Weapon of Choice: il potere distruttivo delle parole
“Weapon
of Choice” è
un progetto fotografico, nato con l’obiettivo di mostrare “le
cicatrici” conseguenti ad abusi verbali, soprattutto nei
confronti dei giovanissimi. “Parole che diventano armi”. Le
immagini, scattate dal fotografo americano Richard
Johnson, e
pubblicate sul sitohurtwords.com, descrivono
perfettamente il dolore, le ferite che ciascuno di noi può provare
in tutti i casi di violenza verbale.
© Copyright:
Richard Johnson/Weapon of Choice (www.hurtwords.com/)
Al
progetto hanno partecipato molti bambini,
cui è stata spiegata la finalità: così, all’interno di una
lista, gli stessi hanno scelto le parole ritenute più offensive. La
peggiore secondo i piccoli intervistati? “Stupido”.
A pensarci bene, questo termine è pronunciato molto spesso,
anche tra gli adulti, e quasi con leggerezza ormai: non viene dato
più molto peso al reale significato. Ogni
persona, però, ha la sua sensibilità e
ciò che a me può sembrare “ironia”, non è detto che lo sia
anche per gli altri.A parte il fatto che certe affermazioni, certi
“nomignoli”, non hanno proprio nulla di ironico. Mai. E di
situazioni spiacevoli potremmo citarne tante.
Proprio
in questi giorni, purtroppo, siamo diventati spettatori mediatici di
un altro crudele episodio di bullismo:
un mix di aggressività, fisica e verbale. Il progetto Weapon
of Choice ci dimostra che non esiste poi grande differenza,
soprattutto quando è presente la volontà.
Una
parola, un tono di voce, un gesto, possono essere distruttivi quanto
più il soggetto attivo è consapevole delle sue azioni.
Ho seguito alcuni dibattiti televisivi e alcuni commenti di cittadini
comuni. Ho sentito dire “banale”, “scherzo”, “ragazzata”. Ho
visto giustificare l’ingiustificabile.
Sentire certe considerazioni è avvilente. Immaginiamo, quindi, le sensazioni dei diretti interessati.Torniamo a dare a gesti e parole il giusto valore. Smettiamola di ridicolizzare, insabbiare, semplificare sempre tutto: far finta di non vedere appesantisce il cuore.
E certe frasi, a lungo andare, diventano cicatrici dell’anima.
www.hurtwords.com/
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