lunedì 24 marzo 2014

24 marzo : Giornata mondiale dell'Acqua 2014

24 marzo : Giornata mondiale dell'Acqua 2014

L’acqua è fonte di vita. Senza acqua non c’è vita.
La risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel luglio 2010 ha sancito che l’accesso all’acqua potabile ed ai servizi igienico-sanitari è un diritto umano, cioé universale, indivisibile ed imprescrittibile. Gli Stati nazionali hanno il dovere di assicurare acqua di buona qualità, accessibile ad una distanza ragionevole dalla propria casa. La effettiva concretizzazione del diritto umano all’acqua costituisce la grande sfida a cui tutti i Parlamenti nazionali e la comunità internazionale devono dare, in tempi brevi, una risposta concreta.
L’Italia è stata tra i Paesi che hanno votato la risoluzione ONU e pertanto compete al Parlamento italiano coerentemente con questo atto politico concretizzare il diritto umano all’acqua per tutti con una legislazione che sancisca il recepimento del principio sancito da questa risoluzione.
Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile: dunque l’acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti.
In funzione, di crescenti livelli di povertà e difficoltà economiche da parte di alcune fasce sociali a pagare le tariffe dell’acqua, è urgente dotare il nostro Paese di una legge nazionale che sancisca e garantisca il diritto ad una quantità minima di acqua potabile e che contenga norme per garantire l’accesso all’acqua anche nelle aree più povere del mondo.
Oggi sulla Terra oltre un miliardo e cinquecento milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Si prevede che nel giro di pochi anni tale numero raggiunga i tre miliardi. Il principale responsabile di tutto ciò è il modello neoliberista che ha prodotto una enorme disuguaglianza nell’accesso all’acqua, generando oltretutto una sempre maggior scarsità di quest’ultima, a causa di modi di produzione distruttivi dell’ecosistema.
L’acqua è fonte di vita per tutte le specie viventi e per il buon funzionamento degli ecosistemi del Pianeta.
L’acqua costituisce pertanto un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile e che appartiene a tutti.
L'acqua, non può essere annoverata - anche in ossequio della volontà popolare espressa dai cittadini nel referendum del Giugno 2011 - tra le “commodity” perché l’acqua non è una merce. E’ necessario, pertanto, dotare il nostro paese di un quadro legislativo nazionale che sancisca la natura pubblica del “servizio idrico integrato (SII)” e lo sottragga dai servizi pubblici locali di rilevanza economica (SIEG).
Il mantenimento del servizio idrico fra quelli a “rilevanza economica” conferma la natura di “commodity” dell’acqua e comporta l’assoggettamento del SII alle regole del mercato, quindi della concorrenza. A riguardo è opportuno rilevare che la Commissione Europea ha recepito queste istanze. Infatti l'accordo sulle nuove norme UE per le concessioni ricorda che gli Stati membri restano liberi di decidere come desiderino siano eseguiti i lavori pubblici o erogati i servizi - in house o esternalizzandoli a società private. La nuova direttiva "non impone la privatizzazione delle imprese pubbliche che forniscono servizi al pubblico", aggiunge il testo. Inoltre, i deputati hanno riconosciuto la particolare natura dell'acqua come un bene pubblico, accettandone l'esclusione dal campo di applicazione delle nuove regole.
Per funzionare correttamente ogni società ha bisogno di “possedere”, promuovere e “governare” insieme una serie di beni e servizi comuni pubblici. L’acqua è anzitutto un sistema locale di vita. La gestione pubblica e partecipata del servizio idrico a tutela dell’acqua come “bene comune” significa adottare una nuova “economia” (“regole della casa”), cioè rilanciare il ruolo delle città e la partecipazione dei cittadini.
Per questo affermiamo che arrestare i processi di privatizzazione dell’acqua assume, nel XXI secolo, sempre più le caratteristiche di un problema di civiltà, che chiama in causa politici e cittadini, che chiede a ciascuno di valutare i propri atti, assumendosene la responsabilità rispetto alle generazioni viventi e future.
Le lotte per il riconoscimento e la difesa dell’acqua come bene comune hanno acquisito in questi anni una rilevanza e una diffusione senza precedenti, assumendo anche nuovi significati ed approfondimenti.
Da una parte, le lotte contro la privatizzazione e per il diritto d’accesso all’acqua e alle risorse naturali sono state il motore di cambiamenti sociali e politici epocali in diversi continenti, a partire dall’America Latina dove paesi come l’Uruguay, la Bolivia, il Venezuela e l’Ecuador, hanno rescisso i contratti con le grandi multinazionali e inserito nelle proprie Costituzioni l’acqua come diritto umano universale e la gestione partecipativa e comunitaria del servizio idrico.
Dall’altra si deve considerare che anche in Europa, diverse città hanno intrapreso processi di ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico. La città di Parigi nel 2010 ha portato a termine il processo di ripubblicizzazione dell’acqua liquidando 25 anni di gestione in mano a Suez e Veolia, le due più grandi multinazionali dell’acqua, sconfitte nel cuore del loro impero. Percorso simile è stato seguito a Berlino dove ad inizio 2011 si è svolto un referendum cittadino in cui è prevalsa la posizione a favore di un ritorno alla gestione pubblica dell'acqua. Attualmente l'amministrazione municipale ha avviato la procedura per la riacquisizione delle quote di proprietà del partner privato Veolia. Più in generale le lotte per l’accesso all’acqua tendono sempre più a divenire strumento di costruzione di pace contro la guerra globale, oggi sempre più determinata dalla competizione per il controllo delle risorse naturali strategiche, di cui l’acqua è la più importante.
Anche nel nostro Paese l’importanza della questione acqua ha raggiunto nel tempo una forte consapevolezza sociale e una capillare diffusione territoriale, aggregando culture ed esperienze differenti e facendo divenire la battaglia per l’acqua il paradigma di un altro modello di società.
E’ un percorso che parte da lontano. Nel 2003, dichiarato dall’ONU Anno mondiale dell’acqua, proprio a Firenze si svolse il Forum Mondiale Alternativo dell’Acqua che, ispirandosi al concetto di acqua come bene comune necessario alla vita, bocciò le politiche fondate sulla trasformazione dell’acqua in merce.
Da allora sono state decine e decine le vertenze che si sono aperte nei territori contro la privatizzazione dell’acqua e per un nuovo governo pubblico e partecipato della stessa.
La necessità di mettere in rete e collegare fra loro queste diverse esperienze, unita alla consapevolezza che per poter produrre un cambiamento effettivo occorreva costruire sull’acqua una vertenza di dimensione nazionale, sono state il terreno di coltura che ha permesso nel marzo 2006 la nascita del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, una rete costituita da centinaia di comitati territoriali e decine di reti nazionali, associative, sindacali e politiche.


