Un appello a sostegno dei disabili psichici
Con la Costituzione contro ogni discriminazione
L'appello
che ho postato è il prodotto di un lungo percorso iniziato qualche
tempo dal Comitato
Genitori Giovani Disabili Psichici,
in collaborazione con i ricercatori dell'Isfol per dare sostegno e
favorire l’ingresso nel mondo del lavoro da parte delle persone con
problemi di sofferenza psichica. L'appello prelude alla costituzione
di un Coordinamento Nazionale per l'Inclusione Sociale dei Disabili
Psichici. Gli obiettivi del coordinamento investire
nella
prevenzione del disagio psichico con il coinvolgimento attivo delle
famiglie e della scuola; migliorare
la
qualità complessiva della vita del disabile psichico, rimuovendo i
principali ostacoli esistenti di ordine medico, economico e sociale;
maggior impegno nel favorire il più possibile l’inserimento
lavorativo dei disabili psichici; promuovere
una
battaglia culturale che aiuti a superare i pregiudizi ed ogni tipo di
discriminazione.
TUTTI
NESSUNO ESCLUSO
Un
appello a sostegno dei disabili psichici
Con
la Costituzione contro ogni discriminazione
Ci
rivolgiamo a tutti coloro che ritengono giusto e necessario lottare
per una società pienamente inclusiva, come previsto dalla nostra
Costituzione che stabilisce che tutti i cittadini abbiano pari
dignità sociale e siano uguali di fronte alla legge senza
distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche,
condizioni personali e sociali. È evidente che una società in cui
nessuno possa essere discriminato considera la diversità
un’opportunità di arricchimento di valori e di risorse per tutti i
cittadini, mai un motivo di prevaricazione nei confronti di qualcuno.
Per questa ragione noi riteniamo estremamente positivo che le
categorie ingiustamente penalizzate si organizzino e lottino per il
superamento della propria condizione di emarginazione, in quanto
cittadini che vogliono eliminare dalla società l’intolleranza e
ogni forma di discriminazione.
La
condizione particolare del disabile psichico
Una
categoria presenta particolari condizioni di fragilità: quella delle
persone con disabilità
psichica
che vivono problemi di disagio e sofferenza che possono portare a
vere e proprie
forme
di esclusione sociale. Questi cittadini non sono in grado, nella
maggior parte dei casi, di organizzarsi per difendere direttamente i
loro interessi e affermare i loro diritti.
Perciò
crediamo sia necessario che altri cittadini si attivino per
sostenerli. A questa condizione, estremamente difficile, si aggiunge
un ulteriore elemento che pesa negativamente nei loro confronti. In
larga parte della società, ancora oggi, sono presenti dei pregiudizi
negativi: dunque il disabile psichico si presenta agli occhi di molti
come un “diverso” che appare “minaccioso”, perché
considerato del tutto inaffidabile e potenzialmente pericoloso. Noi
crediamo che si tratti di convinzioni largamente non rispondenti alla
realtà.
I
problemi della vita quotidiana
La
legge di riforma psichiatrica (180/1978) ha portato alla chiusura
degli istituti psichiatrici, un risultato di grande importanza e
certamente una conquista di civiltà: ma i pubblici poteri (Stato e
Regioni) invece di attuarla pienamente hanno cercato, in tutti i
modi, di rimetterla in discussione, ridimensionarla, boicottarla.
Nella nostra società i problemi dei soggetti più deboli sono
trascurati e il potere politico ci sembra che abbia utilizzato la
crisi economica che stiamo attraversando anche come alibi per colpire
proprio le categorie più svantaggiate; in questo modo si acutizza il
disagio sociale, che può, in molti casi, favorire l’insorgenza
della sofferenza psichica nelle persone meno protette. Le famiglie
dei disabili psichici sono, nella maggior parte dei casi, abbandonate
a se stesse e non ricevono l’appoggio e il sostegno di cui
avrebbero diritto. In questa situazione, accanto a famiglie che si
attivano per sostenere i propri figli in grave difficoltà ce ne sono
altre che non sono in grado di affrontare il problema, arrivando
addirittura a negarne l’esistenza. Le strutture di cura e di
assistenza danno risposte in molti casi parziali ed insoddisfacenti
alle difficoltà reali dei disabili psichici ed anche il contributo
della scuola e delle altre strutture formative si dimostra
decisamente insufficiente; basti pensare al problema del sostegno,
che resta per molti una chimera, ed alla sostanziale incapacità
della scuola di intervenire precocemente per prevenire l’insorgenza
del disagio psichico.
