Iniziamo
con questo primo post ad occuparci di cittadinanza attiva e di
partecipazione civile. L'attivismo civico in un momento di crisi
sociale ed economica è una forma democratica di tutela dei diritti
esistenti e del riconoscimento dei nuovi. Il
concetto di cittadinanza attiva trae origine e fondamento
nell'art.118 della Costituzione, che recita: "Stato, regioni,
province, città metropolitane, comuni favoriscono l'autonoma
iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di
attività di interesse generale, sulla base del principio della
sussidiarietà"
La
professione di assistente sociale, nel corso del tempo ha subito
numerosi mutamenti, frutto anche dell'evolversi dei sistemi di
welfare nelle società moderne. Essa viene oggi designata
sostanzialmente come una professione o comunità professionale
caratterizzata da un’insieme di competenze e di pratiche che sono
necessarie per erogare servizi alla persona di carattere
assistenziale e socio-sanitario, rivendicandone tutta una serie di
diritti legati alla persona e in particolare all’utente, che vive
nella difficoltà. Il soggetto in condizioni di disagio e/o di
disabilità diventa spesso un emarginato poiché non è in condizioni
di fruire appieno dei diritti che gli derivano dal possesso della
cittadinanza. Chi è anziano e sofferente, chi è malato e non
autosufficiente, chi è bisognoso di assistenza spesso non è in
condizioni di far valere la propria domanda sociale e i propri
diritti.
Un’
assistente sociale è dunque un professionista che utilizza la
relazione di aiuto e di servizio alla persona in un'ottica di
promozione della partecipazione sociale e della cittadinanza attiva.
E’
in questi termini che il Servizio Sociale può essere concepito come
uno dei fattori essenziali per promuovere il valore della
cittadinanza attiva e della democrazia intesa come partecipazione
consapevole al processo e cambiamento della società.
Come
ci ricorda F. Olivetti, “nel nostro paese l'erogazione di servizi
di assistenza, sia sociale che sanitaria, non è motivata da
esigenze di sostegno e/o di solidarietà nei confronti di soggetti
svantaggiati e/o emarginati, esso risponde esplicitamente
all'esigenza civile di sostegno della partecipazione sociale e della
cittadinanza attiva.” Ciò permette di distinguere il Servizio
Sociale promotore del principio di cittadinanza attiva dalla
beneficienza, inteso come atto caritatevole. Non si vuole infatti
aiutare chi è più bisognoso perché mossi da un ideale
compassionevole, per migliorare la posizione sociale di chi non è in
grado o non vuole aiutarsi da solo; al contrario si ritiene che una
società in cui tutti siano in grado di esercitare la propria
cittadinanza è una società in cui tutti vivono meglio, dove la
qualità della vita di qualunque cittadino è più alta.
Un’altra
delle funzioni attribuibili alla figura dell’assistente sociale è
quella relativa alla promozione e diffusione del concetto stesso di
cittadinanza attiva e di cittadini europei, poiché non tutti i
soggetti sono a conoscenza del vero significato e della sua accezione
più ampia: un sondaggio di Eurobarometro dell’ottobre 2010 ha
chiesto ai cittadini della Ue di definire il loro status e i diversi
diritti che possiedono come cittadini dell’Unione europea. I
risultati dicono che il 58% degli italiani sa cosa vuol dire essere
cittadini europei; il 30% conosce il termine ma non sa cosa vuole
dire e l’11% non ne ha mai sentito parlare. Rispetto ai diritti di
cittadinanza la percentuale precipita: il 51% non è bene informato e
il 15% non ne sa nulla. Inoltre per la maggior parte sono consapevoli
di essere «sia cittadini dell’Ue sia della propria nazione».
Tuttavia, circa un quinto degli intervistati pensa che «si può
scegliere di essere cittadini della Ue».
La
nozione di Cittadinanza
Attiva, in questo articolo, ha
un duplice e cangiante significato, con riguardo, da una parte, agli
attori sociali che la compongono e, dall’altra, agli scopi che essa
si prefigge. Sotto il primo punto di vista, per Cittadinanza Attiva
s’intende l’insieme di tutte quelle organizzazioni nate e gestite
in modo autonomo dai cittadini per prendere parte all’identificazione
dei problemi di rilevanza pubblica. Sotto il secondo punto di vista,
per Cittadinanza
Attiva s’intende
la capacità dei cittadini di organizzarsi in modo multiforme, di
mobilitare risorse umane, tecniche e finanziarie, e di agire nelle
politiche pubbliche con modalità e strategie differenziate, per
tutelare i diritti e prendersi cura dei beni comuni, esercitando a
tal fine precisi poteri e responsabilità. Poteri e responsabilità
finalizzati anche e soprattutto alla tutela dei diritti, attraverso
la quale la persona, singola o associata, può manifestare, far
valere e rendere effettive le proprie legittime esigenze di fronte ai
suoi interlocutori, o soddisfarle costruendo da sé le risposte.
Secondo tali definizioni, il concetto di cittadinanza attiva richiama
anche quello della sussidiarietà, orizzontale e verticale. Temi
molto vicini alle pratiche del Servizio Sociale e che influenzano in
modo inciso le scelte relative alle politiche sociali.
L'attuazione
piena e consapevole del principio di sussidiarietà nel terzo settore
dovrebbe facilitare un giusto equilibrio nell’apporto fornito dai
diversi tipi di organizzazioni ed enti: tra chi rileva i problemi,
chi promuove la partecipazione a cominciare dai soggetti “deboli”,
chi gestisce i servizi più strutturati, chi finanzia esperienze
innovative ed emulative e redistribuisce le risorse. È in questa
accezione che la figura dell’assistente sociale trova ampio spazio
per l’esercizio delle sue funzione e l’attuazione di quei valori
e principi richiamati nel codice deontologico della professione.
A
cura della Dott.ssa Francesca Filice
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