La mobilitazione sociale a favore di una gestione pubblica e partecipativa dell'acqua è proseguita in tutti questi anni e ha registrato un passaggio fondamentale il 12 e 13 Giugno 2011, quando i referendum hanno di nuovo raggiunto il quorum e sono tornati ad essere lo strumento di democrazia diretta che la Costituzione garantisce. La maggioranza assoluta delle italiane e degli italiani ha votato Sì ai due referendum per l'acqua bene comune: oltre il 95% dei votanti si è espresso dunque in favore della fuoriuscita dell'acqua da una logica di mercato e di profitto.

La straordinaria partecipazione alla campagna referendaria e il fatto che circa 27 milioni di cittadine e cittadini abbiano votato il 12 e 13 giugno sono il segnale di quanto il tema dell'acqua abbia suscitato interesse nell'opinione pubblica.
Inoltre la vittoria dei Sì per oltre il 95% indica quale sia la strada da percorrere e crediamo che la legge d'iniziativa popolare in oggetto sia assolutamente conseguente all'espressione della volontà popolare.
La proposta di legge presentata risponde, quindi, all'urgenza di dotare il nostro paese di un quadro legislativo unitario rispetto al governo delle risorse idriche come bene comune, introducendo modelli di gestione pubblica e partecipata del servizio idrico in attuazione dell’esito referendario.

Le finalità sottostanti la proposta di legge possono essere cosi sintetizzati:
  • Sancire il riconoscimento del diritto all’acqua come diritto umano universale da garantire ad ogni cittadino stabilendo una quantità minima garantita a carico della fiscalità generale.
  • Tutelare il patrimonio idrico come bene comune pubblico inalienabile, a tutela delle future generazioni, e gestito al di fuori delle regole del mercato e sotto la competenza di un unico organo politico (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare).
  • Salvaguardare le risorse idriche come bene comune pubblico indispensabile per tutte le specie viventi e l’ecosistema.
  • Introdurre Piani di gestione e tutela delle acque, a livello di distretti idrografici (ciclo idrologico) finalizzati ad un governo delle relazioni tra acqua, agricoltura/cibo, salute ed energia.
  • Istituire forme/metodi di informazione consultazione preventiva dei cittadini rispetto alle decisioni.
  • Classificare il servizio idrico, inteso quale insieme delle attività di captazione, adduzione e distribuzione di acqua a usi civili, fognatura e depurazione delle acque reflue, come servizio pubblico locale di interesse generale, privo di rilevanza economica.
  • Definire che la gestione del servizio idrico integrato può essere affidato esclusivamente ad Enti di diritto pubblico.
  • Adottare i bacini idrografici come unità di pianificazione territoriali dell’acqua come bene comune.
  • Introdurre criteri per il finanziamento del diritto all’acqua ed attraverso la tariffa l’accesso ad un uso responsabile delle risorse idriche e definire le modalità di finanziamento del servizio idrico integrato attraverso la fiscalità generale, specifica, finanza pubblica e la tariffa.
  • Identificare alcune fonti di finanziamento a sostegno dei processi di ripublicizzazione.
  • Adottare strumenti di finanziamento finalizzati a garantire l’accesso all’acqua nelle aree più povere del pianeta attraverso progetti di cooperazione e solidarietà internazionale.
A cura della Redazione. 


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