescita che
ha la forza contrattuale di intervenire nelle decisioni di cui siano
i destinatari influenzandole ed impegnandosi in attività ed
iniziative che possano contribuire alla costruzione di una società
migliore, dando così alla partecipazione un vero senso.
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