Il
lavoro come fattore di autonomia ed identità sociale
L’
intervento formativo dovrebbe potenziare le capacità cognitive e
relazionali del disabile
psichico,
in riferimento al suo possibile inserimento nel mondo del lavoro.
Questo è un
problema
particolarmente spinoso: infatti è assai critica e del tutto
inaccettabile la sua
condizione
per quanto riguarda l’inserimento lavorativo, con percentuali del
tutto irrisorie di assunzioni in aziende private o in enti pubblici.
Malgrado la legge 68/1999 sull’inserimento lavorativo dei disabili
costituisca, comunque, una possibilità di miglioramento anche per le
condizioni di vita dei disabili psichici, negli ultimi anni abbiamo
registrato numerosi attacchi all’attuazione di questa legge
tendenti addirittura a ottenerne la cancellazione di fatto. Il lavoro
è un fattore determinante nella costruzione di una identità
socialmente riconosciuta, è un luogo di relazioni, d’apprendimento,
di valorizzazione, di crescita personale e professionale e ha anche
un indubbio valore terapeutico, che può favorire un miglioramento
del disagio psichico; la presenza in un contesto lavorativo sviluppa
certamente l’autonomia del disabile psichico e ne rafforza
l’autostima. Siamo convinti, perciò, che le esperienze lavorative
svolte nelle cooperative e nei laboratori sociali, con il
coinvolgimento di soggetti con particolari difficoltà, siano
pienamente meritevoli di riconoscimento e di sostegno. L’inserimento
lavorativo dei disabili psichici deve però prevedere necessariamente
una loro presenza in tutto il mondo del lavoro (imprese private e
amministrazioni pubbliche), secondo quanto stabilito dalla legge
68/1999. Crediamo, infatti, che in questo modo possa avvenire una
reale inclusione dei disabili psichici che, affrontando insieme con
gli altri lavoratori le difficoltà e i problemi, possono sentirsi
cittadini a pieno titolo.
L’
importanza di unire le forze per cambiare le cose
Per
reagire a una situazione difficile e complessa nasce la proposta di
creare un Coordinamento nazionale per l’inclusione sociale dei
disabili psichici che è a nostro avviso la giusta risposta ai
problemi precedentemente indicati. Da ciò deriva la necessità di
attivarci per promuovere uno “strumento” che permetta di
coinvolgere il maggior numero possibile di associazioni e cittadini,
favorendo al massimo la collaborazione e l’integrazione fra loro,
individuando tutti insieme i mezzi per ottenere l’obiettivo della
piena inclusione sociale delle persone con disabilità psichica.
Un
impegno immediato per l’inclusione sociale
I
principali obiettivi del coordinamento sono:
•
investire nella
prevenzione del disagio psichico anche con il coinvolgimento attivo
delle
famiglie e della scuola;
•
migliorare la
qualità complessiva della vita del disabile psichico rimuovendo i
principali
ostacoli esistenti di ordine medico, economico e sociale;
•
impegnarsi nel
favorire il più possibile l’inserimento lavorativo dei disabili
psichici,
con
la piena attuazione della legge 68/1999;
•
promuovere una
battaglia culturale che aiuti a superare i pregiudizi, anche
sostenendo
il riconoscimento di una figura di mediatore culturale nel sociale,
nella
scuola
e nel lavoro;
•
collegare la
lotta contro la discriminazione nei confronti dei disabili psichici
con tutte
le
altre forme di resistenza contro qualsiasi tipo di discriminazione.
A
cura di Gabriella Dragani
Nessun commento:
Posta un commento